Silenzio deriva dal latino “Silentium”, da “Silere”, ovvero tacere, che in realtà ha relazione con la radice indo-europea SI- legare, che spicca nel sanscrito sinomi e lego, nello slavo, silo, laccio.
Quindi, pare che il silenzio sia qualcosa che crea un legame: con se stessi, ma anche con gli altri. Spesso riempiamo il tempo e gli spazi di parole e parole e parole, ma la cosa più bella e profonda che si può fare con qualcun altro è stare in silenzio. E guardarsi dentro, a vicenda o a se stessi. Un atto così intimo, che mette perfino più in imbarazzo che quando due corpi si uniscono per amore. Perché stare in silenzio ti obbliga a guardarti negli occhi, a guardarti davvero. E a condividere i pensieri, anche solo attraverso lo sguardo.
E lo stesso è quando siamo da soli: piuttosto che ascoltarci dentro, preferiamo riempire i vuoti con del rumore: la tv, la radio, la musica… Il silenzio fa paura perché ci obbliga a farci quelle domande a cui a volte non sappiamo trovare risposta. Infatti, è proprio appena prima di addormentarci che ci troviamo soli con i pensieri che non ci danno pace. In silenzio. Eppure è necessario trovare degli spazi in assenza di suono, di rumore, stare da soli con le nostre paure, i nostri problemi per fare spazio alle soluzioni, per confrontarci con i nostri limiti. E da lì ripartire.
Si sta in silenzio la notte, si sta in silenzio in chiesa, si sta in silenzio davanti a un miracolo: si sta in silenzio nei luoghi sacri. Quindi, dobbiamo imparare a stare in silenzio anche con noi stessi. E quando siamo insieme a chi amiamo. Perché cosa c’è di più sacro del rapporto con gli altri e soprattutto con noi stessi?

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