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settembre 18, 2015

Tifo da stadio

  • Strettamente personale

Settimana scorsa ho chiesto alle mie amiche di provare a dare una definizione dell’amore: una mi è rimasta attaccata per tutto il tempo e mi ha fatto riflettere, trovando riscontro nella realtà. “L’amore è fare il tifo l’uno per l’altra”: semplice, chiara, concisa. Nulla da aggiungere, è già più vera del vero così. Spesso ho visto coppie dividersi per via dell’invidia: lui che ha una buona posizione di lavoro e lei invece che si sente da meno oppure non sceglie di fare soltanto la mamma, ma le condizioni precarie in cui versa l’economia domestica la forzano a fare così, oppure ancora più frequente, lei che ha più successo di lui nel lavoro e lui che si sente sminuito, anche nella sua virilità. Magari non covano invidia, d’accordo, ma di sicuro a qualche frustrazione queste situazioni portano e se le frustrazioni non vengono sviscerate seduta stante, rischiano di crepare il precario equilibrio della coppia e di mandare tutto in mille pezzi.

Invece l’amore è fare il tifo: mettersi lì in tribuna, supportare l’altro per tutto il tempo necessario, incitarlo se ha un calo fisico o si demoralizza, gioire delle sue buone giocate ed esultare senza senno se va a segno, assicurandosi la vittoria.

Capita durante una partita di calcio, quando debutta di nuovo dopo un periodo di stop e dopo una prestazione deludente, torna quasi al gol, facendo una rovesciata da manuale, ma capita alla stessa maniera, quando durante un evento benefico, come intermezzo della serata, è proiettata la prima fiaba scritta e sceneggiata da lui, chiamato davanti alla platea anche a presentarla. Una storia semplice, di una gabbianella che non sapeva più volare, ma che ha trovato nel gruppo la forza di riprovarci e di spiccare il volo. Roba che non ci si crede: mentre la guardavo, mi è venuto un tuffo al cuore e un moto d’orgoglio verso di lui, ma ancor più vederlo emozionato e felice, mi ha confermato che sì, questa è la strada giusta da intraprendere e sì, insieme presto spiccheremo il volo. Non vedo l’ora che abbia il riconoscimento che merita perché i suoi successi sono anche i miei e insieme siamo una squadra.

Mi è sempre venuto bene il ruolo di tifosa, addirittura ultrà, di quelle infervorate, accese, coinvolte, che sentono la tensione; mi viene quindi spontaneo comportarmi alla stessa maniera all’interno della coppia. Certo, quando il mio giocatore preferito commette qualche fallo o qualche papera imbarazzante, partono gli improperi dalla curva. Ma alla fine l’abbonamento per la stagione o il biglietto introvabile per la partita imperdibile lo compro sempre. E con grande speranza nel cuore e un sorriso interminabile sulle labbra.

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by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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