Stamattina mi sono alzata e con un forte mal di testa, d’istinto ho guardato fuori dalla finestra: la neve riluceva al sole, un sole cristallino, limpido, come quelli di primavera. “Era oggi, quattro anni fa”. Mia madre: “Sai che non mi ricordo mai, se oggi o domani…”. “Era oggi”. Oggi che era una giornata pesante, cominciata con una testa pesante, piena di pensieri, affollata dai ricordi, tu hai deciso di rendermela leggera. Oggi che avevo bisogno della luce, tu mi hai donato il sole. Oggi che avevo bisogno di un segnale che andrà tutto bene, indecisa ma felice per il mio futuro, tu mi hai fatto arrivare la telefonata che aspettavo. Oggi che avrei voluto raccontarti tutto quello che mi sta succedendo, mi sono messa a parlare al cielo. Lo faccio spesso, sai? Perchè so che tu sei là e mi ascolti, e mi consigli, e mi proteggi. Mi sorprendo a volte, facendo i cambi di stagione o frugando negli…
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Caro Amore ti scrivo…
«Ti amo ti amo ti amo più di me stesso». Così si concludeva la lettera scritta da Domenico alla sua Franca ormai sessant’anni fa e rinvenuta qualche giorno fa, incastrata tra due blocchi di travertino degli antichi resti del Colosseo. Un foglio a quadretti scritto a mano e consegnato al destino, che ci ha fatto ritrovare questo piccolo gioiello, testimone di un amore antico, in tempi in cui le parole viaggiano veloci e spesso vengono cestinate prima di essere lette. Quanta potenza, quanta poesia, ma anche quanta precarietà in questo ti amo affidato alla carta, così fragile davanti al tempo e alle intemperie e che invece ha saputo resistere agli urti della vita, arrivando semi intatto fino ad oggi. Potere dell’amore. Un quadretto di 8 centimetri per 10 che diventerà parte del patrimonio storico del monumento italico per eccellenza e che andrà a testimoniare una parte di Storia che oggi quasi non c’è più. Una Storia fatta di storie d’amore…
Il mio Natale perfetto
Quand’ero piccola per me il Natale arrivava solo se succedevano alcune cose: la prima era ovviamente fare l’alberello e il presepe insieme alla mia famiglia. Si andava nel ripostiglio a prendere gli scatoloni impolverati, li si portava in salotto, si aprivano e si incominciava a dar vita e colore all’abete finto con palline di ogni foggia e colore e le lucine a intermittenza. Una volta finito l’albero, si approntava il ripiano del mobile con del muschio finto per ricreare la Natività e dar vita ad un presepe che somigliasse il più possibile alla Betlemme di due millenni fa, con la capanna, la stella cometa e lo stuolo di pastorelli e contadini, accorsi a vedere Gesù Bambino. Così sembrava già più Natale, ma non era ancora il Natale perfetto, se non si scriveva la letterina a Babbo Natale, che però puntualmente portava poco o niente di quanto richiesto. È vero che io ero solita essere prolissa e chiedere troppe cose, alcune…