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dicembre 7, 2012

Il mio Natale perfetto

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Quand’ero piccola per me il Natale arrivava solo se succedevano alcune cose: la prima era ovviamente fare l’alberello e il presepe insieme alla mia famiglia. Si andava nel ripostiglio a prendere gli scatoloni impolverati, li si portava in salotto, si aprivano e si incominciava a dar vita e colore all’abete finto con palline di ogni foggia e colore e le lucine a intermittenza. Una volta finito l’albero, si approntava il ripiano del mobile con del muschio finto per ricreare la Natività e dar vita ad un presepe che somigliasse il più possibile alla Betlemme di due millenni fa, con la capanna, la stella cometa e lo stuolo di pastorelli e contadini, accorsi a vedere Gesù Bambino.

Così sembrava già più Natale, ma non era ancora il Natale perfetto, se non si scriveva la letterina a Babbo Natale, che però puntualmente portava poco o niente di quanto richiesto. È vero che io ero solita essere prolissa e chiedere troppe cose, alcune delle quali impossibili da realizzare, ma nel corso del tempo, nonostante il continuo disattendere le mie aspettative, non persi mai la fiducia nel vecchio barbuto vestito di rosso e continuai a scrivere i miei poemi. Almeno finché mamma e papà non mi spiegarono che Babbo Natale erano loro (e avrei dovuto intuirlo, visto che in casa mia non avevo il camino).

Scritta la letterina e consegnata a mamma e papà sembrava già più Natale, ma non era ancora il Natale perfetto, se non arrivavano i consueti film alla tv. I miei preferiti erano ‘Mamma, ho perso l’aereo’, ‘La spada nella roccia’ e ‘Fantaghirò’. Il primo lo trasmettevano sempre su Italia 1 ed io e mia sorella lo aspettavamo con trepidazione, perché quella sera significava che potevamo stare alzate fino a tardi insieme a mamma e papà; il secondo era il pezzo forte del palinsesto di Rai1 alla vigilia, mentre il terzo era una serie che Canale 5 mandava in onda sempre nel periodo natalizio, non parlava del Natale, ma solo il fatto che ci fosse in tv significava che il Natale stava arrivando. Crescendo, altri film si sono aggiunti alla mia Xmas List, rendendo sempre più magico questo momento dell’anno: tra gli altri, ‘Love actually’, uno dei primi film visti con Teo, che mi ricorda una delle serate più belle della mia vita e ‘L’amore non va in vacanza’, con le sue storie d’amore a lieto fine e il suo cottage nelle Costwolds, uguale uguale alla casa dei miei sogni.

Così sembrava già più Natale, ma non era ancora il Natale perfetto, se non nevicava, prima, dopo o meglio durante il 25 di dicembre. Bianca, candida, impalpabile, la neve e i suoi piccoli fiocchi rendevano magico e ovattato il mio piccolo mondo e significava poter giocare fuori a palle di neve o fare tutti insieme il mitico pupazzo.

Solo così era Natale, quello perfetto.

Oggi è il 7 dicembre e nonostante i miei 27 anni potrebbe essere il Natale perfetto: mia mamma e mia sorella hanno già cominciato a fare il presepe e tra poco, prepareranno l’albero; in tv stanno passando tutti i miei film natalizi preferiti, come ‘Mamma, ho perso l’aereo’, che mi sono gustata domenica avvinghiata al mio Teo e ‘Love actually’ ieri sera, che però non sono riuscita a vedere perché crollata sotto i colpi della stanchezza e fuori sta nevicando ormai da un’oretta, piccoli fiocchi lenti che cadono a terra, ricoprendo di candore le nostre strade. Mancherebbe solo la letterina per essere tutto perfetto, ma anche se l’avessi già scritta, non lo è.

Crescendo, ci si rende conto che non sono le cose a determinare le situazioni o gli stati d’animo. In questo momento dovrei essere felice perché tutto quello che desideravo sempre in questo periodo c’è, sta succedendo, proprio ora. Ma non basta a fare Natale, quello vero. A Natale nessuno dovrebbe soffrire, tutti dovrebbero ricevere solo buone notizie o quello che si aspettano, i sogni dovrebbero realizzarsi, ma non è così. Finché si è piccoli, può bastare un po’ di neve e un film per credere che tutto andrà bene, che i problemi si risolveranno, ma da grandi, perché sia davvero Natale, si ha bisogno di certezze: di un abbraccio tra i nostri genitori che ci rassicuri sul fatto che si vogliono ancora bene, di una pacca sulla spalla da parte del capo che ci rassicuri sul fatto che con il nuovo anno avremo ancora il nostro posto di lavoro, di un miracolo che ci rassicuri sul fatto che coloro che amiamo guariranno presto e del tutto e non dovranno più soffrire per via della salute.

Forse non è Natale per me perché non ho ancora scritto la letterina a Babbo Natale. È da anni ormai che non è più mia abitudine, non mi ricordo nemmeno più come si fa, un po’ perché scoprendo l’inganno, che senso ha?, un po’ perché si dice che certe cose non si fanno da grandi. Quest’anno però ci voglio riprovare, perché ho bisogno di recuperare un po’ di quel disincanto di quando si è bambini, di quella fiducia nei confronti della vita, della forza di credere in un domani e nei sogni. Ci voglio provare a scriverla, perché per quello che vorrei io, non bastano mamma e papà purtroppo, serve proprio un miracolo. Da anni ormai, non chiedo più niente: mai stata attaccata alle cose materiali, meno ancora lo sarò quest’anno. Chiedo solo la forza di essere forte e la salute per chi amo, perché magari non proprio questo che sta per arrivare, ma i prossimi Natali siano espressione di tutto quello che ho sempre sognato: io e miei pargoletti ad addobbare l’albero di Natale, mentre in tv passa ‘Mamma, ho perso l’aereo’ e papà Teo è fuori con Buzz a fare il pupazzo di neve.

Si dice che la neve quando cade copiosa e abbondante riesca a formare una coltre bianca, capace di mantenere stabile la temperatura al di sotto di essa. Lascio che nevichi anche nel mio cuore allora, di modo che trattenga il calore e mantenga accesa la luce della speranza. Per quest’anno, il mio Natale perfetto lo metto in stand-by, accanto ai sogni nel cassetto. Dopo tutto, perché la neve si sciolga e torni a sbocciare la vita, occorrono i primi raggi di sole. Per me, tutto questo avverrà solo quando tornerà il sereno nella vita di coloro che amo. Solo allora sarà il mio Natale perfetto. Il 25 dicembre è soltanto una convenzione.

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by Francesca Favotto | 3 comments
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3 Comments

  1. Il team di Style.it says:

    Ciao! Abbiamo scelto questo per la home dei blog http://www.style.it/news/dalla-community/dai-blog.aspx 😉

    10 anni ago · Rispondi
  2. Lauretta says:

    Cara Francesca,
    leggo i tuoi post sempre con grande gioia. Sia quelli commoventi che quelli più divertenti/ironici. Tutti bellissimi! Auguro un Natale meraviglioso e una vita felice a te e alle persone che ami. Di cuore!

    10 anni ago · Rispondi
  3. Francesca says:

    @team di Style: grazie per avermi scelta! 😉
    @lauretta: Grazie mille per i complimenti. Ricambio gli auguri, ne abbiamo tutti bisogno. Grazie di cuore! Un abbraccio

    10 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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