Oggi è stata una giornata piena ma bella. Ho fatto interviste, ho rivisto delle colleg-amiche, ho rivisto il mio dietista. A pranzo, una di queste mi ha chiesto: “Ma vacanze?”. Io: “Non so se riusciremo…”. “No, anche un weekend solo per te. Dovresti”. Dopo pranzo, avevo tre ore libere. Una volta mi sarei portata dietro il pc e mi sarei messa a lavorare all’addiaccio. Questa volta no. Mi son detta: “Perché non cominciare le mie vacanze ora?”. Era una vita che volevo vivere Milano da turista: camminarla in lungo e in largo, scoprendo angolini mai visti. Così ho fatto: invece di correre come una pazza, ho attraversato Milano con calma. Dai Navigli a Gioia: partendo da Ripa di Porta Ticinese e dalla Darsena, ho ammirato le Colonne di San Lorenzo, ho rivisto il Duomo splendente, poi la maestosa Galleria, poi il grazioso quartiere degli artisti di Brera, approdando infine all’avveniristico grattacielo di UniCredit, con la nuovissima piazza Gae Aulenti e…
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Cambio pelle
I. si è lasciata con il suo fidanzato. Ha capito che la relazione non la rendeva felice, la stava spegnendo giorno dopo giorno. Cosa ha a che fare con me? Che I. oggi mi ha scritto per ringraziarmi: “leggere le tue parole mi ha aiutata a capire che stavo andando nella direzione sbagliata, lontano da me. Grazie”. Le mie parole le hanno dato il coraggio di riprendere in mano se stessa. Le mie parole le hanno cambiato la vita. Amo le parole da sempre: le uso, le cesello, le adotto, le ammiro. Una parola non è qualcosa di evanescente, ma qualcosa che può fendere, squarciare, scavare. Cambiare. Rimane in superficie se però non è coerente con quello che si vive. “Le tue parole hanno il potere di cambiare le cose e le persone perché derivano dall’esempio”, mi ha detto l’altro giorno una persona al telefono. L’idea di cambiare il mondo e le persone con quello che sono e che dico…
Lieto fine
Strano come da degli episodi quasi insignificanti, la vita poi ti suggerisca delle riflessioni. Così è capitato a me. Ultimamente sono davvero un’esperta di fiabe e mondi magici, seguendo da vicino e in prima persona il progetto Fairitales, lanciato dal mio fidanzato. E proprio a tal proposito, l’altro giorno cercando il plurale corretto di lieto fine, ho fatto un’incredibile scoperta, almeno per me: sin da piccole, raccontandoci le varie vicissitudini di Cenerentola e combriccola, le nostre mamme hanno sempre concluso la storia, narrandoci di un lieto fine. Ma la dicitura corretta non dovrebbe essere ‘lieta fine’, intesa come un finale felice? Il fine in italiano è l’obiettivo, lo scopo con cui si fa qualcosa, non la fine di una storia. Sicuramente vi sarà una spiegazione semantica a questo mio cruccio, ma questa rivelazione mi ha ispirato una riflessione sui rapporti e le relazioni: non è che questo equivoco linguistico con il quale tutte siamo cresciute, questa ricerca spasmodica di un…