Strano come da degli episodi quasi insignificanti, la vita poi ti suggerisca delle riflessioni. Così è capitato a me. Ultimamente sono davvero un’esperta di fiabe e mondi magici, seguendo da vicino e in prima persona il progetto Fairitales, lanciato dal mio fidanzato. E proprio a tal proposito, l’altro giorno cercando il plurale corretto di lieto fine, ho fatto un’incredibile scoperta, almeno per me: sin da piccole, raccontandoci le varie vicissitudini di Cenerentola e combriccola, le nostre mamme hanno sempre concluso la storia, narrandoci di un lieto fine. Ma la dicitura corretta non dovrebbe essere ‘lieta fine’, intesa come un finale felice? Il fine in italiano è l’obiettivo, lo scopo con cui si fa qualcosa, non la fine di una storia. Sicuramente vi sarà una spiegazione semantica a questo mio cruccio, ma questa rivelazione mi ha ispirato una riflessione sui rapporti e le relazioni: non è che questo equivoco linguistico con il quale tutte siamo cresciute, questa ricerca spasmodica di un lieto fine ci abbia indotte a trattare davvero le persone come obiettivi da raggiungere, ma non da perseguire una volta raggiunti?
Proprio in settimana, chiedendo a una mia amica in crisi col fidanzato, se lo amava, mi son sentita rispondere: “Lui era il mio obiettivo, ora che l’ho raggiunto, lotterò per tenerlo!”. Considerato il punto in cui stavano – livelli minimi di reciproca sopportazione, parole pesanti rivolte l’uno all’altra, frustrazioni varie – e il punto in cui stanno – la fatidica pausa di riflessione -, mi è venuto spontaneo farle presente due cose: le persone non sono come gli obiettivi che vengono dati ai manager ogni tre mesi, da raggiungere per ottenere i bonus in busta paga; è evidente da come lei dice di sentirsi leggera senza di lui, che è già passata al prossimo obiettivo.
Perché noi esseri umani siamo fatti: ci diamo obiettivi da raggiungere e una volta raggiunti, se non li troviamo stimolanti, passiamo al successivo. Invece, in coppia occorre sì darsi un obiettivo di conquista, ma una volta insieme, occorre trasformare l’altro da obiettivo in scelta quotidiana. Il lieto fine va bene all’inizio, quando c’è l’attrazione e la chimica, ma poi deve trasformarsi in impegno, dedizione e lavoro di cuore costante, giorno dopo giorno. Per camminare verso una lieta fine. Insieme.
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