Martedì mattina. Piove. È primavera, ma pare autunno. “Sì, pronto dottore. Volevo avvisarla che è pronto il materiale da farle avere. Glielo possiamo portare?”. “Sì, vi aspetto per le 12”. “Oggi?”. “Sì, non vi è arrivata la mail?”. Le 12 son tra poche ore, vado a svegliare Matteo. “Dobbiamo andare in ospedale, ora”. Prepara tutte le autocertificazioni, la mascherina, i guanti… Non usciamo di casa da due mesi, ne avremmo fatto a meno. Per strada c’è un quarto del traffico, si attraversa Milano in mezz’ora, unico risvolto positivo di questa situazione surreale. Arriviamo al primo ospedale, scendo solo io a recuperare il materiale. Senza ombrello, senza borsa, meno cose ho, meglio è. Ci sono pochissime persone, non ci si guarda negli occhi, tutti concentrati a evitare il nemico, come se potessimo vederlo. Poi anche volendo, non riuscirei: gli occhiali mi si appannano, respiro a fatica. Recupero il materiale, raggiungo Teo in auto, getto il primo paio di guanti. Tolgo la…
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Noi, sotto al ring
L’altra sera io e Teo abbiamo visto Creed II, l’ennesimo episodio della saga di Rocky. Praticamente la replica di Rocky IV, solo con Adonis Creed e Viktor Drago al posto di Rocky e Ivan. Pur essendo un’americanata, Rocky è una delle saghe che amo di più: perché non è solo sport e onore, ma anche amore che ti fa volare alto e ti salva. Quando Rocky saliva sul ring, lì sotto c’era Adriana. Quando ci saliva Apollo, con lui c’era Mary Anne. In questo episodio, al fianco di Adonis c’è Bianca. Quando Rocky ha trionfato contro Drago, hanno inquadrato per lungo tempo Balboa. Così come quando Apollo è morto o quando Adonis ha sconfitto Viktor. Ma in tutti questi casi la mia attenzione veniva catturata sempre da quei pochi istanti in cui inquadravano Adriana, Mary Anne o Bianca. Cosa si deve provare quando chi ami sale sul ring a dare e ricevere colpi mortali e tu sei lì sotto e…
Nessun dolore
Stasera durante la mia prima ricostruzione gel, l’estetista ripulendomi le unghie dalle cuticole, mi dice: “Sentirai un po’ di dolore”. Passa l’attrezzo, ma non sento nulla. “Senti male?”. “Nulla”. Cambia la punta, la ripassa: “Ora?”. “Nulla”. “Caspita, che soglia del dolore alta”. Sì, ho sempre saputo sopportare il dolore molto bene, che fosse un mal di testa o una pessima notizia: ciò che per gli altri sono lacrime e disperazione, per me non è quasi nulla. Quasi come se avessi fatto il callo al dolore, così come la pelle intorno alle mie unghie si è ispessita per non soffrire. Ho avuto più fendenti nell’anima che nel corpo: ma poi che differenza fa? Perché alla fine si dice che sia la gioia ad annientare il dolore. Cazzate. È il dolore ad anestetizzare il dolore. La gioia invece ti restituisce il sorriso, quindi la vita.…
Come Cristo sulla croce
“L’infinito del verbo amare è restare, è esserci nonostante tutto. Amare è restare sotto la croce di chi ami, bevendo fino in fondo l’amaro calice dell’impotenza. Il dolore più grande è non poter fare nulla davanti alla sofferenza di chi ami. Ma l’amore vero è restare lì nonostante l’impotenza, nonostante tu non puoi salvare da quella croce. L’amore è Maria e Giovanni sotto la croce. L’amore è Cristo che muore comunque, ma non muore solo. La Madre e il discepolo amato restano fino alla fine e abitano l’ora più buia della storia di Cristo. Si ama quando si resta anche nelle situazioni in cui non conviene più restare”. Don Luigi Maria Epicoco L’amore è roba per stomaci forti, niente a che vedere con le farfalle. Oggi ho letto queste parole e ho sentito una pugnalata dritta al cuore. Perché mi chiedo spesso se il mio restare accanto a chi ha una data di scadenza non sia più simile al…
Negli occhi il mare
“Abbiamo fatto bene a venir via di casa due giorni?”. Lo sapevo che mi avresti fatto questa domanda. Perché quando non stai bene tu e soprattutto non sta bene chi ami, l’unica cosa sensata da fare ti sembra rimanere a casa, rimanergli accanto. Ma arriva un punto in cui rimanere immersi nella sofferenza rischia di farti impazzire, di farti sbattere contro il vetro come una mosca disperata. Ed è così che devi salvaguardarti, anche allontanandoti. Com’è che dicono? Durante i disastri aerei, prima di aiutare gli altri, bisogna indossare per primi la mascherina dell’ossigeno. Per non mettere in pericolo sé e gli altri. Ecco, in queste 48 ore siamo tornati a respirare: abbiamo parlato, abbiamo camminato nell’acqua, abbiamo fatto nuove conoscenze, scherzato, abbiamo visto posti nuovi. Abbiamo rivisto il mare. Ora che non siamo nemmeno tornati a casa, ma siamo ancora sul treno, siamo già stati risucchiati dalle preoccupazioni e dai problemi e il tuo viso è già crucciato di…