“Chi ti farà piangere? Chi ti addormenterà? Chi userà lo sguardo tuo? Chi lo fa al posto mio? Io dove sarò?”.
Subsonica
Ultimamente, da un anno a questa parte, mi succede una cosa strana, che poi così strana non è: se non sono insieme a Teo, non riesco a dormire. O meglio, prendo sonno sì, ma dopo ore e ore di rigiramenti nel letto, per trovare una posizione, per respirare meglio, per scacciare i pensieri. Capita infatti che quando faccio tardi e lui non sta bene per via della cura, mi chieda di dormire a casa mia per non disturbarlo nel cuore della notte, mentre lui è già a letto. L’altra notte ero nel mio letto, quello da ‘nubile’, e nonostante non avessi pensieri e la stanchezza, non son riuscita a prendere sonno prima di due ore. Due ore infinite, in cui siccome non hai nulla da fare, poi i pensieri ti vengono per forza. Cominci a pensare ai pezzi da consegnare, alle fatture da fare, ai regali da comprare… e ti sale l’ansia, che ti chiude il naso, ti fa mancare il respiro, e il giorno dopo ti svegli più stanca della sera prima.
L’altra sera invece, nonostante la giornata sia stata una catastrofe, viste le innumerevoli beghe burocratiche abbandonate alle 19 senza una soluzione all’orizzonte, mi sono addormentata all’istante: io entro sotto le coperte, poi arriva lui, si infila e io mi appallottolo accanto a lui, abbracciandolo e appoggiando la mia testa sulla sua spalla spigolosa. Poi aggrovigliamo le gambe e ci scaldiamo a vicenda i piedi. Nonostante la scomodità, riesco a sempre a lasciarmi andare alla stanchezza e farmi sorprendere dal sonno: il mio battito si fa più quieto, la mia testa si svuota e cado in un sonno profondo, come vittima di un incantesimo. Poi quando spegne la tv, io mi giro di schiena, lui mi abbraccia da dietro e diventiamo un tutt’uno, il suo naso dentro i miei capelli, il suo respiro regolare dentro il mio, le sue braccia attorno alle mie. Qualche volta, lui dentro di me. Da lì in poi non ho ricordi, abbandono totale, nulla ha più importanza. Non dormivo così, credo, da quando ero bambina. E ho dormito così la notte prima del responso della Tac, la notte prima della consegna dell’ennesima chemio, la notte dei casini sul lavoro. Tutte le notti.
Lui ha il potere di quietarmi, di decelerarmi il battito, di farmi tornare in un luogo sicuro, come quando si è nel grembo di nostra madre e si sente tutto ovattato. Lui è il mio Xanax, mi chiedo cosa succederà quando non ne prenderò più. Sarò condannata a non dormire più per tutta la mia vita, certa però che quelle rare volte in cui chiuderò gli occhi, ci rincontreremo nei nostri sogni.
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