È sempre così: quando le persone e le cose non fanno più parte della tua quotidianità, allora ne capisci l’importanza e quanto ti mancano. Lo sapevo già da tempo, l’ho sperimentato ancora di più nell’ultimo periodo. Ormai non abito più con i miei da qualche mese, un desiderio realizzato per mio padre, che ha passato buona parte degli ultimi anni a ripetermi come un mantra: “Ma quand’è che te ne vai di casa?”, “Non è ora che esci di qui?” e frasi simili. Epperò, bisogna fare sempre attenzione a esprimere i desideri a voce alta, che poi si rischia di venire ascoltati ed esauditi. Come in questo caso: ora che non son più lì con lui tutto il giorno, tutti i giorni, ogni scusa è buona per chiamarmi, oppure per passare da casa con qualcosa da mangiare, preparato apposta, ripetendomi ogni dì: “Ma vieni qui a fare un giro? Ma vieni a mangiare?”. Semplicemente, prima doveva comportarsi da padre, facendo il suo dovere, mantenendo il distacco; ora può semplicemente manifestare la sua tenerezza, facendomi sentire la sua presenza come non ha mai fatto finora.
Perché noi essere umani siamo soggetti strani: finché una cosa ci è sotto il naso tutto il tempo, la ignoriamo e la trascuriamo; quando viene spostata, buttata o fatta sparire, allora la cerchiamo spasmodicamente perché era proprio quello di cui avevamo bisogno e non ce ne rendevamo conto. Così con le persone. Fin quando le abbiamo al nostro fianco, le diamo per scontate, non le cerchiamo, le maltrattiamo, le ignoriamo; quando poi si assentano – temporaneamente o definitivamente –, allora è lì che ci mettiamo a rincorrerle nella speranza di recuperare tutto quel tempo in cui potevamo essere presenza e non lo siamo stati.
Ma ci sono due notizie, una buona e una cattiva: la cattiva è che non c’è modo di recuperare, il tempo è tiranno e prosegue per la sua strada senza guardare indietro, né in faccia a nessuno. Sì, si può tentare una rincorsa, ma non restituirà mai tutti quei momenti in cui si poteva essere felici insieme, e invece si è preferito guardare altrove. La buona è che se ci rendiamo conto di essere fallaci, di aver perso tempo inutilmente, di esserci comportati da stronzi e ne abbiamo la possibilità, be’ possiamo ancora rimediare: abbracciandoci, dicendo “Ti voglio bene” senza aspettare l’occasione giusta, dando all’altro l’importanza che merita e risparmiando su inutili e sterili polemiche, condite da scuse, che non portano da nessuna parte, se non ad aumentare la propria frustrazione.
Il trucco per un rapporto sano e felice è riconoscere l’importanza dell’altro e manifestargli la nostra riconoscenza quando c’è, e non quando manca: per imparare a gestire il vuoto che lascerà, senza riempirlo di rimpianti, quando la vita verrà a chiedere il conto.
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