“C’è una crepa in ogni cosa.
Ed è da lì che entra la luce”.
Leonard Cohen
Ho sempre amato le perle. Non i diamanti, troppo sfacciati nella loro preziosità e brillantezza; non i rubini, gli smeraldi, gli zaffiri, ogni volta tagliati in modo diverso che non riesci a riconoscerli. Le perle, semplici, ma così eleganti e raffinate. Non ho mai saputo riconoscere però quelle autentiche da quelle di coltura o false.
Così non ho saputo riconoscere te. Avevo una perla rara tra le mani e stavo rischiando di perderla. Lo sapete come nasce una perla? Deve entrare un corpo estraneo, inaspettato, indesiderato – come un granello di sabbia o un parassita, per esempio – nel guscio dell’ostrica: le pareti di quest’ultima iniziano a secernere una sostanza chiamata madreperla, che va a ricoprire l’ospite con vari strati, per isolarlo e proteggere il mollusco. Questo alla fine diventa qualcosa di prezioso: la perla. Ma una perla vera, autentica per essere tale deve risultare irregolare nella forma, imperfetta ma resistente, dura; deve sapere riflettere la luce in modo diseguale, a seconda della faccia che viene illuminata; ma in ultima battuta, appena prima di essere utilizzate per qualche gioiello, devono presentare un foro dai contorni netti, preciso, pulito.
In te è entrato il cancro: estraneo, inaspettato, indesiderato. Un bastardo che non sloggia, ma che anzi continua a moltiplicarsi. Ma tu l’hai saputo trasformare in qualcosa di prezioso: lui si aspettava che tu rispondessi con la disperazione, con la rabbia, con le maledizioni, con lo sfinimento… per trascinarti con sé. E invece. Quello sfinito è lui. Hai cominciato a ricoprire di madreperla ogni ferita corporale – non si contano più i tagli che il tuo corpo ha dovuto subire – e spirituale, hai isolato il tuo cuore e la tua mente da tutti i “poverino”, “non ce la farai”, “ma non sei stanco?” e sei andato avanti, con grande coraggio e soprattutto dignità. Oggi sei una perla preziosa, imperfetta, irregolare ma luminosa e bella e irradi di luce tutti coloro che ti ascoltano e ti seguono.
Avevo per le mani una perla e stavo rischiando di perderla. Pensavo non valesse nulla e invece. È proprio quando ha iniziato a essere più danneggiata, sofferente, piegata dal dolore che ha assunto ancora più valore. Perché come cantava Leonard Cohen, ogni cosa può essere crepata e sembrare inutile. Ma è da lì che entra la luce. E solo chi si lascia attraversare da essa, poi sa illuminare ogni cosa.

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