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Buon proposito #40: imparare la resilienza

ottobre 11, 2019

Voi lo sapete cos’è la resilienza? Lasciate che vi racconti una storia.

Interno, giorno.
“Sei emozionato?”.
“Sì, ma ho anche molta paura…”.
“Perché?”.
“E se non sono più capace di giocare, se non sono più quello di una volta?”.
Ieri Teo è tornato in campo. Dopo più di 3 anni, ovvero da quando la cura attuale ha cominciato a piagargli piedi e mani, rendendogli impossibile anche solo camminare. Ma negli ultimi giorni le condizioni dei piedi erano migliorate, tanto da consentirgli di poter correre. Così ha detto sì. Be’, i polmoni sono quelli che sono, a mezzo servizio. Ma ci sono, e questo è ciò che conta.

Interno, sera.
“Fra, ci sei stasera?”.
“No, ho gli allenamenti”.
“Dai, vieni. Abbiamo anche una sorpresa per Teo…”.
Effettivamente gli allenamenti ci sono sempre, Teo che torna a giocare no. E poi chissà tra quanto potrà farlo di nuovo…
“Ok, vengo”.

Arrivo al campo che stanno per cominciare. “Vai Losino!”, gli urlo. Mi vede, mi corre incontro. I suoi occhi mi dicono che ho fatto la cosa giusta.

Comincia la partita. Mi commuovo. Lui stoppa, corre, ci prova. “Teo entra!”, gli grida Fede. “Non riesco”. I polmoni non seguono il suo entusiasmo, ma lo assecondano e gli permettono di portare a termine tutti e 60 i minuti di gioco. Esce, con una luce negli occhi che mi dice che ancora una sfida è stata vinta. Che ancora una volta ha vinto lui.

“Potevo fare meglio”, dice, come a incoraggiarsi, la sua spinta a guarire. A mezzogiorno, quando mi aveva confessato di aver paura, gli avevo detto: “Tu non sarai mai più quello di una volta, la vita ti ha cambiato. Ma non ti ha reso meno forte, solo diverso. Tu stasera farai quello che puoi con quello che hai”.

Lui dice che poteva fare di meglio: io meglio di un uomo che nonostante tutto continua a mettersi in gioco, superando la fatica fisica, il dolore, la sofferenza, davvero non saprei trovarlo. Si vive, si trova la forza di vivere, anche solo per le piccole cose, come una partitella tra amici, perché è da lì che scaturisce la gioia. Se si vuole essere felici, dare un senso alla vita, un modo lo si trova. Tutto il resto sono scuse.

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by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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