È un periodo di merda, senza perifrasi. Tutto chiude, tutto involve, tutto fa paura, tutti han paura. Niente dura, niente progredisce.
Eppure in questo momento di cemento, vedo un moto di resistenza. Un fiore dallo stelo fragile che cerca di bucare la coltre di asfalto che lo opprime.
Tanti giovani, tanti colleghi che non si fermano all’apparenza, ma progettano, ideano, creano, rilanciano. Nel primo lockdown si son fatti venire delle idee, nel momento dell’allentamento ci hanno lavorato, e ora, nonostante la stagnazione, vanno avanti, senza paura.
Non ho mai discusso e preso parte a nuovi progetti come in questo periodo. Io stessa non mi sono fermata, nonostante il macigno che mi è piombato addosso, oltre alla pandemia: ricomincerò a studiare, darò voce alla mia voce e se Dio vuole, realizzerò un sogno.
Sono fiduciosa, siamo fiduciosi. Siamo tanti, non pensavo, non ci speravo più. E invece ancora una volta la speranza viene a bussare alla mia porta, e spero non mi fotta. Vedo un momento nero nerissimo, ma di passaggio, una transizione necessaria verso un mondo nuovo.
“Non ho più voglia di fare ciò che non ho voglia di fare; non ho più voglia di circondarmi di persone che non stimo”, mi ha detto stasera al telefono una collega, un’amica, una persona che adoro.
Cazzo sì, credo sia questo che ci accomuna: la voglia di fare qualcosa di bello con persone belle, che porti bellezza in questo mondo malandato.
Perciò grazie a te, Angela, Fabiana, Francesca, Francesca Silvia, Davide, Danilo, Carolina, Tomaso, Margherita, Emanuela, costruttori di bellezza, promotori di sogni. È anche grazie a voi se intravedo una luce in fondo alla notte.
E grazie a me, che non ho mai mollato. Che non mi sono mai lasciata andare. Che non mi sono mai lasciata.

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