Sun Tzu nel suo libro più illuminato descrive precisamente ciò che occorre fare per vincere una guerra. E tutto si può riassumere nel ‘conosci il tuo nemico’. Studiane le mosse, comprendi il suo campo di battaglia. Solo dopo attacca. Ci vuole tempo, molto. Ma scendere in battaglia prima equivale a una disfatta. Significa perdere molti uomini e risorse. Significa perdere tempo. E la vita.
Quando 14 anni fa a Teo è stato diagnosticato il cancro, non è andato subito allo sbaraglio sul campo da guerra. No, si è preso il suo tempo per assimilare l’assedio, ha letto, ha ascoltato i medici, ha pregato. Si è preso del tempo per capire a fondo il nemico. È qui da 14 anni.
Due settimane fa è scoppiata una bomba. Grossa. La prima cosa che abbiamo fatto è stata chiamare l’oncologa e chiedere cosa dovevamo fare per proteggerci. Ci disse: “State a casa. Son preoccupata. State a casa”.
Intanto sui social imperversava quel video su #milanononsiferma, #italianonsiferma, condiviso da tanti. Comprendo il motivo, la paura di perdere tutto ti fa agire d’impulso, fare la prima mossa, quando ancora il nemico è ai ripari. Non ci siamo presi il giusto tempo.
Oggi è la #festadelladonna: non ho pensieri idonei per celebrarci, non dormo da molte notti, perché a ogni respiro pesante di Teo mi si ferma il cuore. Ma un parallelismo mi sovviene: noi donne siamo come Milano. Ci vogliono sempre perfette, invincibili, in perenne movimento. Basta, finiamola. Non lo siamo. Prendiamoci il giusto tempo.
Se ieri quelle persone scrivevano che Milano non si fermava, oggi scrivono #iomifermo. Bene, forse per fermare la calamità è tardi ora, ma non è mai troppo tardi per imparare qualcosa e diventare persone migliori.
[Now playing: “Fragile” – Sting]
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