Avete presente quella sensazione di turbinio, di essere dentro come a un vortice, tipico di quando si devono fare mille miliardi di cose ed è una corsa contro il tempo e contro tutti? Fai tutto e poi spunta sempre qualcosa di nuovo da fare, ti affanni e poi non basta mai… Allora viene voglia di urlare, di gridare e di mandare tutto all’aria.
Mi è successo nell’ultimo periodo: questo che dovrebbe essere il momento più rilassato dell’anno, quello in cui dedicarsi solo agli affetti e agli addobbi natalizi, per me è invece il più frenetico. Per fortuna – e non me ne lamento – ho preso in carico molti nuovi lavori ed è saltata fuori una trasferta di lavoro la settimana prima di Natale, ma tra famiglia, burocrazia e anche i regali da pensare e da fare, pare che il tempo non basti mai. L’agenda invece che svuotarsi, continua a riempirsi e la mia testa è prosciugata, a corto di idee. Proprio ieri mi veniva voglia di urlare, di chiudere tutto e di lasciare tutto alla deriva. Poi mi son detta: no, alt, sii responsabile, hai delle consegne da rispettare. Però che frustrazione quando gli altri si prendono i loro tempi comodi e tu devi star dietro a tutto, stando sempre sull’attenti.
Ora l’occasione per chiudere tutto c’è: davanti a me c’è un Ponte lungo abbastanza per farci riprendere un po’ di fiato. Abbandonare il campo quando la tensione e il nervoso salgono non è sinonimo di resa, ma di intelligenza: a che pro continuare ad assillarsi, ad arrovellarsi, quando il cervello è saturo di informazioni e stanchezza e non ce la fa? La soluzione migliore è andarsene: disinnescare la bomba. Non sovraccaricare di ulteriori aspettative la situazione, ma lasciare decantare, come il buon vino, che va trasferito in un’altra caraffa, per lasciare indietro i depositi e per favorire l’ossigenazione dei liquidi.
Esattamente come nella vita: quando le cose si fanno pesanti, stanno per scoppiare, si abbandona il campo. Non per sempre, ma per il tempo necessario per fare ordine, riossigenare anima e mente e ricomparire, più forti e illuminati di prima. Io quando sono in crisi sul lavoro, esco fuori in giardino con Buzz, il mio cane, e mi metto a guardare il sole, lasciando uscire tutte le negatività, il pessimismo che mi porta a pensare che non ce la farò a fare tutto. Nei rapporti preferisco prendermi cinque minuti in più, allontanarmi per poi chiarire senza alzare la voce. Non fomentare l’ansia, ma cavalcarla, dominarla, capire che siamo noi a crearla per imparare a distruggerla.
Quindi, SeDici che non ce la fai più in qualsiasi situazione della vita, prendi le distanze: osservando le cose da lontano, appaiono sempre più chiare di quando si è troppo coinvolti. Non lasciamoci avviluppare dal vortice del pessimismo o peggio ancora del vittimismo, ripetendoci che nulla cambierà o che non ne usciremo: tutto si può risolvere se ci si prende la briga e il tempo di comprendere. Non si può trovare una soluzione se prima non si capisce qual è il problema. Uscite da voi stessi per ossigenare lo spirito: rientrerete in voi più solidi e risoluti di prima.

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