Domanda: perchè per farsi ascoltare bisogna sempre arrivare alle situazioni estreme, ai ferri corti? Non bastano le prime avvisaglie di crisi, i primi ammonimenti per farci capire che siamo fuori strada e che stiamo perdendo il polso della situazione? Dobbiamo sempre arrivare a esaurire le proprie risorse e la pazienza altrui per renderci conto che è troppo tardi?
In questi giorni mi sono arrivate alle orecchie storie diverse ma con esiti simili: una coppia che si è lasciata dopo anni che stavano insieme e in prossimità di fare il grande passo, dopo che lei, un po’ in sofferenza per l’indolenza e il disinteresse di lui nei confronti dei progetti comuni, glielo ha fatto presente e lui ha lasciato correre, salvo poi pentirsi quando lei ha preso la decisione definitiva di troncare. Dall’altra parte, una ragazza che per farsi ascoltare da chi le sta intorno, prima ci prova dicendo le cose con calma, poi alzando la voce, poi ripetendole un’altra volta, finchè non si rende conto che è tempo di prendere le distanze da tutto e da tutti affinchè il suo malessere venga preso sul serio. Stranamente, ecco che tutti si fanno avanti, chiedendole se possono fare qualcosa per aiutarla, quando bastava ascoltarla prima che prendesse decisioni drastiche. Allo stesso modo, per me e il mio compagno è un periodo abbastanza duro e carico di tensione, in cui è più facile vedere tutto nero ed essere nervosi, facendo precipitare le situazioni: per fortuna, in questo caso parlandone civilmente, riusciamo sempre a trovare una soluzione ed entrambi ci impegniamo affinchè le cose cambino in meglio. Devo dedurre che nei casi precedenti si arriva alle soluzioni drastiche perchè prima poco importa e finchè chi soffre tiene botta chissene? È tutto un cercare di porre rimedi a posteriori invece di essere irreprensibili a priori: perchè vivere sempre in rincorsa, cercando di recuperare, quando basterebbe agire quando serve? Della serie: faccio lo gnorri finchè non mi ritrovo col culo a terra.
Ma SeDici che vuoi essere d’aiuto, perchè non rendersi utili prima che dopo? Alla fine è anche una questione di comodità: io ti dico cosa secondo me non va, tu mi esponi la tua idea e ci si viene incontro a vicenda. Non io ti chiedo determinate cose, tu te ne freghi e quando sono al limite e sparisco, ti rifai vivo, chiedendomi se puoi essere d’aiuto. Non funziona così. Così ci si prende solo in giro.
Lo dicono anche nella scienza: prevenire è meglio che curare. Una malattia presa in tempo è sinonimo di guarigione certa, qualcosa di lasciato andare, di ignorato invece, striscia finchè non v’è più ritorno. Così è anche per l’anima e i rapporti: tutto ciò che si trascura di solito si allontana e nella peggiore delle ipotesi, diventa di qualcun altro. Abbiamo cura delle persone e dei sentimenti al momento giusto, non sempre c’è spazio e tempo per recuperare. Per imparare la lezione, quello invece c’è sempre. Ma meglio prima che dopo: perchè è più facile camminare fianco a fianco che inseguire. Da sempre.
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