E niente, Amore mio, hai deciso di farmi piangere: ieri in tv hanno dato “Pearl harbor”, stasera “Notting hill”. E tutti sanno ormai cosa significhi questo film per me, per noi. Ti ricordi quando l’anno scorso, durante la colazione in camera al San Luis, ci siamo messi a ricordare ogni battuta e a ballare sulle note di “When you say nothing at all”, cantate da me? Hai messo un po’ di questo nostro film nel tuo libro. E stasera, a un mese dalla tua partenza, sei venuto a ricordarmi che mi ami ancora. Io ero solo una semplice ragazza, che stava di fronte a un ragazzo e gli ha chiesto di amarla. E tu l’hai fatto. Amarti sulla Terra è stato surreale ma bello. Amarti tra le nuvole ancora di più.…
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Mi manchi da vivere
Amore mio lontano, stasera in tv danno “Pearl harbor”. Il destino è beffardo: in questi giorni in cui mi manchi di più, in cui mi manca la tua parola giusta al momento giusto, danno questo film. Ricordo il momento esatto in cui lo vidi per la prima volta: è uscito nelle sale il giugno del 2001, pochi mesi prima di vederti per la prima volta. Colpo di fulmine. Poi qualche mese dopo, uscì il vhs, lo vidi e rimasi folgorata: Josh Hartnett ti somigliava così tanto. Consumai quella videocassetta. Lì capii di essere innamorata di te. Ricordi che ogni tanto te lo dicevo? Ora son qui che lo guardo in tv, da sola. Come allora. Ma ora non ho più la speranza che tu possa chiamarmi, mandarmi un sms o venire a prendermi con la Ford Fiesta. In questi giorni osservo le persone e mi sembrano tutti così matti: litigano e si tengono il broncio per cazzate. Sapessero quanto tempo…
Da Matteo a Francesca
“Per June, che amava questo giardino. Da Joseph, che le sedeva sempre accanto”. Certe persone passano la loro vita insieme…”. Amore mio eterno, questa è una delle mie frasi cinematografiche preferite tratte da uno dei miei film preferiti, tanto che ogni volta che trovavo una panchina che somigliasse a quella di Anna e Will ti ci trascinavo a fare una foto romantica. Tu lo sapevi. E così mi hai fatto un regalo grande. “Piccole fiabe per grandi guerrieri” non era stato dedicato a nessuno. Dicevi che ti eri scordato. In realtà, credo tu volessi dedicare il tuo vero e unico sogno: il tuo primo romanzo. Perché tu non sprecavi mai un gesto, ma davi un significato a tutto. Così quando ho aperto “Un altro giorno insieme” per la prima volta, il cuore mi si è fermato di colpo alla dedica: “Da Matteo che sognava intensamente, a Francesca, che ancora oggi è tutti i suoi sogni”. Hai voluto dedicare a me…
Pantera nera e SuperTeo
Ti eri tatuato la Pantera nera sul braccio, perché quella notte a Torino, nel freddo dell’inverno, a vedere “Black Panther” da solo, dicevi che era stata la più bella della tua vita. Perché avevi realizzato che eri l’uomo che volevi diventare e lo sei diventato davvero. Era tra i tuoi supereroi preferiti, il primo nero. Così come amavi Deadpool, il primo e unico supereroe col cancro, ma immortale. Anche Chadwick, l’attore che ha dato il volto alla Pantera nera, non ce l’ha fatta. Cancro al colon preso troppo tardi, se ne è andato troppo presto. Come te. Anche qui però muore la persona, ma il supereroe che era rimane per sempre. Come te. Ora vi sarete incontrati nelle savane eterne. Comincia a essere un posto sicuro lassù. Non dimenticatevi di noi.…
Joker sono io
Sono uscita dalla sala profondamente turbata. Ammutolita. Sconquassata. Volevo piangere, ma non ci sono riuscita. Come quando attraversi un dolore troppo forte. Come quando attraversi un lutto. Ho avuto il magone per gran parte del tempo. Quando lo prendevano a calci, quando si prendevano gioco della sua ingenuità, quando nonostante tutto provava a credere ancora nel sorriso, nella speranza. È solo un film, il personaggio è appunto un personaggio, dei fumetti tuttalpiù. Eppure non riuscivo a non pensare a quanti vivono ai margini, reietti e derisi dalla società, spezzati e poi gettati, cui non resta che rimanere aggrappati alla propria dignità, e spesso viene tolta pure quella. Al punto che, non avendo più niente da perdere, non gli resta che provare a farsi giustizia da sé. Un film è solo un film, tutto resta circoscritto al grande schermo. Ma quando ti lascia un interrogativo che non ti dà pace, allora ha fatto un buon lavoro. Quante volte con un mio…
Ella & John
Avete mai provato a immaginarvi senza accanto la persona che amate? Probabilmente no. Si sta insieme, ci si sposa, si progetta un futuro proprio con la prospettiva dell’immortalità, come se in due si potesse sconfiggere la morte o quantomeno questa potesse arrivare in là negli anni. Da giovani mai si arriva a pensare: cosa farei se lui non ci fosse più? Ebbene, ieri sera ho visto per la seconda volta il film “Ella & John”, la storia di una coppia di quasi ottantenni che parte per un viaggio in camper, il loro ultimo viaggio insieme. Lui – malato di Alzheimer – ha il fisico, lei – malata di cancro – ha la testa: in due si completano, ora proprio letteralmente. L’uno senza l’altro son perduti, e non solo fisicamente. L’uno senza l’altra non potrebbero esistere. Ho pianto, e tanto. Perché sebbene abbia 50 anni di meno dei protagonisti conosco bene quell’ineluttabile sensazione di fine e di abbandono, se l’altro non…
P.S. Ti amo
Vi siete mai trovate a vedere un film tra amiche, uno di quei film strappalacrime, melensi, che necessitano per forza di un pacchetto di Kleenex lì di fianco? Sicuramente sì! Ecco, oggi voglio inaugurare una nuova sezione del mio blog, una sezione che accomunerà molte di noi per certi versi, perché almeno una volta nella vita ci sarà capitato tutte insieme di soffiarci il naso a ripetizione e di lacrimare come nemmeno un’allergica alle graminacee in un campo di grano, quel momento in cui ci si gusta un bel film ‘vietato agli uomini’: il momento del Gineforum, ovvero il cineforum delle Gine, delle amiche di sempre o di quelle conosciute da poco, delle donnine sensibili e di quelle che hanno il ‘cuore di pietra’ e che non piangono nemmeno a picchiarle. Un film gettonato tra amiche e che con il Club delle Gine ho provato a vedere più volte è ‘Ps I love you’ con Hilary Swank e Gerard Butler,…
Quanto dura l’amore?
“Una zanzara dura un giorno, una rosa dura tre giorni. Un gatto dura tredici anni, l’amore tre. È così. C’è prima un anno di passione, poi un anno di tenerezza e infine un anno di noia”. Olè. Che belle prospettive. Grazie Frederic Beigbeder per questo ritratto incoraggiante, ci viene quasi voglia di innamorarci. L’autore del romanzo ‘L’amore dura tre anni’, ora è diventato anche regista dell’omonimo film, in questi giorni nelle sale di tutta Italia. Settimana scorsa sono andato a vederlo in anteprima con il mio moroso e per tutto il tempo, non ho fatto altro che riflettere sulla mia storia d’amore e sulle sedicenti verità propinate dalla pellicola e mi sono chiesta: ma se l’amore dura davvero tre anni… allora il mio cos’è? Fratellanza, la solita minestra riscaldata, un passatempo? Stare insieme da dieci anni non è mica come dirlo, e dieci è più del triplo rispetto a tre: a questo punto della storia, sai che palle! E invece.…