Avete mai provato a immaginarvi senza accanto la persona che amate? Probabilmente no. Si sta insieme, ci si sposa, si progetta un futuro proprio con la prospettiva dell’immortalità, come se in due si potesse sconfiggere la morte o quantomeno questa potesse arrivare in là negli anni. Da giovani mai si arriva a pensare: cosa farei se lui non ci fosse più?
Ebbene, ieri sera ho visto per la seconda volta il film “Ella & John”, la storia di una coppia di quasi ottantenni che parte per un viaggio in camper, il loro ultimo viaggio insieme. Lui – malato di Alzheimer – ha il fisico, lei – malata di cancro – ha la testa: in due si completano, ora proprio letteralmente. L’uno senza l’altro son perduti, e non solo fisicamente. L’uno senza l’altra non potrebbero esistere.
Ho pianto, e tanto. Perché sebbene abbia 50 anni di meno dei protagonisti conosco bene quell’ineluttabile sensazione di fine e di abbandono, se l’altro non dovesse più esserci. Ogni fottuto giorno, la paura bussa alla mia porta, ma io mi faccio forza sul presente che abbiamo, ché saper vivere il qui e ora è un gran dono quando le lancette del tempo scorrono più veloce.
“Sai cosa mi piace dello stare con te John? Che i nostri silenzi non sono mai imbarazzanti. Che non c’è mai bisogno di dire qualcosa per forza”, dice Ella a suo marito, mentre stanno pranzando. Ecco, la bellezza dello stare in silenzio è un privilegio dell’amore: si sta in silenzio senza imbarazzo solo con chi si ama davvero.
Ed è proprio questo che mi mancherebbe, i nostri silenzi perfetti: perché restare in silenzio da sola, senza averlo scelto, è la cosa che più mi spaventa del domani.

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