“Se oggi finisci presto di lavorare, mi porti a fare un giro in campagna?”. Teo non mette piede fuori di casa da 6 mesi, ben prima del lockdown, da quando i suoi polmoni si son rivelati troppo fragili per poter star nel mondo. Così oggi quando me l’ha chiesto, non ho potuto non esaudirlo: ho chiuso il pc alle 17, ho preso la sua mano e l’ho portato a rivedere i suoi luoghi del cuore. I profumi del bosco, quelli del grano, anche l’olezzo del letame appena sparso, tutto sembrava più bello. “Sai, mi devo preparare per tornare a Tokyo… Tutti i sogni che ti propongo è perché son sicuro di poterli realizzare”. Piano piano, un passo alla volta, abbiamo fatto un giro impensabile. “Son felice di averlo fatto con te”, mi ha detto una volta tornati a casa. Non so se torneremo mai a vedere i ciliegi a Tokyo, ma questo per me è stato il viaggio più bello…
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Fare della prigione un paradiso
Ogni giorno è identico all’altro. Sveglia, colazione, pc, pranzo, pc, cena, divano, letto. E si ricomincia daccapo. Eppure sto amando tutto, tutto. Le nostre sveglie posticipate, i nostri pranzi cucinati insieme, i nostri pisolini nel prato con Nara che ci saltella intorno, le nostre cene indovinando le età di sconosciuti, le nostre serate a divorare serie tv – ma quanto ci è piaciuta “La casa di carta”, eh quanto? -, le nostre chiacchiere nel letto. “Quando ricomincerà tutto, sarò felice per te perché potrai uscire di nuovo e andare agli allenamenti e fare la tua vita di prima – mi ha detto serio Teo oggi – Ma mi dispiacerà perché amo averti con me nella mia vita. Per me questa quarantena é stato un upgrade. Son proprio felice con te, tanto”. È proprio vero che avere accanto la persona giusta nei momenti sbagliati può farti sembrare il paradiso anche la più terribile delle prigionie. [Now playing: Depeche Mode – “Home”]…
Se ci sono limiti non è amore
“A vedere come vanno le coppie oggigiorno, la velocità con cui si tradiscono, si mollano, si stufano, son felice di essere single”, mi ha confessato una mia amica ieri sera. Io invece son felice di essere in coppia, ma felice da impazzire. Metà della mia vita l’ho passata con quest’uomo, che ha trasformato in realtà ciò che ero in potenza. Senza essere mai un limite, ma un volano della mia energia, della mia fantasia, dei miei sogni. Se volevo rischiare, mi spingeva a farlo; se volevo cambiare, mi spronava; e lo fa ancora oggi. Sono giorni questi di grandi turbamenti: qualcosa potrebbe cambiare nella mia vita, e la novità, si sa, scombussola, soprattutto in una normalità conquistata a fatica. Ebbene, non ho mai sentito Teo mettermi di fronte ai nostri, ai miei limiti: “Sei brava, sogna in grande, ce la farai. Io ti aiuterò a scegliere ciò che ti valorizza. Insieme costruiremo il nostro futuro”. Ci sono giorni in cui…
Amore è protezione
“Hai festeggiato San Valentino?”. “Sì, Teo stava bene, perciò mi ha portato fuori. Un regalo inaspettato, io così felice. E tu?”. “Io no, ma va”. “Ma dai, perché no? A breve partirà anche, gli mancherai”. “Ma va, non ce n’è bisogno”. “Magari per te. Ma per lui passare del tempo insieme è una rassicurazione. Ti racconto questo. L’altro giorno sono andata dalla commercialista a imparare la fatturazione elettronica. Niente di difficile, ma le cose amministrative/burocratiche mi mandano in crisi, tanto che son tornata a casa molto agitata, ansiosa di mettermi al pc per provare a farne qualcuna da sola. Ebbene, Teo senza dire una parola, mi si è seduto di fianco. Ho fatto tutto da sola, ma il solo averlo lì mi ha tranquillizzato. Allo stesso modo, io prima di andare a letto, lavo sempre la faccia, perché so che Teo si rasserena se lo faccio. A me non costa nulla e lui si addormenta quieto. L’amore è protezione, fare…
Il mio piccolo principe
Ero selvatica, tu mi hai addomesticata. Ero incolta, tu mi hai coltivata. Ero una fra centomila, tu mi hai reso speciale. È lo spendere del tempo per gli altri che li rende così importanti, scrissero una volta. Tu mi hai insegnato a prendermi cura di me, per poi essere completamente tua. E io che sono cresciuta col mito dello scavezzacollo, per la prima volta nella mia vita ho desiderato un principe. Sei e sarai sempre il mio piccolo principe.…
Noi, sotto al ring
L’altra sera io e Teo abbiamo visto Creed II, l’ennesimo episodio della saga di Rocky. Praticamente la replica di Rocky IV, solo con Adonis Creed e Viktor Drago al posto di Rocky e Ivan. Pur essendo un’americanata, Rocky è una delle saghe che amo di più: perché non è solo sport e onore, ma anche amore che ti fa volare alto e ti salva. Quando Rocky saliva sul ring, lì sotto c’era Adriana. Quando ci saliva Apollo, con lui c’era Mary Anne. In questo episodio, al fianco di Adonis c’è Bianca. Quando Rocky ha trionfato contro Drago, hanno inquadrato per lungo tempo Balboa. Così come quando Apollo è morto o quando Adonis ha sconfitto Viktor. Ma in tutti questi casi la mia attenzione veniva catturata sempre da quei pochi istanti in cui inquadravano Adriana, Mary Anne o Bianca. Cosa si deve provare quando chi ami sale sul ring a dare e ricevere colpi mortali e tu sei lì sotto e…
Il Golden Ticket di Willy Wonka
Esterno, giorno. “Guarda, guarda, la pasticceria dell’anno scorso… e vendono ancora le tavolette di Willy Wonka!”. “La compriamo, vuoi?”. “Sì, sì! Ma poi ci sarà davvero dentro il golden ticket? E chi lo vince, che vince? Che poi noi due non possiamo nemmeno più mangiarlo, il cioccolato…”. “Già! A dire il vero, quello dell’anno scorso non l’abbiamo nemmeno mai scartato per vedere se c’era il biglietto d’oro…”. “Perché non abbiamo bisogno di aprirlo per sapere che siamo già fortunati, nonostante tutto”. Bacio, mano nella mano. “Andiamo, ti amo”. “Ti amo”.…
Ella & John
Avete mai provato a immaginarvi senza accanto la persona che amate? Probabilmente no. Si sta insieme, ci si sposa, si progetta un futuro proprio con la prospettiva dell’immortalità, come se in due si potesse sconfiggere la morte o quantomeno questa potesse arrivare in là negli anni. Da giovani mai si arriva a pensare: cosa farei se lui non ci fosse più? Ebbene, ieri sera ho visto per la seconda volta il film “Ella & John”, la storia di una coppia di quasi ottantenni che parte per un viaggio in camper, il loro ultimo viaggio insieme. Lui – malato di Alzheimer – ha il fisico, lei – malata di cancro – ha la testa: in due si completano, ora proprio letteralmente. L’uno senza l’altro son perduti, e non solo fisicamente. L’uno senza l’altra non potrebbero esistere. Ho pianto, e tanto. Perché sebbene abbia 50 anni di meno dei protagonisti conosco bene quell’ineluttabile sensazione di fine e di abbandono, se l’altro non…
In bocca al lupo, Cappuccetto Rosso!
E così, eccoti anche qui. In una delle gallerie più prestigiose di Milano a esporre per la prima volta le tue opere fotografiche. La mia preferita è quella di Cappuccetto Rosso: in mezzo a una selva intricata e oscura, spicchi tu, a illuminare la scena. Sa solo Dio quante selve hai dovuto attraversare, dove il maligno da affrontare non era il lupo cattivo, ma i tuoi demoni, ma chissà come, sei sempre stato tu la luce, il faro a illuminare il cammino. Ti dai un obiettivo e come per magia, questo si avvera. Mi piace pensare che sia perché dentro di te hai già ben chiara la tua strada. Ma mi piace prendermi anche una parte di merito: perché a nulla serve aver chiare le proprie follie se non si ha accanto un complice pronto ad assecondarle e a spronarti a inseguire i tuoi sogni. Perciò, eccomi: a dirti che sono fiera di te per tutto quello che fai, ma…
Tornare indietro non è mai stata un’opzione
E sono 17. La domanda che più mi sono sentita porre in tutti questi anni è stata: “Ma come avete fatto?”. Lasciate che vi racconti una storia. L’altro giorno abbiamo deciso di raggiungere una malga in quota. Le previsioni meteo non erano delle più rassicuranti, ma ci siamo vestiti e siamo partiti. Dopo qualche km, ha cominciato a rannuvolarsi e a tuonare in lontananza. Dapprima ha iniziato a cadere qualche goccia leggera. “Dobbiamo tornare indietro?”. “Ma no, sarà un piovasco di montagna”, mi ha risposto Teo, piedi piagati dalla chemio e un ginocchio fuori uso. Così proseguiamo, fino a che le gocce non si intensificano. Facciamo appena in tempo a indossare i kway e a ripararci sotto un capanno, che vien giù il finimondo: acqua a catinelle e vento. Sotto al bivacco non eravamo soli, c’erano altri turisti, ma tutti meglio equipaggiati di noi: scarponcini da trekking, calze tecniche, kway professionali, ricambio asciutto, zaini impermeabili e ombrelli. Noi scarpe da…