Per lavoro, sto facendo delle ricerche su coppie famose che hanno scelto di sposarsi e di rimanere insieme davvero per tutta la vita. Un argomento che ovviamente ho proposto io, essendo una fervente sostenitrice dell’amore per sempre (questo blog ne è la prova!), e che mi sta appassionando sempre di più. La prima coppia analizzata è stata quella di Paul Newman e Joanne Woodward, insieme per cinquant’anni fino alla morte di lui, una scommessa vinta nonostante il primo matrimonio fallito dell’attore. Una coppia di bellissimi e ricchissimi, certo, ma non credo che sia stato solo il denaro e la bellezza a far sì che il loro rapporto non naufragasse dopo qualche anno. Credo che l’amore sia fatto di altro, e che anzi, spesso proprio il superfluo possa danneggiare i sentimenti e innescare strane trame fatte di gelosia, rancori, sotterfugi e tradimenti.
Ora per esempio, sto studiando una delle coppie più amate della televisione italiana: i mitici Sandra e Raimondo. Insieme per 48 anni, se ne sono andati, così come si erano presentati al cospetto di Dio per giurarsi amore eterno: insieme. Prima lui, poi dopo cinque mesi di prostrazione e sofferenza, lei. Raccontava Sandra che dopo la morte di Raimondo, chiamava il marito tutti i giorni in Paradiso per raccontargli le sue giornate. Ché senza di lui non ci sapeva stare. Ricchi di sicuro, belli un po’ meno, fecero della simpatia e dello scherzo reciproco la forza della loro unione e del loro successo presso il pubblico, che nel giro di poco li identificò con la loro sit-com più riuscita ‘Casa Vianello’. “Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose”, diceva Sandra. E si capiva che il loro non era recitare, era proprio il loro modo di amarsi. Prendersi in giro anche quando le difficoltà colpiscono duro sotto la cintura, come la malattia, il tumore che non ha risparmiato nessuno dei due, ma che ha concesso loro comunque di vivere una vita longeva e dignitosa. Che sia stato l’amore a salvarli?
Non prendersi sul serio nemmeno nei momenti più importanti, quelli che impongono un certo rituale. “Ti amo”, “Anch’io”, vorrebbe la tradizione. E invece: “Ma lo sai che sono innamorato di te?” e lei: “Vai a farti benedire”.
A rileggere la storia di Sandra e Raimondo, mi sembra di rivedere la mia: sono appena all’inizio della salita, ma c’è già così tanto in comune. Un inizio da ridere: io che mi vedo costretta a dirgli che mi piace per via di un pupazzetto, dono mio per lui dall’Irlanda, toccato inavvertitamente in borsa e che ha iniziato a suonare. L’aver affrontato la malattia sempre con il sorriso: un tumore ci ha colpito (non solo lui, perché una malattia nuoce anche a chi ti ama), ma siamo qui, innamorati più che mai a sognare un futuro insieme e a sorridere, ripensando al passato. Il saperci prendere in giro a vicenda e ridere delle stesse cose: lui è il mio Ali di pollo preferito, io la sua Pancetta e insieme facciamo il Bacon chicken più buono che esista!
A proposito del marito, Sandra disse: “Ho avuto due vite: una da quando sono nata fino al giorno in cui ho conosciuto Raimondo, l’altra che va da quel primo incontro con Raimondo in poi”. Anche per me è stato così: ricordo nitidamente quello che ero prima, ma lui ha segnato il mio punto di rottura, il principio del mio cambiamento, una nuova era. Lui è il mio grande immenso amore, quella persona che mi fa sembrare di non aver mai vissuto prima di incontrarlo, quella con cui vuoi condividere tutto: famiglia, lavoro, i giorni che passano. Anche per Sandra, Raimondo era tutto questo. Spero che sia di buon auspicio.
Bellissimo articolo Francesca 🙂
Grazie Angela. Continua a seguirmi, se ti va! 😉 Un abbraccio!