Qual è il peggiore nemico delle persone, e in generale della coppia? Qualcuno dice l’abitudine, altri la noia, altri la frustrazione. Può darsi. Epperò. Per qualcuno l’abitudine può essere un rassicurante porto dove cercare rifugio nei giorni di tempesta, la noia può essere annullata se si riesce a trovare un punto d’incontro nel fare le cose insieme, la frustrazione può essere spazzata via, discutendo dei problemi. No, secondo me c’è una cosa che è peggiore di tutte queste: la solitudine. La solitudine in una coppia? Certo, quella cosa che ti spinge a unirti a un’altra persona, solo per la paura di rimanere da soli, a circondarti di persone di cui faresti volentieri a meno, solo per non confrontarti con le tue paure.
La solitudine è meschina, subdola: non ci fa fare repulisti, laddove sarebbe necessario; ci costringe a riempire i cassetti del nostro cuore con menzogne e rapporti di circostanza, pur di non sentirlo pesare. Perché il cuore è l’unica cosa che se vuota, pesa ancora di più.
Conosco un sacco di persone che si accompagnano a individui che in un’altra occasione non avrebbero calcolato nemmeno o si trascinano in storie piene di risentimento e rimpianti, costruendo insieme un futuro zoppo, solo perché “Se no da sola che faccio io?”. Rimanere soli terrorizza, pietrifica perché inevitabilmente ci porta a farci delle domande, a interrogarci su chi siamo e dove vogliamo andare e a renderci conto che magari non abbiamo nessuno con cui confrontarci sulle risposte. Ma amare un “eterno secondo” – colui che non potrà mai essere il vero amore, perché se non lo è stato da subito, quando mai potrà diventarlo? E perché soprattutto amare significa cercare di essere il primo amore per l’altro giorno dopo giorno, difficile farlo se non lo si è stati mai – non è forse peggio che amare e bastare solo a se stessi?
C’è chi nella vita, e in amore soprattutto, si accontenta di salire sul podio, pur di poter dire “Ce l’ho fatta!”. Io credo invece che in questo caso non esistano mezze vittorie, credo che come diceva Enzo Ferrari, patron dell’omonima casa automobilistica, “il secondo sia il primo dei perdenti”. Perché come scrive Fabio Volo, “anche a me piacerebbe condividere il resto della vita con una persona, ma non riesco a farlo con una che non amo, solo perché non c’è di meglio. La medaglia d’argento. Conosco un sacco di persone che stanno con la medaglia d’argento, la seconda classificata, piuttosto che star sole”.
Colpa del disamore nei confronti di se stessi o del non saper cosa si vuole nella vita, ognuno a questo mondo merita di stare con colui capace di rapirgli il cuore giorno dopo giorno. Ma questo richiede passione, dedizione, pazienza e attesa, un viaggio infinito alla ricerca della felicità. E forse questo spaventa ancora di più della solitudine stessa.
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