Natale è famiglia. Per me quest’anno non c’è Natale perché non c’è famiglia. La mia famiglia, quella che mi ero scelta, non c’è più e quella che c’è ancora, è disgregata da regole senza senso. Il Natale come lo conoscevo non esiste più. E a queste condizioni non mi interessa nemmeno più recuperarlo. Ma c’è una cosa che mi preme recuperare: l’onestà. Cercate di stare accanto a una persona perché volete stare con lei e non perché è la cosa giusta. Quanti che “a Natale vengo lì perché sei da sola, perché così stiamo insieme, perché se no che Natale è” o avran pensato “dai, chiamiamola a Natale perché poverina”. No. Ormai io nella mia solitudine ci sto bene e un Natale forzato come questo è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A volte, è vero, mi trovo a invidiare anche quelle coppie che seppur non amandosi, almeno avranno qualcuno con cui brindare. Ma poi mi dico che no, non…
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Io sono sola
Sono qui sul divano sola, fisso il vuoto, inebetita, anestetizzata. Non sento più nulla. L’altra sera guardavo le scene più crude di “Ratched” e non provavo nulla, né paura né ribrezzo. Ho chiesto alla mia migliore amica se fossi diventata insensibile. Insensibile no, stanca forse. Sembro forte, no, lo sono. Ma mi sono rotta il cazzo. E adesso che vorrei solo essere fragile e piangere e urlare, il dolore non mi scende dagli occhi. Perché non me lo posso permettere. Perché non ho nessuno qui al mio fianco che mi può sorreggere se mai avessi un crollo psicologico, se mai dovessi svenire, se mai dovessi vomitare. Perché chi mi ama potrebbe venire qui al mio fianco solo per comprovate esigenze, portando alcool entro le 18 e andandosene alle 22.59. Però il mio bisogno di essere fragile non è una comprovata esigenza, no. E devo mandare avanti la casa e pagare le bollette, ma non posso uscire di casa se non…
Tenetevi strette le vostre piccole cose
Avevo bisogno di un pensiero felice prima di addormentarmi ieri notte. Me ne sono arrivati migliaia, che mi hanno cullato tutto il giorno. “Ditemi una cosa positiva di questo 2020”, vi ho chiesto. A dispetto di quanto potessi credere, ho visto più persone positive di quanto pensassi. Chi ha partorito in piena pandemia, chi si è sposata, chi ha ritrovato se stessa, chi l’amore, chi ha imparato ad apprezzare il silenzio, chi ha capito l’importanza di avere tempo, chi quella di avere una famiglia… Siamo “gente che spera, cercando qualcosa di più in fondo alla sera”, per dirla come vent’anni fa. È bello avere speranza, perché ti fa credere di non poter perdere mai, al massimo impari. Ne so qualcosa, io, che ho continuato a sperare anche quando non c’era motivo apparente per farlo. Ho continuato a credere che ce l’avrei potuta fare anche da sola. Ma ora sto vacillando. E non perché non credo più in me stessa. Ma…
Covid-19 e solitudine
Son stati giorni difficili, pesanti. Il Covid-19 ha sfiorato molto da vicino la mia vita e mi ha fatto pensare. Adesso che la minaccia di un nuovo lockdown ricomincia a farsi pressante, mi è salita una certa ansia. La precedente chiusura è stata pesante, ma un sogno, perché c’era Teo con me. Ora se ricapitasse, sarei completamente sola in una casa troppo grande. Io sto bene da sola, ma se posso scegliere di esserlo. Già la vita mi ha precluso la possibilità di continuare a vivere con chi amo. E faticosamente sto cercando un mio equilibrio per essere quantomeno serena. Ora spero non infierisca. Perché la solitudine è una benedizione se scelta, se imposta è una prigione. Pensiamoci.…
Ti ho trovato nel sole che calava
Amore mio gigante, oggi sono partita per il lago. La prima vacanza senza di te. Non ero più abituata: come si fanno le vacanze in gruppo? Avremmo dovuto partire insieme, la pneumologa ci aveva consigliato un luogo fresco al di sotto dei 1000 metri di altitudine per non affaticare i polmoni. Poco prima della tua partenza, ti avevo girato dei link da guardare per provare ad andare in vacanza. Ma sei partito senza di me. È una sensazione strana, quella che provo: avevo una gran voglia di cambiare aria, ma al tempo stesso mi sentivo in colpa. Sai, nell’immaginario comune, dovrei rintanarmi in casa vestita di nero. Ma non sono mai stata una persona comune, noi due non lo eravamo. È stata una giornata spensierata, ma verso sera, ho sentito il bisogno di venirti a cercare. Ti ho trovato nel sole che calava, la tua ora preferita. E lì, siamo stati insieme per un po’.…
Tutti sotto un tetto
Questa è la torta che mi ha portato la mia mamma, fatta da mia sorella. Era tra la spesa che le ho chiesto di fare per me, io che non posso muovermi di casa per nessun motivo. Mi ha lasciato anche una porzione del mio piatto preferito, il carpaccio di melanzane. Ieri sera l’ho vista per l’ultima volta, e chissà quando la potrò rivedere. Non sono una mammona, ma avere accanto la mamma in un momento del genere sarebbe di conforto. Sono rientrata in casa e sono scoppiata a piangere. Quanto vorrei la mia famiglia, ora tutta qui sotto lo stesso tetto. I miei genitori, ma anche i miei suoceri, e mia sorella. Come facevano una volta i nostri vecchi: abitavano tutti nella stessa casa, non c’era privacy, ma c’erano le fiabe, le chiacchiere, un piatto di zuppa calda tutti insieme a tavola, un abbraccio quando si era giù, i giochi giù in giardino. La nostra società del benessere ha…
Fiore d’acciaio
Non sono la persona forte che tutti credono che sia. O almeno, non sempre. Nascondo così bene le mie fragilità che le mie richieste d’aiuto vengono prese sotto gamba, spazzate via da una risata o da una cazzata. Così diventano profondi abissi di tristezza dalla quale fatico a riemergere, perché peggio del non chiedere aiuto vi è solo un sos ignorato o sminuito. Domani è settembre, il mio mese preferito, il mio vero capodanno. Di solito, lo accoglievo con molto entusiasmo e tanti buoni propositi. Quest’anno i giorni che l’hanno preceduto sono stati carichi di riflessioni, pensieri e prese di coscienza. Non ho l’allegria né la cieca fiducia di un tempo, ma ho la consapevolezza. Mi sono vista allo specchio e non mi sono piaciuta, sono appesantita nel corpo e nell’anima. Così ho iniziato ad alleggerirmi: inanellando delusioni ho cominciato a fare piazza pulita. Via relazioni finite, via conversazioni sterili, via false aspettative. Ora il mio cuore è un parcheggio…
La medaglia d’argento
Qual è il peggiore nemico delle persone, e in generale della coppia? Qualcuno dice l’abitudine, altri la noia, altri la frustrazione. Può darsi. Epperò. Per qualcuno l’abitudine può essere un rassicurante porto dove cercare rifugio nei giorni di tempesta, la noia può essere annullata se si riesce a trovare un punto d’incontro nel fare le cose insieme, la frustrazione può essere spazzata via, discutendo dei problemi. No, secondo me c’è una cosa che è peggiore di tutte queste: la solitudine. La solitudine in una coppia? Certo, quella cosa che ti spinge a unirti a un’altra persona, solo per la paura di rimanere da soli, a circondarti di persone di cui faresti volentieri a meno, solo per non confrontarti con le tue paure. La solitudine è meschina, subdola: non ci fa fare repulisti, laddove sarebbe necessario; ci costringe a riempire i cassetti del nostro cuore con menzogne e rapporti di circostanza, pur di non sentirlo pesare. Perché il cuore è l’unica…
A casa
Per voi, la casa dov’è? Essere a casa cosa vuol dire? Avere quattro mura intorno e un tetto sopra la testa, certo, ma forse per me è di più. In questi giorni ero a casa mia, ma non mi sentivo a casa. Ero insofferente, perché lui era via. È andato a Madrid per quattro giorni, una cazzata, è stato via per molto più tempo di così, ma stavolta era tutto diverso: lui che ha affrontato la paura di volare da solo, lui che è stato male là e non aveva nessuno che lo potesse aiutare, io qui preoccupata per lui a tenere tranquilla me stessa e sua mamma. Ma forse non era nemmeno questo a rendere tutto diverso: forse è il fatto che ormai senza di lui non riesco più a stare, senza sapere che sta bene, che si sta divertendo. Mentre lui affrontava i suoi fantasmi, io affrontavo i miei: la paura di perderlo negli anni non si è…