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novembre 16, 2012

Il momento giusto

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L’altro giorno stavo leggendo su Style le ultime dal canale Sposa, come sempre (deformazione professionale, credo! ;)) e ho trovato un pezzo della mia collega nonché amica Vale molto interessante, che non ho potuto fare a meno di leggere tutto d’un fiato: come farsi sposare, ovvero come scucirgli e neanche troppo velatamente, la fatidica proposta. Un momento di svolta in una coppia, tanto intenso quanto desiderato da tutte, anche da quelle che fanno le distaccate, le disinteressate, le finte snob o le emancipate. È vero, oggi la proposta si è evoluta: non per forza deve partire da lui, molte prendono in mano la situazione e si fanno avanti per prime, o spesso invece non è la classica domanda “Vuoi sposarmi?”, ma assume altre forme, tipo “Andiamo a convivere?” oppure “Facciamo un figlio?”, uguali però nel cambiarti la vita per sempre. Però dai, tutte sotto sotto attendiamo con ansia che lui un giorno si inginocchi davanti a noi e infili al nostro anulare destro un bel brillocco luccicante e faccia uscire dalla sua boccuccia le famose due paroline magiche: “Vuoi sposarmi?”. Perché sono parole cariche di promesse, di speranza, di impegno. È vero, non è un anello che cambia l’amore che si ha uno verso l’altra, ma è bello nei momenti in cui magari va male o si è un po’ giù, guardare il solitario e sentirsi importanti per qualcuno, sapere che non si è soli, che c’è qualcuno che ci vuole per tutta la vita accanto a sé.

Io sono insieme a Teo da dieci anni e la proposta vera e propria ancora non l’ho ricevuta, nonostante pressioni da parte di amici e parenti, che dicono che “È ora!”. È ora, perché? Perché è da tanto che stiamo insieme? Perché siamo grandi ormai? Perché la maggior parte dei nostri coetanei è già sposata? Chi lo stabilisce quando è giusto fare una cosa, per giunta così importante per la vita di due persone? Non dovremmo essere io e lui a decidere quando fare il grande passo? Che poi, se fossimo nati magari dieci anni prima, se avessimo avuto un lavoro fisso, se non ci fosse stata la sua malattia di mezzo, chi lo sa se ci saremmo sposati davvero! Ogni tanto mi soffermo a pensare a queste cose e la risposta è che non lo so: non so se a quest’ora saremmo stati insieme sotto lo stesso tetto e avremmo avuto già dei bambini, nessuno lo può sapere, ma credo nel destino e se adesso lui sta bene, io ho la fortuna di averlo ancora vicino a me e non siamo mai stati così felici insieme, un motivo ci sarà.

Che poi a dir la verità, io il mio anello, anzi i miei anelli – ben due! – li ho già ricevuti. Il primo mi è stato regalato un mese dopo esserci messi insieme, per il mio compleanno: un Breil molto particolare, a forma di ago attorcigliato. Quando me lo trovai sotto il naso, mi stranii, ma lui mi spiegò: “Questo lo indosserai quando ti sentirai pronta, senza bisogno che io te lo infili o decida per te. Io so già che tu sei la donna della mia vita” e già lì avrei dovuto capire che era speciale. Ma non lo indossai da subito, perché mi sembrava una forzatura: avevo solo 17 anni, lui mi piaceva molto, ma chi poteva sapere allora se poi sarebbe stato effettivamente l’uomo della mia vita? Lo posai così tra le gioie sullo scaffale, in attesa del momento giusto. Il secondo invece è una fedina, credo d’argento, che Teo mi comprò da un venditore ambulante di colore durante uno dei tornei sportivi che organizziamo insieme. Mi ricordo ancora la scena, come fosse ieri. Io ero in piedi su una panchina a bordo campo, lui mi si avvicinò e abbracciandomi, appoggiando la testa sulla mia pancia, mi disse: “Non è molto, lo so, ma è la mia promessa che tu sarai per sempre mia, qualsiasi cosa accada”. E poi me lo infilò al dito. Era passato solo un anno dalla seconda operazione e quel gesto per me significò molto. Tutto.

Ma ricordo ancora meglio quando decisi di infilarmi al dito il primo anello, quello che quando me lo regalò, pensai subito: “Questo è furbo! Non vuole prendersi la briga di impegnarsi con me!” e invece, col senno di poi, capii l’importanza di far scegliere a me. Era il 2006 e lui era stato operato per la prima volta d’urgenza per tumore all’intestino. Durante la sua lunga degenza, io facevo avanti e indietro dall’ospedale tutti i giorni, per stargli accanto il più possibile. Lo vedevo scarno, scavato, provato dalla fatica e dal dolore, ma nonostante tutto, io ero lì, al suo fianco, senza dire una parola, mano nella mano. Un pomeriggio, lui si girò verso di me e stringendomi forte la mano, mi disse con un filo di voce: “Non mi lasciare mai! Sarà meglio di così, te lo prometto!”. Fu lì che presi la mia decisione. Arrivata a casa, corsi all’armadio dove tenevo la famosa scatolina, la aprii e mi infilai subito quell’anello, dicendomi che sì, era lui l’amore della mia vita, colui che nonostante tutto non avrei mai lasciato, con cui sarei cresciuta e avrei fatto progetti.

Oggi sono passati sei anni da quel giorno e devo riconoscere che aveva ragione lui: è molto meglio di allora, ci sono momenti bui, ma siamo l’uno la roccia dell’altro e aggrappandosi a vicenda, si torna a vedere la luce. Certo, manca sempre qualcosa perché la felicità sia piena, il matrimonio rimane il nostro sogno più grande, ma stiamo mettendo le basi per una vita a due. Aveva ragione lui anche quando mi regalò l’anello, facendomi scegliere il momento migliore per indossarlo. Ora è lì, sul mio anulare destro, simbolo di una scelta consapevole e di un episodio che ci ha resi entrambi persone migliori, come individui e come coppia.

Certo, è vero, è bello esibire il diamantino al dito: significa sentirsi importanti per qualcuno, sapere che non si è soli, che c’è qualcuno che ci vuole per tutta la vita accanto a sé. Però poi io do un’occhiata agli anelli che indosso, mi guardo accanto e lo vedo, il brillante più bello di tutti, il mio diamante, l’amore della mia vita. E non posso fare a meno di pensare a quanto sia fortunata. Anche senza un Tiffany al dito.

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by Francesca Favotto | 2 comments
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2 Comments

  1. Alegnocca says:

    Che bel Post!!! Sono commossaaa!!! Teneriii…
    noi ci siam sposati già 2 volte (1 in comune e l’anno dopo in Chiesa!) xò l’emozione di stare insieme è quella più grande!
    baci Mammagnocca
    http://mammagnocca.style.it/

    10 anni ago · Rispondi
  2. Francesca Favotto says:

    Che bello Alegnocca! Tanti auguri per la tua vita, che possa essere sempre un’emozione! E complimenti per il blog, collega! 😉 Un abbraccio!

    10 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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