Non c’è niente al mondo che divida l’opinione pubblica più delle feste comandate: chi le odia e chi le ama, non esistono le mezze misure. Anch’io come tutti ho le mie preferite: per esempio, adoro il Natale per la sua atmosfera tutta luci e candele, ma sono indifferente alla Pasqua, non sopporto Capodanno e i compleanni perché non ci ho mai trovato niente da festeggiare, boicotto il Carnevale ma mi piace Halloween, anche se mascherarmi non rientra nella top ten delle ‘cose da fare prima di morire’. E San Valentino? Beh, da paladina dell’amore, per me è una ricorrenza piacevole nell’arco dei 365 giorni, un’occasione come un’altra per organizzare qualcosa di speciale per la persona che amiamo. Certo, consumistica un po’ lo è, ma solo per chi non vuole andare oltre il suo vero significato. Spesso ho incontrato persone che dicevano: “Per me è San Valentino tutti i giorni”, oppure “È un giorno come un altro”, salvo poi scoprire che certo, era uguale a tutti gli altri giorni perché anche quel giorno si erano dimenticati di dire all’altro “Ti amo”. Perché il rischio di dare l’altra persona per scontata è sempre in agguato e noi umani siamo così avvezzi a dimenticarci in fretta dell’importanza di un Grazie o di un Ti voglio bene, ma detti con il cuore e non così tanto per. Nel tran tran della vita quotidiana – porta i bambini all’asilo, vai al lavoro, fai la spesa, prepara da mangiare, vai alla riunione, stira, esci con le amiche – l’amore scivola sempre in ultima posizione nella lista delle priorità e così si finisce per arrivare a casa con una rosa comprata al semaforo o una scatola di cioccolatini impersonale, così giusto “per farla contenta”.
In questi undici anni, San Valentino è stato sempre onorato da me e Teo, niente di eclatante, una cenetta preparata da me o al ristorante, pizza e cinema, bastava che fossimo io e lui. Ma è solo quest’anno che ho capito davvero il senso di questa festa, perché non averla potuta festeggiare, avrebbe significato una grossa perdita per me.
Rassegnata all’idea di non poterlo vedere per via dell’operazione, mai mi sarei aspettata la telefonata di sua madre ieri mattina, che mi dice: “È già in camera, se vuoi vederlo, puoi”. Elettrizzata all’idea, riorganizzo tutti i miei impegni e decido di fargli una sorpresa, chiedendo a sua mamma di non dirgli nulla. Prendo la macchina e mi tuffo nel traffico milanese, decisa a comprargli il libro che desiderava, perché un San Valentino senza regalo, che San Valentino è? Un’ora a Milano passa come niente, mi rimetto in macchina e mi rituffo in autostrada dove rallentamenti, code e imbottigliamenti non si fanno attendere. Uscita a Monza, tiro un sospiro di sollievo e dico tra me e me: “Dovrebbe essere fatta”, ma la prima regola del guidatore di città è: mai sottovalutare il traffico di Milano e hinterland. Altra mezz’ora di coda, quando finalmente riesco a intravedere una luce. Proprio in quel momento, mi chiama lui. “Ciao amore, auguri”. Un tuffo al cuore. Parliamo del più e del meno, facendogli credere di essere a casa, quando invece sono a nemmeno 3 km e dieci minuti di smog. Quando arrivo all’ospedale, parcheggio alla bell’e meglio e mi scapicollo sull’ascensore, impaziente di vederlo. Non appena appaio sulla porta della camera, i suoi occhioni neri si allargano e gli compare un sorrisone da orecchio a orecchio. Il suo regalo per me, il più bello. E allora è stato lì che ho pensato: “Due ore e mezza di macchina, ma la sua felicità vale la pena, oh se ne vale la pena”. Andando via, mi ha detto: “Sei stata la sorpresa più bella”. E sono uscita dall’ospedale, camminando a tre metri da terra, felice persino di affrontare un’altra ora di macchina per tornare a casa.
Questo è stato il San Valentino più bello della mia vita, perché ha avuto il sapore di un miracolo: il primo, quello di sapere che sta bene, e il secondo, quello di averlo potuto vedere anche quando non pensavo fosse possibile. Ecco allora forse il vero significato di questa festa: non sono importanti tanto i regali o le cene organizzate “per forza” o “perché si deve”, ma i pensieri dal cuore, cuciti apposta sui desideri dell’altro, solo per vederlo sorridere. Per imparare poi a meritarci tutti i giorni il suo amore e ricordarci che non il denaro, non i viaggi, non le cene sono il regalo più bello, ma il suo sorriso, fatto apposta per noi.
Commovente e bellissimo!
Ciao Francy! Mi hai veramente toccato il cuore.
Grazie ragazze! I vostri apprezzamenti mi fanno molto piacere, continuate a leggermi. Un abbraccio!
Olè!
🙂 😉