L’altro giorno sono andata a trovare la mia amica Ele, compagna di treno e di precariato, e parlando del più e del meno, tra una tazza di tè fumante e un pudding al cioccolato, lei mi ha chiesto di Teo. Chiacchierando sulla malattia e sul fatto che ora stesse bene, mi fa: “Però che coraggio! Ti ammiro… Una mia amica, sapendo che il suo ragazzo aveva un’aspettativa di vita molto bassa a causa dell’anemia mediterranea, l’ha lasciato. Oggi lui sta con un’altra e aspettano una bambina. Come si fa?”.
Un brivido mi ha attraversato la schiena perché quella era la domanda che nessuno mi aveva mai fatto, ma che tutti vorrebbero pormi. Anzi, non è vero: anni fa, per la precisione sette, quando tutto è iniziato, una delle mie più care amiche, Aly, mi gelò con un’affermazione: “Ma come fai ad accettare tutto questo? Io non ce la farei e me ne andrei”. Anch’io a volte mi sono fatta questa domanda, come tutti coloro che restano accanto a persone malate. E l’unica risposta che sono riuscita a darmi, sette anni fa come oggi, è la stessa di sempre: “ Perché lo amo”. Banale forse, o forse no. La fottutissima paura che il male possa tornare e portarmelo via è sempre con me, ogni singolo giorno. Ma forse è proprio questa a dar valore a ogni attimo che passiamo insieme, e non posso permettere alla paura di rovinare la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Proprio ieri sera stavo guardando con le mie amiche la puntata di Grey’s Anatomy in cui Izzie decide di tagliare il motore che teneva in vita il cuore del suo fidanzato, pur di aggravare le sue condizioni e così ottenere il cuore per il trapianto. La puntata si intitolava ‘Fuggire o restare’: c’è chi davanti alle difficoltà per paura, per codardia o per egoismo fugge. E c’è chi invece decide di restare e combattere. Se la mia parte razionale pensava che Izzie stesse facendo una cazzata incredibile, nel mio profondo sapevo che anch’io avrei fatto lo stesso. Perché pur di garantirmi una vita insieme a lui, avrei fatto di tutto.
Non so se si chiami coraggio, forse la mia è solo una sottile forma di egoismo o incoscienza allo stato puro. Sarò sincera: non ci ho mai pensato troppo sul da farsi, ogni volta che si è presentata la battaglia, io mi sono schierata al fianco di Teo, gli ho preso la mano e l’ho combattuta con lui, quando poteva, per lui, quando non ne poteva più. Tutti gli aperitivi persi, le vacanze con le amiche, i giorni spensierati non valgono un suo sorriso o un suo abbraccio. Non ho mai avuto ripensamenti, nemmeno quando le amiche mi facevano notare la follia del mio gesto, ma del resto, se ho trovato un amore così grande, perché rinunciarci? Quando mi guarda negli occhi e mi dice: “Io e te avremo una vita bellissima insieme, per altri 54 anni”, gli credo. Perché vedo in lui, in noi, la voglia sopra ogni altra di farcela, insieme. E perché il nostro amore è più forte di qualunque cosa.
Non posso sapere per quanto ancora staremo insieme – ma del resto, chi lo sa? – un anno, venti o forse sessanta, che importa, magari sarò io quella che se ne andrà per prima, ma so che nel momento in cui ci dovremo separare per sempre, avrò le mie mani nelle sue, ci guarderemo negli occhi e ci diremo: “Abbiamo avuto una vita bellissima. Ci vediamo a Casa” e scoppieremo a ridere, come forse non abbiamo fatto mai.
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