“Durante la notte nessuno dei due muove un muscolo. Restate sdraiati inerti come due sassi. Questa posizione è nota anche come ‘sesso coniugale’”. Rido, e di gusto, anche. Questa è una delle chicche che ho letto di sfuggita, ma continuando nella lettura ne trovo altre, ugualmente divertenti e altrettanto vere. Oggi mi è stato recapitato a casa questo libro dalla copertina azzurra e invitante dal titolo ‘Matrimonio. Un manuale di sopravvivenza’, edito dalla DeAgostini, e l’ho trovato un pensiero graditissimo: primo, perché non riesco a smettere di leggerlo; secondo, perché la copertina ricorda un bel ghiacciolo all’anice, con quell’azzurro che fa cielo e che fa mare, una lettura rilassante, insomma. Un trattato semiserio dove l’autrice Tessa Clayton mette alla berlina un’istituzione seria come il matrimonio, non inteso come cerimonia e giorno dei festeggiamenti, no: tutto quello che ne viene dopo, “finché morte non ci separi”.
Una serie di luoghi comuni di cui tutti abbiamo sentito parlare, ma di cui nessuno osa parlare: il sesso che latita come l’acqua nel deserto dopo aver pronunciato il fatidico sì; lui che non sa nemmeno infilare i calzini nell’oblò della lavatrice, figurarsi farla partire; la suocera che si teme manco fosse la filaria… tutti descritti attraverso citazioni, interviste a coppie sposate, stralci di vita vera e teorie sarcastiche. Tutto così ironico, ma così vero: perché se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che l’amore non è universale né perfetto. L’amore che potrebbe andare bene a me, potrebbe non essere abbastanza per la coppia che mi siede accanto in metro. E soprattutto, la coppia in cui non si litiga mai, in cui lei ha sempre tutti i capelli a posto e lui è sempre impeccabile, in cui è tutto un puccipucci o un ciccicicci… beh, diffidate perché non sono reali.
Le coppie che conosco io sono quelle che si urlano dietro l’impossibile, ma che subito dopo si cercano; che quando dormono insieme, uno russa l’altro parla; in cui lui la trova bella lo stesso anche se indossa il pigiamone di flanella; in cui lei lo trova bello lo stesso se lui ha la barba di sette giorni; in cui lui non sa fare la lavatrice, ma lei glielo insegna; in cui lei non segue la contabilità di casa, ma si informa lo stesso. E si amano, pur nell’imperfezione, perché cercano sempre e comunque un modo di ridere di se stessi e dei loro difetti. E si amano, e ridono tanto.
Joanne Woodward, splendida attrice, moglie di Paul Newman, disse del suo matrimonio con uno degli attori più belli di Hollywood: “Dopo un po’ l’attrazione sessuale diminuisce e la bellezza appassisce, ma essere sposate a un uomo che vi fa ridere tutti i giorni, ah, questo sì che è un gran piacere”. Capitò anche a loro, due bellissimi di Hollywood, di non battere chiodo, quindi, ma rimasero sposati per cinquant’anni. Un segreto condiviso anche dalla sbirulina Sandra Mondaini, che del suo matrimonio con Raimondo Vianello disse: “Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose”.
Allora forse il trucco per restare insieme a lungo è non prendersi troppo sul serio: non incazzarsi se lui si stravacca sul divano davanti alla partita, così come quando voi rientrate dal giro di shopping con tremila pacchetti su ciascun braccio. Del resto, lo disse anche il rivoluzionario russo Bakunin: “Una risata vi seppellirà” e infatti, la formula del matrimonio recita alla fine: “Finché morte non vi separi”. Se si vuole affrontare il grande viaggio chiamato vita in due, tanto vale a questo punto farselo con il sorriso sulle labbra. Non fosse altro che per arrivare al grande trapasso, non dico tanto con un lifting da fare invidia a un’ingorda di botox, ma perlomeno felici di aver amato, quello sì.
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