Voi lo sapete che sapore ha la felicità? Lasciate che vi racconti una storia.
Oggi ho riaperto il pc dopo tanto tempo. Mi sono seduta, ho scritto, ho scritto tanto. Mi sono alzata dalla sedia dopo 8 ore felice, appagata, soddisfatta. Perché amo il mio lavoro, perché scrivere è la mia vita. Ho sofferto molto nei giorni scorsi il non poter lavorare con continuità.
L’altro giorno una mia collega amica mi fa: “Franci, se vuoi ti sostituisco io a scuola”. E io: “No, se ce la faccio, vado io, perché il lavoro mi fa sentire una persona normale”. Anche oggi, Teo si affaccia al mio studio, mi guarda con gli occhi sorridenti e mi dice: “Ho tolto il pigiama, ho lavoricchiato. Son felice”.
Il lavoro aiuta chi sta male, chi è in difficoltà, perché lo fa sentire ancora utile, buono a qualcosa. Vi prego, non decidete voi a priori che chi è in difficoltà non può consegnare un lavoro in tempo, non può fare un sopralluogo, non può scrivere un articolo, “perché stavi male, così ho pensato di non darti fastidio”.
Fatevi sentire, coinvolgetelo, aspettatelo: sarà lui a dirvi che non ce la fa. Ma non stabilite voi le sue possibilità. Dategli fiducia, regalandogli un po’ di normalità. Non parole, non frasi di circostanza: solo la vostra fiducia, che fa rima con felicità. Ché già poi ci pensa la vita a metterlo all’angolo. Uccide di più la terra bruciata, il silenzio, che si fa intorno che la malattia stessa. E voi, in questo, potete fare la differenza. Pensateci.

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