A me piace osservare. Dalle persone, dal mondo là fuori traggo sempre ispirazione per i miei pezzi, le mie considerazioni, le mie riflessioni, per migliorare anche. Osservo con curiosità e noto come tanti, quasi tutti, vogliamo dire la nostra, vogliamo farci notare, vogliamo attirare l’attenzione, senza però metterci al servizio degli altri. In una società che ci dà costantemente e abbondante spazio per dire la nostra opinione su tutto, ci sembra però di non essere ascoltati da nessuno in realtà.
Così come la notizia in prima pagina della morte sulla spiaggia di un bambino siriano desta scalpore per un giorno e poi basta, così anche per i problemi che ci riguardano: gridiamo nel vento le nostre preoccupazioni, chiediamo non tanto aiuto, quantomeno di essere ascoltati, ma dura lo spazio di un Like e di un commento. E poi, ciao, oblio. Sipario. Così leggiamo sulle bacheche gli sfoghi rivolti a destinatari senza nome, scagliati contro il nulla, convinti che chi debba raccogliere la provocazione raccolga. Ma è inutile. E questo non fa che alimentare la frustrazione di non essere ascoltati.
Tutto questo perchè si è persa la volontà di mettersi al servizio davvero dell’altro, di conoscerlo davvero, di andare oltre lo schermo, di mettersi in ascolto, di capire quali sono le ragioni del suo comportamento. La spettacolarizzazione di noi stessi e dei nostri dolori è un’arma a doppio taglio: si ha l’illusione di non essere soli, ma poi quando si fa la conta nella realtà, ecco la delusione. Si salta direttamente alle conclusioni, senza passare dal via, basandosi solo sugli elementi forniti nell’effimero mondo del virtuale, senza prima aver appurato di persona la situazione dall’altra parte, senza aver prima nemmeno chiesto: “Come stai?”.
Perciò, SeDici di voler essere ascoltato, prima mettiti in ascolto: torna alle radici, metti da parte l’ego reso ipertrofico dalle infinite possibilità di mettersi in mostra, spogliati dell’arroganza e dalla voglia di aver sempre ragione e mettiti davvero al servizio delle persone. Che spesso la nostra fame di voler essere ascoltati a tutti i costi è alimentata anche da una scarsa autostima o da una mancanza di attenzione da parte di chi amiamo di più e dovrebbe amarci di più. Giù i telefonini e giù anche la maschera: che la cosa più difficile è mettersi in ascolto di noi stessi. E per farlo occorre una grande consapevolezza e anche molto silenzio. Cominciando da un bip.

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