Natale è famiglia. Per me quest’anno non c’è Natale perché non c’è famiglia. La mia famiglia, quella che mi ero scelta, non c’è più e quella che c’è ancora, è disgregata da regole senza senso. Il Natale come lo conoscevo non esiste più. E a queste condizioni non mi interessa nemmeno più recuperarlo. Ma c’è una cosa che mi preme recuperare: l’onestà. Cercate di stare accanto a una persona perché volete stare con lei e non perché è la cosa giusta. Quanti che “a Natale vengo lì perché sei da sola, perché così stiamo insieme, perché se no che Natale è” o avran pensato “dai, chiamiamola a Natale perché poverina”. No. Ormai io nella mia solitudine ci sto bene e un Natale forzato come questo è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A volte, è vero, mi trovo a invidiare anche quelle coppie che seppur non amandosi, almeno avranno qualcuno con cui brindare. Ma poi mi dico che no, non…
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Vado avanti
Amore mio grande, sto cercando di andare avanti, sai? È sbagliato? Non so. Non son mai riuscita a vivere nel passato. Oggi in tanti han condiviso la nostra partenza di due anni fa per il Giappone, ma io no, perché tutto quello che abbiamo costruito in questi 18 anni insieme ce l’ho scolpito nel cuore e nella mente. Però non riesco a pensare al futuro: se nomino settembre ho una crisi di panico. Eppure fino a qualche settimana fa ero così carica e piena di progetti. Poi è subentrato l’epilogo cui nessuno pensava e ora ci sono responsabilità cui non ci si può sottrarre. Però questo mi fa star male perché la burocrazia mi sottrae l’entusiasmo e distoglie la mente dai pensieri belli su di te e questo mi dispiace. Cerco di andare avanti, ma tutto mi parla di te: alzo lo sguardo e vedo le tue magliette appese nell’armadio, in bagno ci sono le tue creme, in giardino la…
Ritorno alla vita?
A quanto pare domani si torna alla normalità, riapre quasi tutto, riparte la vita. C’è gran fermento da parte di molti, chi scalpita per tornare nei negozi, nei ristoranti, nelle botteghe. Io non mi sento pronta. Io potrei uscire, ma ho paura. E paura non ne ho avuta mai. Ma quando non ci sono regole chiare, c’è confusione. E laddove ci sono (poche) regole, vige l’anarchia. Perciò non c’è rispetto, e dove non c’è rispetto, non c’è tutela né libertà. Non è un Paese per fragili.…
Io sono quella
Quest’azalea era per Teo, è lui il testimonial di Airc. Io non sono malata di tumore. Io non sono un cazzo di nessuno. Però. Io sono quella che gli è stata accanto ogni singolo giorno di questi quasi 14 anni di calvario. Io sono quella che a ogni attesa dell’esito della tac mangia ansia e lacrime. Io sono quella che ha dormito per terra in ospedale. Io sono quella che l’ha aspettato fuori in sala d’attesa a ogni operazione. Io sono quella che la notte a ogni attacco di tosse violenta gli massaggia il cuore per calmarlo. Io sono quella che a ogni colpo di tosse corre a vedere come sta. Io sono quella in quarantena autoimposta da quasi tre mesi per evitare che ogni pericolo gli si avvicini. Io sono quella che ha messo in standby la possibilità di diventare madre, in attesa di condizioni migliori. Io sono quella che piange sotto la doccia per non farsi sentire. Io…
L’arte dei piccoli passi
Non sapere quando si potrà uscire di nuovo di casa. Non sapere quando si potrà andare in vacanza, per la verità non sapere nemmeno se ci si potrà andare. Disdire gli appuntamenti all’ultimo minuto. Rimandarli a non si sa quando. Domani potrò andare a far la spesa? Come saremo messi domani? Il benessere ci ha abituati a vivere proiettati costantemente nel futuro. La malattia ci costringe a vivere giorno per giorno. Perché domani non sai come potresti stare, dove potresti essere. Io e Teo ne sappiamo qualcosa. A questo vivere eternamente nel presente, senza poter fare uno straccio di programma per il futuro, siamo abituati. Fa paura, è difficile, lo sappiamo. L’arte dei piccoli passi richiede molto tempo per essere assimilata. Ma se c’è qualcosa che possiamo imparare da questa situazione paradossale è proprio questa. Far tesoro dell’ora, dell’oggi: non c’è lezione più preziosa. [Now playing: “How soon is now?” – The Smiths]…
Il cancro è un dono?
Il cancro è un dono? Lasciate che vi racconti non una, ma la mia, la nostra storia. Questa è la faccia di due giovani, che la mattina stessa si sono dovuti svegliare alle 6 per recarsi in ospedale per l’esame che ogni tre mesi decreta una sentenza. Questa è la faccia di due giovani che hanno messo in attesa la loro esistenza, una vita in cui la musichetta in sottofondo suona all’infinito e non smette, non smette mai. La sua è la faccia di una persona stanca, trasfigurata dal dolore, sfinito dalle cure, che spesso vuole farla finita, ma che sempre continua a lottare perché sa che non ha scelta, se vuole rimanere qui. La mia è la faccia della paura nascosta da un sorriso, della sospensione, dell’attesa. Alla nostra età, quando i nostri coetanei frequentano gli ospedali per fare morfologiche o amniocentesi, noi attraversiamo il reparto di oncologia, per farci dire se c’è ancora un futuro. A volte ci chiediamo…
Lettera al futuro
L’altro giorno ho assistito a una festa di diploma. Sì, sapete quelle cerimonie in grande che abbiamo sempre visto nei film, dove Gwen Stacy fa il discorso motivazionale ai suoi coetanei e Chris McCandless salta sul palco a ritirare il suo diploma? Ecco. L’altro giorno ho visto tanta bellezza, e tanta speranza. Ho visto centinaia di giovani sfilare fieri sotto gli occhi dei genitori emozionati con i loro tocchi in testa, le loro toghe e sciarpe colorate. Poi li ho visti ritirare i loro diplomi, orgogliosi e fieri del percorso fatto fino a lì. Ho sentito dare risalto e merito a chi si è diplomato con la lode, applaudito con trasporto da tutti i presenti. Ho visto dei giovani essere messi al centro dell’attenzione di una comunità. A questa scuola vorrei dire grazie. Grazie per aver sancito con solennità uno dei passaggi più importanti e fondamentali nella vita di questi ragazzi, quello all’età matura. Per loro rimarrà sempre magari in…
Il cielo stellato dentro di te
«Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’universo». Così diceva il grande Dalì circa un secolo fa, così è vero anche per noi oggi. Guardiamo le stelle per sognare, per esprimere i desideri, per fantasticare, per raggiungere coloro che sono lontani e coloro che adesso abitano su quelle stelle. Guardiamo il cielo per ridimensionarci, ma anche per aspirare all’immenso; guardiamo il cielo per guardarci dentro, per esplorare gli angoli più reconditi della nostra anima. Guardiamo il cielo per capire dove vogliamo andare, per ricominciare a respirare, per concentrarci sui nostri sogni. Mercoledì ho visto le stelle, le ho viste che era di pomeriggio. Le ho viste nitidamente: erano tante e punteggiavano un cielo blu scuro, scuro come la notte. Erano piccole ma dai contorni precisi. Non disegnavano nessuna costellazione, ma dentro ci si leggeva comunque il destino: un destino all’inizio dichiarato avverso, Saturno contro, quelle cose lì che capiscono…
Facciamo festa
«Ho una malattia, ma non sono malato. È questa malattia che mi ha fatto entrare nella mia dodicesima stanza. Era buia. Per il solo fatto di esserci entrato, ho disimparato tutto: a parlare, camminare, suonare. E poi ho imparato tutto di nuovo. È come se fossi rinato. È stato sulla sua soglia che hanno cominciato a sbocciare delle cose, a cadere delle reti. […] Non ho più guardato al futuro, solo alla fine della giornata. Fa paura, il futuro. Fa paura pensare di averlo, e per questo ho imparato a ridisegnare il mio orizzonte. So che il mio corpo cade, e io cado. Si dice che se si cade ci si rialza, ma io non lo so se un giorno mi rialzo più. Però non mi importa. Non è una difesa, davvero non mi importa. Io sono fortunato: ogni giorno che ho guadagnato, ogni sguardo che ho ricevuto, ogni affetto che ho saputo dare, ogni piatto che ho cucinato è…
Piccoli gesti
Piccoli gesti. C’è bisogno di piccole cose, di un pensiero in pillole per sentirci amati, vivi. Più volte in questi giorni, mi è capitato di leggere su Facebook status di miei amici che invocavano piccoli gesti, un segno, un accenno per ritrovare la fiducia di andare avanti, nella vita e in una storia. Perché è dalle cose piccole che si può partire e fare la differenza. Le cose grandi spaventano, abbiamo bisogno di segni a misura d’uomo per non sentirci scoraggiati da subito. Spesso, anche in una storia, le promesse grandi possono spaventare: il per sempre viene rifuggito perché troppo impegnativo, così anche il matrimonio, troppo formale. Allora, perché non partire dalle cose piccole, dai piccoli passi, fatti uno per volta, con calma senza fretta? Spesso ci proiettiamo con ansia e spasimo in un desiderio affannato di futuro, rischiando così di appannare il presente. Un errore che ho fatto anch’io in passato: pensavo, volevo, desideravo un domani, quando invece trascurando…