Gennaio è finito. Un eterno lunedì. È andato bene fino a metà, poi è cominciata una salita faticosa, pericolosa, come di un vagone di una montagna russa ormai usurata che sai che al primo giro della morte si staccherà dai binari. Ho fatto i conti con me stessa, io che non ero brava in matematica. Non so se li ho pareggiati, mi sembra che dare e avere nella mia partita doppia non coincidessero. Ma tant’è. Ho realizzato che sono una fallita. Ho fallito laddove credevo di potercela fare. La mia storia d’amore è stato il mio fallimento più grande: non ho più lui, non ho più noi. A tratti non ho più nemmeno me stessa. Nessuno si lancia da una rupe, sapendo che l’elastico del bungee jumping è stato in parte tagliato. Cosa credevo? Che il nostro amore avrebbe vinto la forza di gravità? Che il peso non avrebbe staccato del tutto l’elastico? Sono una fallita, ma non mi ci…
Tag Of questa è la mia vita
Jaguar
Amo guidare. Se posso, guido io. Amo farlo tenendo la sinistra a ore 12 sul volante e la destra sul cambio. Guida sportiva, da maschio, da chi vuole avere il controllo. Dovessi rifare l’esame di guida oggi verrei bocciata. Non è sicura, dicono. Ma fa sentire sicura me. Piede pesante sull’acceleratore. Amo la velocità. Amo sorpassare. Tanti anni fa ero alla guida di una macchina sportiva nera, col poggiolo per il braccio. Mano a ore 12, l’altra sul cambio. Ricordo che un mio amico, seduto al mio fianco, mi disse: “Ti si addice, Franci. Sei nel tuo. Sei così”. Io allora non capivo. Mi sentivo adatta a una Seicento. Mi sentivo una Seicento. Una vita a essere quella scontata, che non ti lascia mai a piedi, quella giusta che fa sempre la cosa giusta… A lungo andare non ti senti preziosa, un lusso. Oggi autostrada deserta. Alla radio i Muse cantano “They will not control us, we will be victorious”.…
Io sono Francesca
Ognuno ha i suoi modelli cui ispirarsi. La mia eroina non sta sui libri di storia, ma è stata e continua a essere una femminista a modo suo. Si chiama Carrie Bradshaw e quando comparve sugli schemi 23 anni fa, io ero ancora troppo piccina per coglierne il senso. Recuperai qualche anno dopo e ne rimasi folgorata: è grazie a lei, se ho deciso di seguire il mio cuore, diventando giornalista di costume e abbandonando un posto sicuro in Comune. È grazie a lei se ho speso millemila euro in scarpe, borse e vestiti. È grazie a lei se ancora oggi sogno di avere la mia rubrica sull’amore e il sesso su un quotidiano o una rivista (e l’avrò, lo so). Anni fa la mia allora caposervizio – oggi carissima amica -, intuendo la mia affinità col personaggio di Sex and the City, mi fece uno dei regali più belli mai ricevuti: la catenina col mio nome in corsivo, identica…
Fame di vita
Ad aprirmi i barattoli e i vasetti da sola. Che devo sempre portarmi il cellulare appresso in casa, perché se mi faccio male potrei rimanere lì senza che nessuno se ne accorga. Che son caduta dal duecentesimo piano, come il Falling Man delle Twin Towers, ma io sono ancora viva. Che se mi schianto dal 50esimo, chi se ne fotte. Che è bello dire no quando non voglio qualcosa. Che la tua assenza non è più mancanza, ma presenza. A ballare quando ne ho voglia e a cantare a squarciagola e a urlare vaffanculo dal balcone quando è giusto per me. Che non pensavo potessero mancarmi così tanto i concerti. E gli abbracci. E i baci. E il sesso. Oh sì, anche il sesso. Che l’amore che mi faccio spesso ha a che fare con il corpo, ma sempre ha a che fare con la mia mente. Che gli orgasmi più belli li ho provati con le parole: lette, ascoltate,…
Diversa, non per questo peggiore
Mi son svegliata stamattina e già avrei dovuto capire che sarebbe stata una giornata felice. Ho aperto gli occhi, ho guardato la sveglia: sono riuscita a dormire fino a tardi, le bimbe erano ancora addormentate. Sono rimasta nel letto, sotto al piumone per un’ora, non mi capitava da secoli. Dio, che bella sensazione. Primo regalo di Natale. Tè, telefonate delle mie amiche più care, auguri. Mi metto a lavare i piatti, il mio momento di ricongiunzione. Credo di essere l’unica a cui piaccia, quei movimenti meccanici, senza senso, mi aiutano a rimettere in ordine i pensieri. Accendo la mia playlist. “Listen to the wind blow, watch the sun rise”, fuori tira vento davvero, la canzone perfetta. Secondo regalo. Me la godo fino in fondo. Il giro di basso mi percuote le viscere. Dio, che bella sensazione. Vedo mia sorella. Scartiamo i regali. È così che a Natale si misura l’amore, no? Io l’ho sempre misurato in persone. Mi manca qualcuno,…
Mancarsi
Ieri Carlotta durante la diretta mi ha chiesto cosa stessi leggendo in questo momento. Eccoti. 89 pagine diluite in quasi due settimane. Di solito 89 pagine le leggo in due ore. Ho dovuto “sentire” dentro di me quando era il momento giusto per aprirti perché anche solo dalla sinossi mi parlavi di cose a me familiari. Prime 10 pagine: ti richiudo e piango, forte, perché nessuno ha mai saputo esprimere a parole la mia condizione di adesso. Non so se riesco a continuare. Ma sento che devo. Nicola è vedovo, come me. Irene è divorziata, se n’è andata da un marito che non ama più, inseguendo un brivido a fior di pelle. Chissà perché non mi stupisce che sia una donna a prendere questa decisione. Frequentano lo stesso bistrot, ma non si incontrano mai. Eppure sono destinati a riconoscersi. Destino o affinità. Lui racconta della me di prima, lei della me di oggi. Ogni riga è un fremito. Un libro…
Onestà prima di tutto
Natale è famiglia. Per me quest’anno non c’è Natale perché non c’è famiglia. La mia famiglia, quella che mi ero scelta, non c’è più e quella che c’è ancora, è disgregata da regole senza senso. Il Natale come lo conoscevo non esiste più. E a queste condizioni non mi interessa nemmeno più recuperarlo. Ma c’è una cosa che mi preme recuperare: l’onestà. Cercate di stare accanto a una persona perché volete stare con lei e non perché è la cosa giusta. Quanti che “a Natale vengo lì perché sei da sola, perché così stiamo insieme, perché se no che Natale è” o avran pensato “dai, chiamiamola a Natale perché poverina”. No. Ormai io nella mia solitudine ci sto bene e un Natale forzato come questo è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A volte, è vero, mi trovo a invidiare anche quelle coppie che seppur non amandosi, almeno avranno qualcuno con cui brindare. Ma poi mi dico che no, non…
Le lacrime non macchiano
Avete presente il libro delle risposte, quello che fai una domanda nella mente, poi lo apri e lui ti risponde, ma alla fine non ti risponde mai? Ecco, io quando ho bisogno di risposte metto su la mia playlist del cuore modalità random e la musica mi dà tutte le risposte che cercavo. Ma risposte vere. Tipo oggi mi ha insegnato che le lacrime non macchiano. Ed è vero. Nessuno se ne accorge quando le versi. Ma pesano: un cuore zuppo pesa il doppio. E raffreddano, come quando hai il costume bagnato sotto l’ombrellone e un brivido ti percorre la schiena. Bisogna mettersi al sole, per asciugarlo. Io oggi ho steso il cuore, cantando. Mi sento già meglio.…
Albero
Ore 9.40. Prima di uscire stamattina, inizio il nuovo libro che mi sono regalata. Arrivo a pagina 13, devo chiuderlo di botto. Ho un dolore all’imbocco dello stomaco. Forte. Mi viene quasi da vomitare. Porcatroia. Parla a me, parla di me. Quelle 86 righe sono un pugnale nel cuore. Comincio a piangere, non riesco a smettere. Avrei potuto scriverle io. È esattamente come mi sento ora, quello che sto vivendo. E che non so come spiegare. Non so se poi per il protagonista ci sia spazio ancora per l’amore. Non son riuscita a proseguire. Sono uscita di casa con un senso di inquietudine, di malessere che mi ha accompagnato per gran parte della giornata. È stata una giornata perfetta, poi. Piena di risate, di felicità, di piccole cose. Ore 21.40. Sono sul letto, occhi vitrei sul soffitto. Dal salotto canta Calcutta. Ritorna il malessere. Ripenso a quelle 86 cazzo di righe. Che poi – fanculo – me l’hai consigliato tu.…
Il mio canto libero
Sono fortunata. Perché non lavoro, amo visceralmente il mio mestiere, è tutta la mia vita. Ma ultimamente mi sentivo sfiduciata, svuotata, creativamente spenta. Poi si è riacceso qualcosa. Ho ritrovato lo slancio, la voglia. Soprattutto il mio cuore è tornato a battere per quello che ho sempre saputo fare meglio: raccontare storie. E stamattina sono incappata in delle storie meravigliose: potenzialmente solo delle interviste, poi man mano proseguiva il racconto, sentivo un filo rosso legarmi all’anima dell’altra persona. Siamo finite entrambe in pianto. Ma un pianto bello, grato alla vita, che ti ripaga facendoti incontrare le persone di cui hai bisogno al momento giusto. Poi ho avuto l’onore di ascoltare la storia direttamente dalla bocca di suo figlio di uno dei pubblicitari italiani più famosi e creativi di sempre, che negli anni Settanta diede vita a casa sua a una comune di artisti, in cui soggiornarono anche Mogol e Battisti: lì ebbe i natali “Il mio canto libero”. Le emozioni…