È stato qualche settimana fa. È successo, così, all’improvviso. Ho aperto l’agenda, lì dove segno i regali di Natale. I primi erano sempre quelli per te. Compleanno e Natale, mi andava via la tredicesima che non ho mai avuto. Ho richiuso l’agenda con un groppo alla gola che non ti dico. Ho realizzato che non ci sarebbe stato nessun compleanno. Il Natale sì, quello arriva sempre. Ma che cazzo di Natale, però. La tredicesima che non ho mai avuto sarebbe rimasta intatta. Per chi? Sono le 00.30 del 15 dicembre. Ho passato metà serata sul divano in silenzio a leggere un libro che mi parla di me senza di te, poi mi sono addormentata per la stanchezza, poi mi sono risvegliata di colpo e ho ricominciato a piangere, poi mi è venuto da vomitare. Fanculo, Teo. Non avevi alcun diritto di lasciarmi sola, non dopo avermi illusa che non l’avresti mai fatto. Mi avevi promesso che saresti guarito, che saremmo…
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Albero
Ore 9.40. Prima di uscire stamattina, inizio il nuovo libro che mi sono regalata. Arrivo a pagina 13, devo chiuderlo di botto. Ho un dolore all’imbocco dello stomaco. Forte. Mi viene quasi da vomitare. Porcatroia. Parla a me, parla di me. Quelle 86 righe sono un pugnale nel cuore. Comincio a piangere, non riesco a smettere. Avrei potuto scriverle io. È esattamente come mi sento ora, quello che sto vivendo. E che non so come spiegare. Non so se poi per il protagonista ci sia spazio ancora per l’amore. Non son riuscita a proseguire. Sono uscita di casa con un senso di inquietudine, di malessere che mi ha accompagnato per gran parte della giornata. È stata una giornata perfetta, poi. Piena di risate, di felicità, di piccole cose. Ore 21.40. Sono sul letto, occhi vitrei sul soffitto. Dal salotto canta Calcutta. Ritorna il malessere. Ripenso a quelle 86 cazzo di righe. Che poi – fanculo – me l’hai consigliato tu.…
Io sono sola
Sono qui sul divano sola, fisso il vuoto, inebetita, anestetizzata. Non sento più nulla. L’altra sera guardavo le scene più crude di “Ratched” e non provavo nulla, né paura né ribrezzo. Ho chiesto alla mia migliore amica se fossi diventata insensibile. Insensibile no, stanca forse. Sembro forte, no, lo sono. Ma mi sono rotta il cazzo. E adesso che vorrei solo essere fragile e piangere e urlare, il dolore non mi scende dagli occhi. Perché non me lo posso permettere. Perché non ho nessuno qui al mio fianco che mi può sorreggere se mai avessi un crollo psicologico, se mai dovessi svenire, se mai dovessi vomitare. Perché chi mi ama potrebbe venire qui al mio fianco solo per comprovate esigenze, portando alcool entro le 18 e andandosene alle 22.59. Però il mio bisogno di essere fragile non è una comprovata esigenza, no. E devo mandare avanti la casa e pagare le bollette, ma non posso uscire di casa se non…
La dodicesima stanza
Ieri ho cominciato a piangere alle 7 e ho smesso alle 22, quando mi sono rintanata sotto le coperte, dicendo addio al mondo. Ieri, tra un dolore e un altro, ho appreso della morte di Ezio Bosso. Non lo conoscevo, non di persona e non bene quantomeno, ma ho pianto. La mia amica dice che la vecchiaia unita all’isolamento mi stanno aprendo le cateratte. Ma no, invecchiando, invece, sto imparando a piangere per ciò che lo merita davvero. Ed Ezio è tra queste. Ieri era una di quelle giornate in cui pensare che al mondo ci fosse anche una persona come lui, mi aiutava ad andare avanti. Invece no. Lui questo mondo lo ha lasciato. Lo conoscevo per quello che si può leggere e vedere di lui su Internet. Ma no, lo conoscevo in realtà anche per questo: 3 anni fa, un’amica di Teo e mia, insieme alle due sorelle, raggiunse Bosso, ai tempi direttore del Verdi di Trieste, e…
Tutti sotto un tetto
Questa è la torta che mi ha portato la mia mamma, fatta da mia sorella. Era tra la spesa che le ho chiesto di fare per me, io che non posso muovermi di casa per nessun motivo. Mi ha lasciato anche una porzione del mio piatto preferito, il carpaccio di melanzane. Ieri sera l’ho vista per l’ultima volta, e chissà quando la potrò rivedere. Non sono una mammona, ma avere accanto la mamma in un momento del genere sarebbe di conforto. Sono rientrata in casa e sono scoppiata a piangere. Quanto vorrei la mia famiglia, ora tutta qui sotto lo stesso tetto. I miei genitori, ma anche i miei suoceri, e mia sorella. Come facevano una volta i nostri vecchi: abitavano tutti nella stessa casa, non c’era privacy, ma c’erano le fiabe, le chiacchiere, un piatto di zuppa calda tutti insieme a tavola, un abbraccio quando si era giù, i giochi giù in giardino. La nostra società del benessere ha…
Joker sono io
Sono uscita dalla sala profondamente turbata. Ammutolita. Sconquassata. Volevo piangere, ma non ci sono riuscita. Come quando attraversi un dolore troppo forte. Come quando attraversi un lutto. Ho avuto il magone per gran parte del tempo. Quando lo prendevano a calci, quando si prendevano gioco della sua ingenuità, quando nonostante tutto provava a credere ancora nel sorriso, nella speranza. È solo un film, il personaggio è appunto un personaggio, dei fumetti tuttalpiù. Eppure non riuscivo a non pensare a quanti vivono ai margini, reietti e derisi dalla società, spezzati e poi gettati, cui non resta che rimanere aggrappati alla propria dignità, e spesso viene tolta pure quella. Al punto che, non avendo più niente da perdere, non gli resta che provare a farsi giustizia da sé. Un film è solo un film, tutto resta circoscritto al grande schermo. Ma quando ti lascia un interrogativo che non ti dà pace, allora ha fatto un buon lavoro. Quante volte con un mio…
Fiore d’acciaio
Non sono la persona forte che tutti credono che sia. O almeno, non sempre. Nascondo così bene le mie fragilità che le mie richieste d’aiuto vengono prese sotto gamba, spazzate via da una risata o da una cazzata. Così diventano profondi abissi di tristezza dalla quale fatico a riemergere, perché peggio del non chiedere aiuto vi è solo un sos ignorato o sminuito. Domani è settembre, il mio mese preferito, il mio vero capodanno. Di solito, lo accoglievo con molto entusiasmo e tanti buoni propositi. Quest’anno i giorni che l’hanno preceduto sono stati carichi di riflessioni, pensieri e prese di coscienza. Non ho l’allegria né la cieca fiducia di un tempo, ma ho la consapevolezza. Mi sono vista allo specchio e non mi sono piaciuta, sono appesantita nel corpo e nell’anima. Così ho iniziato ad alleggerirmi: inanellando delusioni ho cominciato a fare piazza pulita. Via relazioni finite, via conversazioni sterili, via false aspettative. Ora il mio cuore è un parcheggio…
Assenza = presenza
“Ogni aereo, ogni macchina fotografica sono desideri che non sono stati concessi. A cosa è servito?”. Mogwai – Take me somewhere nice Erano anni che non avevo più i nonni. Un’assenza che si fa presenza. Ma avevo te, che mi amavi come fossi nipote tua. Ora anche tu hai deciso di incamminarti nel viaggio più lungo, tu che non camminavi più da tempo ormai. E ci lasci orfani di sorrisi accennati, di verità mai nascoste, del tuo carattere fintamente burbero. Teo mi diceva sempre che ci somigliavamo molto: schiette, veraci, a volte grossolane, ma mai capaci di mentire. E per questo mi volevi bene: perché amo Teo quanto lo amavi tu. Lo terrò da conto, come mi chiedevi sempre tu, puoi contarci. Ma anche tu dacci un occhio e continua a tifare Juve per lui, anche se di fianco a quell’interistaccio del nonno sarà più dura. Il rimpianto di non aver potuto condividere gioie più grandi ci sarà sempre,…