Finito. Finalmente, oserei quasi dire. Che cosa? Ma la trilogia più hot dell’anno, la più piccante. Sì, lo ammetto dovrei venire fustigata solo per il fatto di averlo letto, ma il primo libro mi è stato regalato, dunque non potevo non leggere gli altri: sono il tipo che se inizia una cosa, la porta fino in fondo. Conclusione: beh, potevo investire il mio tempo facendo altro, tipo dormire, per esempio, visto che stavo su di notte alzata, pregando che il supplizio finisse il prima possibile. Esagerata? Non credo proprio, visto che te lo vendono come il tassello mancante al puzzle della letteratura erotica, quando invece starebbe bene sugli scaffali delle librerie di fianco alla biografia di Cristina D’Avena. Io di erotico e di piccante, non ci ho trovato proprio nulla. A partire dall’autrice che poveretta, non è colpa sua se madre natura l’ha fatta così, ma avrebbe potuto mantenere un alone di mistero e non svelare la sua identità. Anche l’occhio vuole la sua parte, e che diamine. Che uno poi non è che si aspetta la stangona bionda e prorompente, però almeno una donna affascinante, piena di charme e viene da chiedersi se la gentile signora (che più che una maga del sesso ricorda Nonna Papera) abbia provato tutte le prodezze che descrive con il marito oppure sono frutto di un’attenta ricerca in giro per sex shop, unita a una fervente fantasia. Rabbrividisco in entrambi i casi.
Passiamo ai libri. Del primo avevo già accennato in uno dei precedenti post, dove mi chiedevo perché noi donne vogliamo sempre l’uomo stronzo al nostro fianco se poi non sappiamo gestirlo e annoveravo il tenebroso Christian Grey in questa categoria. Andando avanti con la lettura, vi dirò, lo preferisco in questa versione: negli altri due libri è un uomo perdutamente innamorato, tutto protettivo e svenevole, che per carità, io sono un’attiva sostenitrice dell’amore e dell’uomo premuroso, ma se mi presenti la trilogia come il bestseller proibito, manco fossimo nell’antica biblioteca dei monaci de ‘Il nome della rosa’, non mi puoi scadere dopo nemmeno 300 pagine nel melenso e nello stucchevole, perché a questo punto leggevo Nicholas Sparks o Danielle Steel. Insomma, tutta la storia è una promessa disattesa, non mantenuta, infarcita di scene di sesso alla ‘vaniglia’ (definizione che qui sta per normale), per sostenere una trama inesistente. Scene descritte pure male, senza il minimo pathos o climax: onestamente la Meyer in Twilight ha saputo fare di meglio. E ho detto tutto. Letta una, lette tutte, le potete tranquillamente saltare a piè pari: lei che lo provoca, lui che si eccita, la prende, la ribalta come un calzino, lei che viene – sempre! -, loro che si coccolano. Il tutto condito da espressioni come “la sua lingua esplora la mia bocca”, “la sua erezione preme contro di me”, “occhi ardenti”, ripetute metodicamente ogni volta nello stesso ordine, roba che ti fa rimpiangere di non esserti buttata sull’ultimo libro di Melissa P. Ogni tanto a lui torna quel guizzo malandrino che gli fa venire voglia di appendere lei come un salame o di legarla, manco fosse un arrosto, ma per il resto è tutto un ‘pissi pissi bau bau’, come in ogni storia d’amore che si rispetti, con l’unica differenza che lui è stra-bello, stra-ricco e stra-sexy e come abbia fatto lei, scialba studentessa universitaria, sbadata e ingenua, a conquistarlo e poi addirittura a sposarlo, davvero non lo so. Io sono ancora qui, dopo dieci anni, a tentare di convincere – ma con scarsi risultati – il mio fidanzato a fare il grande passo, e lei in qualche mese, si porta a casa il rampollo più ricco d’America. Misteri della fede.
Per concludere, tralasciando il linguaggio davvero povero e ripetitivo e una sintassi da brivido, bisogna riconoscergli però i colpi di scena, davvero ben studiati (se pensate che mi stia riferendo al finale del terzo libro, dove spiega chi voleva Mr Grey morto e perché, dopo vari inseguimenti e sabotaggi, siete fuori strada). Il primo? Quello dove lui si rifiuta di sottoporle e farle firmare l’accordo prematrimoniale, perché si fida di lei e sa che non lo sta per sposare solo per i suoi soldi. Tsè ciao: in America, dove praticamente ti fanno firmare una roba del genere per molto molto meno, l’autrice mi vuole far credere che un uomo – praticamente ricco sfondato, “Guadagno cento mila dollari al minuto”, confessa lui a un certo punto del racconto, e vi giuro che a mente non sono riuscita a calcolare quanto potesse guadagnare in un’ora! – risparmia alla sua bella questa cosa perché si amano alla follia e lui è sicuro dei sentimenti di lei? Scusate il cinismo, ma questo è troppo romanticismo persino per me. Che poi lei dimostri che sia realmente così, è un altro paio di maniche, ma sfido io chiunque a mettersi contro e lasciare un tale psicopatico, che ti fa controllare le mail, il conto in banca e il cellulare dal suo hacker, ti fa inseguire dai suoi scagnozzi per vedere dove vai e cosa fai e ti fa visitare privatamente da una ginecologa per obbligarti ad assumere la pillola. Molto meglio tenerselo come marito, tanto più che sa dove si mettono le mani e cos’è il punto G, mentre si fa l’amore.
Il secondo colpo di scena è la loro vita da sposati: sono una delle pochissime coppie che dopo il matrimonio hanno una vita assai più movimentata e appagante, che prima di sposarsi. Roba da non credere. A sentire tutti gli sposati, pare che dopo aver pronunciato la fatidica formula “Sì, lo voglio”, l’amore e di conseguenza, il sesso, subiscano un colpo apoplettico e siano indotti alla requie eterna. E io a ripetere loro: “Ma va, sarà perché non vi cercate più, non può essere così…”. Oh finalmente, una coppia che non la ferma nessuno, nemmeno due figli e due gravidanze (memorabile la scena in cui lo fanno selvaggio, nonostante lei abbia il pancione. E pensare che la maggior parte degli uomini ti vede come uno strano essere alieno, quando sei incinta! Figurati se viene loro la voglia di ‘farlo strano’!). Ora potrò andare in giro a raccontare che avevo ragione io sulla vita post-matrimonio. C’ho le prove. Ops, forse dopo che dirò che la coppia campione è la protagonista di ‘Cinquanta sfumature’ mi rideranno tutti in faccia.
Non mi resta che vedere la trasposizione cinematografica, sperando che non richiamino all’ordine il buon Rocco per la parte del miliardario sessuomane. Nel frattempo, ho bisogno di un libro agli antipodi, uno che mi faccia provare emozioni forti per riprendermi dalla delusione. ‘Colazione da Tiffany’ è il candidato favorito. E vi ho detto tutto.
“bhè” non esiste sul dizionario: be’ – “bene” troncato o beh -esclamativo, come “mah” ecc.
poi tutta la mia massima comprensione umana per avere letto quella roba (io no sono andata oltre i 2 capitoli di prova su iBooks), ma non vendichiamoci sulla grammatica. 😉
Touchè! Corretto immediatamente. Grazie Claudia per la segnalazione. 😉
“La curiosità uccise il gato”, così anch’io ho letto questa trilogia. Nulla da aggiungere, deludente. L’ho finita perchè come te, non mi piace lasciare un libro a metà.
Il vero colpo di scena sarebbe che lei per UNA volta non venisse… Almeno non dopo due colpi!
@sandra: già, deludente è la parola giusta. Tutto questo battage per una trilogia priva di carattere.
@Glamchic83: hai ragione anche te, l’ho trovato davvero strano! Appena la sfiorava… taaac! 😉
Un abbraccio a entrambe!