Quando ci si lascia, soprattutto se non è una decisione consenziente, ma una scelta subita da parte di uno dei due, attore passivo nel teatro della coppia, laddove lei ti dice: “Non provo più per te quello che provavo prima”, la reazione possibile o l’unica immaginabile è: urlare, spaccare tutto, insultarla e poi lanciarle un mucchio di anatemi, e poi ancora indirizzarle improperi irripetibili e poi rimanere incazzato con lei, perché era il grande amore della tua vita, e dove ho sbagliato io, e perché io non ero il tuo, e cosa ho fatto di male. E fanculo. Non si sa se si arriva mai alla completa riparazione del cuore, a una imparziale autoanalisi e a una piena consapevolezza di quello che si era insieme e di quello che si è diventati da soli, tale per cui poi può arrivare spontaneo il perdono e il recupero del rapporto con un’altra veste. O l’interruzione definitiva.
In settimana mi è capitato di emozionarmi come mai prima per un gesto compiuto da un mio amico (di cui ho parlato anche qui): una persona speciale, un compagno di sport e di vita, che nonostante i suoi 24 anni continua a darmi grandi lezioni di vita e farmi scoprire risvolti che non avevo ancora preso in considerazione. Laureatosi in fisica per la seconda volta, ha citato me, i nostri amici e la nostra squadra di pallavolo tra i ringraziamenti, una cosa importante, se si pensa che la tesi è frutto di un cammino: vuol dire che anche noi ne abbiamo fatto parte, diventando un tassello importante del suo percorso.
Rileggendoli l’indomani, però, l’occhio mi si è posato sopra il penultimo paragrafo: un grazie speciale, forse il più sentito ma anche il più sofferto: quello alla sua ex. Sei anni insieme, entrambi giovanissimi, ma per lui quel periodo deve aver significato tutto. Non che questo significhi che per lei non abbiano rappresentato nulla, ma tant’è. Me lo immagino lì seduto al pc, intento a trovare le parole giuste, a scrivere e poi a premere Canc, scrivere e poi Canc. O forse ha scritto tutto di getto, perché quello che ha scritto veniva dal cuore, l’unico depositario della verità. “Grazie per aver sempre creduto in me anche quando ero il primo a non farlo, grazie per avermi sempre supportato (e sopportato!) e soprattutto per avermi reso l’uomo che sono: se oggi credo ancora nella bontà delle persone è perché ho avuto il privilegio di conoscerti, e se ancora oggi sono un sognatore è perché quel sogno con te, per sei bellissimi anni, è stato realtà”.
Bontà, privilegio, sogno, bellissimi anni... È vero che sono passati già cinque mesi, ma queste parole non possono essere il frutto di un ragazzo così giovane. O forse sì? Che un ragazzo di soli 24 anni abbia capito come funziona e abbia da insegnarci come ci si comporta dopo la fine di un amore? Che la via giusta sia inizialmente stare sotto a un treno, ma poi tributare il giusto a chi ci ha aiutati a diventare migliori, anche se poi la persona che siamo diventati non corrispondeva più ai suoi gusti? C’è chi sostiene che se era vero amore, ora non avrebbe tutte queste belle parole da rivolgerle e se le avesse, allora vorrebbe dire che dovrebbe tornare a riconquistarla, a lottare per averla.
Davvero non so. Io in queste parole leggo tanta consapevolezza, tanta maturità, ma anche (ancora) tanto amore, tanto da accendere una città intera. Se davvero fosse così, allora gli direi: ehi, Amico, corri da lei, dille quello che senti e provaci, che un amore così bello non può essere sprecato. Ma intanto gli dico: grazie per avermi aperto gli occhi ancora una volta, per avermi insegnato che quando finisce qualcosa, non per forza dobbiamo finire di esistere noi stessi. Che l’amore non è una coperta corta: se tira lei da una parte, allora rimani scoperto tu, ma che può bastare per tutti e due. Nonostante uno dei due.
E allora ti auguro di trovare presto qualcuno con cui coprirti, su cui investire questo sentimento puro che hai in dono. Lo auguro a tutti noi, per riscaldarci in queste fredde giornate d’autunno, evitando di consumarci di rabbia, se le cose non vanno come diciamo noi, ma cercando di ringraziare per ogni piccolo sbaglio o sconfitta che ci ha reso persone migliori.
E’ brutto dire: -Mi ha lasciato!- Quando vai indietro con la memoria ti rendi conto che hai deciso tu e questo ti rincuora perché hai una buona considerazione di te; certo è che non ti sovrastimi, però contestualmente non offendi la tua intelligenza relegandoti nella parte della vittima; questa seconda opzione non mi tocca perché mi relaziono solo con persone che stimo sul profilo umano e questa resta una costante, difficile che mi deludano da questo punto di vista. Infondo non è difficile tenersi un uomo e sicuramente le prime delusioni dipendono dall’inesperienza, dunque non sono vere e proprie delusioni perché il capitolo “Come prendere un uomo” non ti deve interessare a tutti i costi… se alla prima esperienza avessi una certa consapevolezza della mia femminilità, con ogni probabilità, adesso sarei sposata e avrei come minimo due bambini! Lasciarsi è una cosa assolutamente positiva, vai incontro a te stessa e questa è la vera conquista: la maturità! Accade che il tuo carattere si tempera fino al punto che diventi talmente intransigente da non temere la solitudine e questo è fantastico… più impari ad essere tollerate e meno scenderai a compromessi con l’intolleranza di chi ti sta davanti perché il bisogno smetterà di essere una necessità e quindi sarai indipendente… questo vale anche quando sei innamorata per davvero: non hai rimpianti! Scusa se mi sono dilungata,
un saluto
Rossella
Mi piace questo tuo approccio positivo e analitico alla vita: grazie Rossella!
Un abbraccio 🙂