“Thank you India
Thank you terror
Thank you disillusionment
Thank you frailty
Thank you consequence
Thank you thank you silence”.
Alanis Morissette
Ieri era il quarto giovedì di novembre. Voi direte: embè? Era un giorno uguale agli altri: ho fatto la spesa, il bucato, sono andata a prendere la bimba a scuola etc. E invece no: mentre noi vivevamo una giornata di ordinaria follia, in America era il Thanksgiving Day: milioni di famiglie si sono sedute intorno allo stesso tavolo con i propri famigliari e amici e insieme hanno ringraziato Dio per quanto di bello e buono è capitato loro durante l’anno o nella vita in generale. Davanti ad un tacchino ripieno, ci si riconcilia, ci si confronta, si ritorna a scoprire il contatto fisico e umano in un’era di social network, si parla, si ride. Si vive. Ho sempre pensato che a tavola non si può mentire, ognuno si svela per quello che è: c’è quello taciturno che mangia di fretta e guarda sempre le posate; quello chiacchierone che finisce sempre per mangiare piatti freddi per quanto parla; quello curioso che non si perde un discorso ed è sempre proteso in avanti per captare ogni minima discussione e quello goloso, che non bada a niente e a nessuno, ma solo alle portate e le assaggia tutte! Amo le feste come il Natale, quelle che ti ‘obbligano’ a fare un passo verso il prossimo: a chiamare il parente lontano o che non sopporti per fargli gli auguri; ad andare a trovare i nonni anziani all’ospizio o all’ospedale per portar loro un po’ di conforto; a radunarti intorno ad un tavolo con tutta la famiglia per ritrovare il gusto dello stare assieme e lasciare fuori dalla porta la frenesia e i problemi quotidiani, almeno per un giorno. C’è chi la chiama ipocrisia, che queste cose andrebbero fatte ogni giorno: è vero. Ma pensiamo se non ci fossero queste occasioni, forse qualcuno non le farebbe mai.
Purtroppo nella nostra umana miseria, abbiamo bisogno di input esterni per cambiare rotta, per uscire dall’abitudine, per essere persone migliori. Che sia una malattia, una nascita, una festa, spesso non siamo capaci da soli di capire dove stiamo sbagliando e continuiamo imperterriti sulla nostra strada, senza guardare in faccia a nessuno, finché la vita non ci fa lo sgambetto e ci dice: “Ma dove credi di andare? Fermati!”.
Io amerei il Thanksgiving Day, se ci fosse anche in Italia: ma si può pensare ad un qualcosa di più bello che tante mani strette tutte assieme attorno alla tavola, dove ognuno ringrazia per qualcosa e augura il meglio a chi siede al suo fianco? Dire “Grazie” è la cosa più semplice al mondo, sei lettere, non costa che un respiro, ma quanto è difficile sentirlo in giro! Ormai si dà tutto per scontato, che tutto ci è dovuto, che non dobbiamo più meritarci niente, ma non è così. Si arriva a un certo punto nella vita in cui è fondamentale fermarsi, sedersi e ripensare a quanto ci è successo o succede ogni giorno intorno a noi. E dire grazie. Che siano piccole cose, come il sorriso di un bambino impiastricciato di gelato al cioccolato, o grandi, come una mamma che dà al mondo un cucciolo d’uomo, dobbiamo imparare di nuovo a dire grazie.
E allora, oggi è il mio personalissimo Thanksgiving Day, lo so non è il quarto giovedì di novembre, ma chi se ne importa? Ogni giorno è buono per dire Grazie!
Intanto, Thanks God It’s Friday, che non mi sembra poco. Oggi è venerdì, il mio giorno preferito: un’altra settimana è passata, piena di emozioni, soddisfazioni, lavoro e affetto, perciò grazie.
Grazie alla mia famiglia, che da sempre mi sostiene e mi supporta in tutto quello che faccio, credendo in me e nelle mie capacità; in particolare, grazie alla mia sorellina, che meno male che esiste, la sua presenza mi fa sentire sempre sicura e amata e l’essermi presa cura di lei quand’eravamo bambine, mi ha costretta a crescere, ad essere responsabile, ad essere meno viziata. So che non sarò mai sola, proprio perché ci sarai sempre tu, perciò grazie.
Grazie a Teo, l’amore della mia vita, l’uomo che mi ha costretto a rivedere molte mie posizioni, a smussare gli spigoli del mio carattere, a spendermi per gli altri senza aspettarmi nulla in cambio, a credere in un domani, perché il futuro esiste, a credere in me stessa, quando volevo mollare tutto, ad amare, insegnandomi che l’amore non è quello che ci aspettiamo noi, ma è imparare ad amare anche quello che non corrisponde ai nostri desideri. Ci aspetta una vita insieme, fatta di sorrisi, complicità e attesa di cose belle: non vedo l’ora.
Grazie agli amici, quelli veri, quelli che ci sono sempre, che non sono invidiosi, ma che gioiscono con te delle tue gioie e ti sostengono nei giorni di dolore; quelli che sanno sempre dire la parola giusta al momento giusto e sanno essere al tuo fianco, senza esserci fisicamente, quelli che sanno essere forti per te, quando tu proprio non ce la fai, o che ti sanno rimettere in carreggiata quando stai sbandando, quelli che ti danno speranza, quando tu vedi tutto nero. Voi sapete di chi sto parlando, perciò a ciascuno di voi: grazie!
Grazie allo sport, in particolare alla pallavolo, ma soprattutto alla mia squadra: sono anni ormai che gioco e penso che non potrei fare altro nella vita, non potrei andare a giocare da nessun’altra parte. La pallavolo è un tassello importante del mio puzzle: in campo si impara a stare al mondo, insieme agli altri, a unire le forze per uno scopo comune, a non mollare mai, anche quando sembra che la partita sia finita. Se ho imparato due cose nella vita, quelle le ho imparate in campo: la prima è che non è mai finita, finché non è finita; e la seconda è che se vuoi capire com’è fatta una persona, allora devi vedere come si comporta in campo. C’è il simulatore, il disonesto, l’agonista, il menefreghista, l’entusiasta… Raramente un uomo è diverso da come si comporta sul ring, nel diamante o in un campo da calcio. E poi, grazie VDB: qui ho trovato una famiglia, la mia dimensione, la serenità nei momenti no e molti dei miei amici. Non basterebbero due vite per dirti grazie!
Grazie al mio lavoro: sgangherato, precario, frenetico ma tanto bello! Penso che non potrei fare altro nella vita: scrivere è tutto per me, un modo per esprimere quello che ho dentro, per comunicare il mio mondo e i miei valori, per dare la mia interpretazione della realtà. Grazie allora a Denise, Lorena e Fabiana: tre professioniste eccezionali, i miei tre modelli cui ispirarmi quotidianamente. Tre donne che mi hanno convinto a proseguire su questa strada nonostante le difficoltà solo con il loro esempio, la loro abnegazione e la passione per quello che fanno. Voi avete creduto in me per prime e io non potrò mai ringraziarvi abbastanza!
Un grazie va anche alle cose brutte, nel mio caso voglio davvero ringraziare la malattia e la morte. So che sembra paradossale, ma ci accorgiamo del valore delle cose belle proprio quando ci vengono a mancare. Quest’anno e in quelli passati sono mancati affetti importanti nella mia vita, punti di riferimento assoluti per me: ora che non ci sono più la loro assenza pesa tremendamente, ma ho sempre nel cuore i loro insegnamenti e nella mente il loro esempio e questo rende il mio passo più sicuro. Grazie anche alla malattia: è nel momento della prova più difficile, che viene fuori il carattere. Il mio è stato ampiamente temprato, ma ora sono felice, perché sono una persona nuova, più matura e consapevole dei miei limiti e delle mie capacità.
Grazie alla fede: credere in qualcosa o in Qualcuno mi ha aiutato ad andare avanti quando mi sembrava di non farcela, a non crollare o a non perdere la speranza, quando sembrava che non ci sarebbe più stato nulla da fare. Accettare che siamo limitati o che molto di quello che ci succede non dipende da noi e affidarci nelle mani altrui, non ci rende più deboli, solo più saggi e meno arrabbiati, perché consci che da soli non siamo niente e non possiamo niente, se non cerchiamo l’Amore dentro di noi.
Potrei proseguire la lista all’infinito, perché avrei tanto per cui ringraziare, ma vorrei concludere così, con una frase dalla canzone ‘Grazie alla vita’ di Gabriella Ferri, edizione italiana di quella della cantante Violeta Parra, che mi sembra riassumere bene il tutto: “Grazie alla vita | Che mi ha dato tanto | Mi ha dato il sorriso | E mi ha dato il pianto | Così io distinguo | La buona o brutta sorte | Così le sensazioni che fanno | Il mio canto”.
E’ sempre bello leggere i tuoi post! Tutte queste cose ci rendono veramente ricchi! Quando viviamo con Amore siamo sempre ricchi e anche se qualcosa non va per il verso giusto si aggiusta con il tempo! Un saluto
Ed è sempre bello leggere i tuoi commenti, Rossella. Grazie davvero di avermi letta e di aver condiviso con me il tuo pensiero. Grazie!