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ottobre 24, 2014

Quello che ci frega

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Quello che ci frega è l’aspettativa. Nella vita, dico. E anche nei rapporti. Ci incontriamo, ci annusiamo, ci intendiamo, ci innamoriamo, e investiamo una grossa parte di noi, convinti di essere ricambiati alla pari. E invece. “Quello che volevo come sempre non c’è, solo un po’ d’amore che diventa polvere…”, cantava qualche anno fa il buon Cremonini. E come dargli torto, anche se qui sembra che quel ‘come sempre’ lasci intendere a un’abitudine. E comunque, se ci ha scritto su una canzone, allora vuol dire che non ti ci abitui mai.

È l’aspettativa che ci frega. Quell’aspettare ricolmo di speranza, quell’andare avanti convinti di qualcosa che forse è solo nella nostra testa, quel coraggio che ci prende di fare la cosa giusta, sperando che ad azione corrisponda un’azione uguale. Ma è scritto nella dinamica che può esistere anche la contraria, solo che tendiamo a non prenderla mai in considerazione. Strani esseri siamo noi umani: conosciamo tutte le possibili conseguenze, ma siamo propensi a scegliere sempre l’opzione che ci fa più comodo, quella che ci dona una luce da seguire. Salvo poi cascare nel buio, facendo fatica a riemergerne. Sì, perché la buca ce la scaviamo noi con le nostre stesse mani, adducendo agli altri cose che loro non hanno mai detto di voler fare o promesse che non hanno mai detto di saper mantenere. Eppure ci piace credere che sia così.

Mandiamo un messaggio, conoscendo già la risposta, ma aspettandocene una diversa; attendiamo l’estate, confidando in giornate piene di sole e caldo, quando i meteorologi ci avevano già avvertito che sarebbe stata una stagione piovosa e accidentata; ci aspettiamo il sostegno di quell’amica in un momento di particolare difficoltà, in cui dovresti ricevere senza chiedere o maggiore considerazione per quello che credevi ci fosse tra di voi, ma lo credevi, appunto.

E poi subentra la delusione, che se lasciata macerare, allontana, divide, diventa indifferenza. Che hai voglia a giustificare e a spiegare e a parlare, l’unico modo per scacciarla sarebbero i fatti. Ché non c’è niente di peggio che sentirti dire: “Ma era tutto nella tua testa, io non ho mai detto che…”. E allora che si stava insieme a fare?

È l’aspettativa che ci frega. Perché ci fa sentire inadeguati, mai contenti, pretenziosi, saccenti, sedicenti. Ma poi a conti fatti forse è l’altro che era troppo poco per noi e non noi che ci aspettavamo troppo da lui. Dicono che un buon metodo per superare la cosa è quello di ridimensionare la delusione: ma a quel punto si rende necessario ridimensionare anche l’aspettativa, e inevitabilmente il rapporto.

Credo, alla fine, che l’unico modo per andare avanti sia quello di valutare quello che davamo noi: se pretendevamo molto, senza dare molto in cambio, allora è anche colpa nostra e c’è margine per migliorare, da soli e insieme; ma se ci aspettavamo molto, avendo dato molto o tutto in cambio, e questo molto non è arrivato, allora è inutile continuare in un rapporto a senso unico. L’unica è tornare a investire: sì, ma su noi stessi, per essere pronti a ricevere chi ci apprezzerà per quello che siamo, senza approfittarsene. Senza guardare indietro mai. Per non far sì che, come cantava Niccolò Fabi, “pensando a quello che perdevo, non ebbi mai quello che volevo”.

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by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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