Caro Babbo Natale,
eccomi qua! Mi ero ripromessa di scriverti prima, ma tra lavoro, impegni vari, cene e incontri, non son riuscita. Poco male, quello che voglio chiederti è qualcosa che mi puoi portare con calma, non per forza il 25. Quello che ti chiederò ha poco o nulla a vedere con le cose materiali, non mi sono mai interessate molto, non si diventa ricchi con quello. Quindi, lasciami dire, che forse la mia lista è un pochino più impegnativa: perché a portarmi il nuovo iPhone mi sa che ne sei capace, ma come si fa quando si tratta di cambiare i cuori delle persone? Be’, comunque io ti scrivo lo stesso le cose che vorrei, vedi te cosa riesci a fare.
Partiamo dalle cose semplici: vorrei che le persone la finissero di vivere con la tecnologia attaccata al culo! Con la scusa del lavoro, passano tutto il tempo appiccicati all’iPhone o all’iPad, salvo poi sbirciare e scoprire che son su Facebook! Vorrei, quindi, che quando si parla, l’altro ti ascoltasse e ti guardasse negli occhi, dandoti il rispetto che meriti e importanza a quello che dici, invece di giocare convulsivamente con le caramelline.
Vorrei più rispetto sul lavoro: una risposta se mando una mail, un “Ti richiamo!”, se ti ho cercato e non ti ho trovato, una fattura saldata per tempo se ti ho consegnato il lavoro per tempo. Sarebbe tutto più semplice se ci fosse maggiore trasparenza e onestà reciproca. Già è difficile trovare lavoro al giorno d’oggi, non complichiamoci anche il lavorare!
Vorrei che le persone non se ne fregassero del prossimo e imparassero a ringraziare di più: se fai le cose per loro, ne godono senza dire grazie; se non le fai, è uguale, passeranno oltre senza rendersi conto di quello che manca, quasi gliene fregasse di meno se c’era o no prima. Ma fare le cose per gli altri costa impegno e fatica e se solo capissimo che niente ci è dovuto, alzeremmo il culo prima per andarci a prendere un po’ di felicità là fuori.
Sempre collegato a questo discorso, vorrei che la gente fosse meno egocentrica, tutta presa a lamentarsi della propria vita, da non accorgersi magari che il prossimo ha davvero bisogno di te. A guardare nel nostro orticello, ci pare sempre di non avere mai abbastanza: se si ha un lavoro, “Eh, ma mi fan lavorare fino alle 21!”, se si ha una casa, “Eh, ma c’è sempre manutenzione da fare!”, se si ha un compagno, “Eh, ma com’è difficile andare d’accordo!”, se si ha la salute, “Eh, ma ho sempre mal di testa, sai!”. Siamo l’unico essere vivente che la vita non gli va mai bene così com’è, vuole sempre di più, di più, di più… Ma per cosa, che poi non lo sappiamo gestire? Non sapremmo riconoscere un briciolo di felicità neanche se ce la prescrivesse il medico. Quindi, meno ingratitudine ed egocentrismo, più altruismo e semplicità!
Vorrei essere presa più in considerazione ed essere meno data per scontata. Di solito, le persone sempre sorridenti, sempre con la battuta pronta, sempre con una parola buona per tutti, vengono considerate come quelle che non hanno mai problemi, quelle un po’ cazzarone e spensierate. Pare infatti che per venire calcolati a questo mondo si debba per forza essere sempre incazzati, immusoniti, scostanti, scontrosi e cagacazzo. E invece, esiste anche un altro modo di vivere, magari che dà meno nell’occhio, ma non per questo che non merita attenzione e rispetto. Perciò esistiamo anche noi, esercito silenzioso del sorriso: ascoltateci di più, e magari, prendete anche esempio ogni tanto, se vi riesce!
Vorrei che le persone riprendessero a dire “Grazie, prego, scusi, tornerò” e anche “Ciao e buongiorno”, se proprio proprio ci sta… Ditemi, quand’è che abbiamo perso l’educazione, quand’è che siamo diventati così cafoni? Riprendere l’abitudine delle buone maniere è qualcosa che aggiusta la giornata non solo di chi se li sente dire, ma anche di chi le dice. Provare per credere.
Vorrei che le persone sorridessero di più: ogni giorno incontro decine di persone sempre con il muso, sempre tristi, sembra che abbiano la vita piena di disgrazie. In realtà, non sanno riconoscere le fortune che hanno, e questa secondo me è la disgrazia più grande di tutte, in effetti.
Vorrei che il mio Teo vedesse realizzarsi i suoi desideri: ha un paio di progettini niente male, talmente fighi, che sarebbe davvero un peccato se non vedessero la luce e il mondo non ne venisse a conoscenza. Quindi, su su, dagli una manina nel realizzarli: basterebbe qualcuno che rispondesse ai suoi appelli, che gli tendesse la mano, che avesse voglia di intraprendere la strada con lui per una collaborazione proficua e onestà. Il resto secondo me verrà da sé.
E infine, vorrei tanta tanta serenità per tutti coloro che amo, per la mia famiglia in primis: perché mi rendo conto che dalla loro serenità dipende la mia. Che tutti i loro sogni possano diventare realtà. Perché siamo niente senza gli affetti.
Ecco, Babbo, ho finito. Vedi te cosa riesci a fare. Intanto, come ultimo ultimissimo desiderio, ho questo: vorrei che voi tutti che state leggendo passiate un Natale felice, realizzando che tutto quello che troverete sotto l’albero sarà il risultato di quello che avete seminato durante l’anno, non tanto in termini materiali, quanto in termini umani. Perché tutto quello che riceviamo – pacchetti o sms, abbracci o sorrisi – non è mai la conseguenza di quello che compriamo, ma di quello che siamo, della parte che di noi doniamo al prossimo. E se riusciamo a essere dono per gli altri, non sarà Natale solo il 25, ma tutto l’anno.
Buon Natale e felicissimo 2015!
Come sempre dolcissima, pungente ed emozionante. Per chi ha voglia di mettersi in ascolto! Buone feste di vero cuore.
Grazie mille Barbara, leggo solo ora. Ricambio, augurandoti un 2015 speciale… come sei tu! Un abbraccio