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agosto 16, 2013

A casa

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Per voi, la casa dov’è? Essere a casa cosa vuol dire? Avere quattro mura intorno e un tetto sopra la testa, certo, ma forse per me è di più. In questi giorni ero a casa mia, ma non mi sentivo a casa. Ero insofferente, perché lui era via. È andato a Madrid per quattro giorni, una cazzata, è stato via per molto più tempo di così, ma stavolta era tutto diverso: lui che ha affrontato la paura di volare da solo, lui che è stato male là e non aveva nessuno che lo potesse aiutare, io qui preoccupata per lui a tenere tranquilla me stessa e sua mamma.

Ma forse non era nemmeno questo a rendere tutto diverso: forse è il fatto che ormai senza di lui non riesco più a stare, senza sapere che sta bene, che si sta divertendo. Mentre lui affrontava i suoi fantasmi, io affrontavo i miei: la paura di perderlo negli anni non si è affievolita, anzi; più capisco che lui è la persona perfetta per me, è la mia persona, più la paura aumenta. Ma è normale: quando la posta in gioco aumenta, aumenta anche la paura di perdere tutto. Quando è lontano da me, che siano solo i cinque km che separano il suo paese dal mio o sia l’oceano tra di noi, io desidero che sia felice, che stia facendo quello che gli piace, che stia sorridendo, perché così sono felice anch’io. Pur non vedendo l’ora di rivederlo al più presto, di riabbracciarlo forte.

Ché non c’entra il tempo e lo spazio che ci separa dalla persona che amiamo: potrebbero essere secondi, ore, giorni, mesi o anni, metri, chilometri o miglia, l’aumentare degli uni non necessariamente nobilita l’attesa. L’importante è imparare a sentire la mancanza, a non renderla un’abitudine, a non fare spallucce della nostra solitudine, ché non può essere la normalità per un cuore innamorato. È pensarlo in maniera così intensa di modo che il nostro pensiero lo possa raggiungere, è immaginarlo sorridere mentre si mangia un gelato per strada, così da poter sorridere anche noi, è tenere nel cuore tutte queste sensazioni, per poterlo abbracciare al suo ritorno con maggior forza, per riassaporare con più gusto la quotidianità.

Ecco cos’è essere a casa per me: gettarmi tra le sue braccia e poggiare la mia testa sul suo cuore, sentire il suo respiro irregolare, il suo battito accelerato e scoprire che va a ritmo con il mio. È non avere ancora un tetto tutto nostro, ma sapere che le fondamenta ci sono già, e sono belle solide. Che puoi stare in giro per il mondo quanto vuoi e sentirti a casa ovunque, ma non si è mai a casa davvero finché non si incrociano gli occhi di chi chiamiamo famiglia. Del resto, anche Jovanotti lo cantava tanto tempo fa: “Questa è la mia casa – la casa dov’è? – la casa dove posso stare in pace con te”. Tu sei qui ora, e stai bene. Ora sono a casa davvero.

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by Francesca Favotto | 7 comments
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7 Comments

  1. Filippo says:

    Sarò troppo geek, ma per me la casa è dove il mio Android si connette al wifi automaticamente.

    12 anni ago · Rispondi
  2. Filippo in versione vacanza says:

    Uno dei miei video preferiti, in tema con il post.

    https://www.youtube.com/watch?v=FbPtvFxUb60&feature=youtube_gdata_player

    12 anni ago · Rispondi
  3. Hortense says:

    Fortunata!!!! : )

    12 anni ago · Rispondi
    1. Francesca Favotto says:

      Già, lo credo anch’io! 😉 Grazie, continua a seguirmi. Un abbraccio!

      12 anni ago · Rispondi
  4. Filippo says:

    Ma se era a Madrid a divertirsi, che fantasmi stava affrontando?! Papa pappppapah

    12 anni ago · Rispondi
    1. Hortense says:

      Sei geloso?

      12 anni ago · Rispondi
      1. Filippo in versione vacanza says:

        No, non sono unt tipo geloso.

        12 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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