Lavorare insieme fa bene al matrimonio? Condividere la scrivania oltre al letto è deleterio per la coppia oppure non può che rafforzarla? Stavo leggendo un pezzo su Wired.it, scritto dal mio collega Simone, sulle otto regole per far sì che il lavoro in coppia non rovini il rapporto d’amore e mi sono posta queste domande non tanto per mia riflessione personale, quanto più perché è una situazione che mi interessa da vicino. Insieme a Teo, infatti, sto lavorando a un progetto che non solo potrebbe vederci lavorare a stretto contatto giorno per giorno, ma che anche prevedrebbe lui come mio capo. Follia? Rischio? Spesso ho sentito dirmi che portarsi il lavoro a casa o la casa al lavoro è roba da pazzi perché si rischia di mischiare i problemi della vita privata a quelli lavorativi e così non staccare mai dalle due sfere, creando una bomba pronta ad esplodere. Raccontando i nostri progetti lavorativi a una coppia di conoscenti che gestisce un B&B, la prima cosa che ci siamo sentiti dire è stata: “Vedrai com’è, vedrai… Siete coraggiosi!”.
Eppure. Eppure a me è venuto istintivo pensare a lui come mio primo collega, mi è istintivo coinvolgerlo in ogni mio progetto, mi è venuto istintivo lasciare a lui il posto di direzione nel nostro progetto, mettendomi al suo fianco, pronta a collaborare per far sì che tutto vada per il meglio. Ho il pallino per l’organizzazione e mi piace prendere le redini di ogni situazione, con tutte le responsabilità che comporta, ma adoro anche riuscire a far brillare con il mio aiuto le qualità delle persone che amo. E Teo ne è pieno. Vedo con quanta energia e ardore si sta dedicando a questo progetto, vedo la luce brillargli negli occhi quando ne parliamo, vedo la speranza di riuscire a riscattarsi da una situazione di svantaggio cui la vita purtroppo lo ha costretto. E sono così fiera di lui. E sono così orgogliosa di averlo al mio fianco. Saperlo lì anche mentre lavoriamo mi fa sentire più tranquilla, mi fa sentire protetta, so di avere un alleato in questo mondo di infamia e di disonestà che ormai è diventato il lavoro. So che insieme andremo lontano: io, lui e i nostri amici-colleghi faremo un lavoro con i controcazzi e non ce ne sarà per nessuno.
Lavoreremo spalla a spalla, in armonia, così come in armonia sono passati tutti questi anni insieme: a volte ci saranno diverbi e scontri, ma non mi spaventano. Del resto, siamo passati quasi indenni attraverso quattro tumori e quattro operazioni, cosa sarà mai qualche discussione qua e là?
Nel suo pezzo, Simone parla di rispetto, di fiducia, di definire i ruoli e di comunicazione chiara per far sì che il lavoro non danneggi l’amore. Beh, noi tutte queste cose le mettiamo già in pratica da molto, molto tempo. Del resto, sono anni che stiamo lavorando al nostro progetto chiamato vita: siamo ancora un po’ indietro, ma le fondamenta sono già state gettate e sono lì, solide e belle più che mai.
Amm…..i agli amici gestori di B&B di MarcionTown! 🙂
Ahahahaha! Mi fai morire! 🙂
È “brutto” leggere, da una ragazza giovane come te, che giudichi il mondo del lavoro infame e disonesto 🙁