Amore mio bellissimo,
sono andata ad Arese alla fine e ho trovato i pantaloni che avevamo preso insieme online, ma che non mi andavano bene.
Ci ho abbinato una maglietta bianca, che prima mai avrei preso, perché “troppo per me, ma poi quando la metto?”. L’ho presa perché secondo me mi dona, perché adesso la sento più mia. Così come ho comprato un paio di pantaloni zebrati: l’avresti mai detto? Ma mi va di osare, di provare qualcosa di nuovo per vedere se si abbina alla nuova me. E alla nuova me tutto questo piace.
Sei stato tu a spronarmi a uscire dal mio guscio. Mi dicevi: “Sei bellissima, scopriti, mostrati”. Eri tu a farmi quegli scatti maliziosi, ed eri l’unico a sapermi leggere dentro. Perché in quelle foto mi vedevo bella anch’io.
Mi hai educato alla consapevolezza di me stessa, a essere sicura di me perché non c’è davvero nessun’altra che può eguagliarmi. Mi dicevi che ero unica, che ero il tuo capolavoro e che adesso che ero come mi sognavi, ti faceva incazzare l’idea di non esserci più per godermi.
Mi hai fatto un regalo grande: mi hai insegnato l’amore per me stessa, perché sapevi che a breve avrei dovuto imparare ad amarmi da sola.
Son giorni che ossessivamente sento in ogni dove la canzone “Un dia” con Dua Lipa. Dice: “Un giorno mi amerai di nuovo, abbracciami di nuovo fino alla fine”. Mi fa pensare a te e mi viene voglia di ballare, proprio come quando ballavamo insieme in salotto.
Così ieri mi son messa a ballarla nel parcheggio, con i passanti che mi guardavano male, e oggi l’ho ballata da sola qui in casa. Mi fai fare cose strane, matte, quasi da non essere più me stessa, ma in realtà non sono mai stata più me stessa di così.
E ti ringrazio perché mi hai fatto capire due cose fondamentali. La prima è: scopritevi quanto volete. Perché voi non siete sua, siete vostre. E solo chi si appartiene, può decidere di farsi dono all’altro, altrimenti è appropriazione indebita.
E la seconda è: non trovatevi un uomo che vi cambi la vita. Trovatevene uno che vi insegni come si fa e vi spinga a farlo da voi.
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