Amo il mio lavoro. Da morire. Per un sacco di motivi che non sto qui ad elencare, ma principalmente per due: si scrive, e tanto. E si fanno un sacco di belle esperienze, durante le quali incontrare nuova gente e imparare nuove cose.
Insomma, non ci si annoia mai e un’ulteriore riprova di queste mie convinzioni mi è stata data settimana scorsa, quando mi è stato chiesto di partecipare di nuovo all’evento ‘Per tutti i gusti – Il giro d’Italia a tavola’, promosso dalla catena Starwood Hotels e coordinato da Carlo Vischi, direttore delle collane Trenta Gourmet di Trenta Editore e Immaginazione di Malvarosa Edizioni, a cui avevo già partecipato quest’estate (ecco qui il post). Questa volta però come inviata di Style e non come blogger, però poco importa: ho deciso lo stesso di raccontarvi la serata dal mio punto di vista, perché è stata un’esperienza molto interessante ed ‘illuminante’. Struttura ospite dell’evento come sempre è stato il ristorante ‘Il Canneto’ dell’Hotel Sheraton Malpensa, ma stavolta la regione protagonista non era più il mio amato Veneto, ma il vicino Trentino. Se uno dice Trentino, a cosa pensa di solito? Ai suoi paesaggi montani, alle sterminate foreste, ai suoi ottimi vini e alla tradizione culinaria di tutto rispetto, fatta di piatti semplici ma gustosi, come la polenta, il risotto al teroldego, i formaggi Dop e la carne salada. Ricette di origine povera, che ricordano la tradizione contadina e pastorale, e che stanno tornando in auge, anche per quanto riguarda i menu dei ricevimenti di nozze. Casöla, polenta e bruscitt, spezzatino, risotto ai funghi, grigliata di carne: contro la crisi, ecco arrivare in soccorso agli sposi moderni i piatti… di una volta! Ci avreste mai pensato?
Dovevo però immaginare che non sarebbe stato come me lo aspettavo: già l’altra volta, ero rimasta stupita di come gli chef protagonisti dell’iniziativa erano riusciti a riproporre in chiave moderna dei grandi classici della cucina veneta… e anche questa volta quelli del Trentino non sono stati da meno! Arrivati allo Sheraton, veniamo accolti da un aperitivo in grande stile, in cui l’olio extravergine e il miele la facevano da padroni: formaggio con il miele, verdura in pinzimonio, assaggi di polenta, speck e noci… tutto servito ovviamente in porzioni da finger food! Credo non mi abituerò mai a queste mono e miniporzioni: assaggi tutto, è vero, ma poi ti resta una gran fame. Per stuzzicare sono perfette, ma fare tutta una cena così… non credo resisterei! Finito l’aperitivo, ci siamo accomodati al ristorante, dove tutto era stato perfettamente preparato per una cena di gala: tavoli tondi, bicchieri di cristallo, sedie rivestite in candida stoffa bianca, abbinata alle tovaglie e come centrotavola, dei violini e un cesto di pane, fatto di pasta di pizza. Un’idea raffinata, che mi ha molto colpito: io che amo la musica, l’ho trovato davvero elegante. Ecco, forse prima bisognerebbe dare una controllatina alla lista degli invitati e depennare quelli un po’ sbadati… 😉 Seduti in quella sala, sembrava di stare a un vero matrimonio, mancavano solo i due festeggiati! E anche il menu non è stato da meno: oltre ad aver disatteso tutte le mie aspettative, le ha anche superate. Mi ero infatti preparata ad assaggiare pietanze a base di polenta o funghi… invece, mi sono trovata davanti piatti a base di pesce d’acqua dolce, come il coregone e il salmerino, specie che abitano anche il Lago di Garda, le cui sponde settentrionali entrano come un fuso nella regione trentina.
A parte la degustazione di formaggi tipici, che era l’unica cosa che avevo azzeccato, il resto è stata una piacevole sorpresa e mi ha fatto pensare a quanto spesso nel fare le cose o nel prendere decisioni, ci fermiamo solo a quello che già conosciamo o già sappiamo, senza andare oltre. Se mi avessero chiesto di preparare un menu tipico trentino, sarei andata a colpo sicuro su quelle due o tre ricette che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita, come i canederli, lo speck o la polenta. Ma avrei clamorosamente ignorato una parte preponderante della tradizione di quella regione, come la cucina che si è sviluppata intorno alla zona lacustre, per esempio.
Il mio consiglio allora è: nell’organizzazione del vostro matrimonio e in questo caso, del menu, sperimentate, esplorate, osate, senza paura di compiacere o deludere gli invitati, i genitori o chissà chi altro. Non fermatevi ai soliti piatti già visti e rivisti: prendete la tradizione e rivisitatela, oppure lasciatela così com’è, per stupire gli altri, ma soprattutto voi stessi. Effettivamente un piatto di polenta e bruscitt come portata da matrimonio è abbastanza rivoluzionario e trasgressivo come concetto. Quasi quasi al mio…
Del matrimonio continuo a conservare un’idea monumentale… incontri l’uomo della tua vita e tutto è in festa, una festa non comune e non replicabile per decenni fino a quando non si sposa tuo figlio: del mio matrimonio ne parlerà tutta l’Italia: sarà faraonico e tutto sarà alla luce del sole! Tanto le critiche ci sono anche quando è tutto sobrio: gli invitati vedono freddezza e calcolo! Se la sposa veste alla perfezione con l’abito di uno stilista famoso dicomo: ma guarda come si è vestita! Quando ti sposi per amore accadono due cose: tutti rosicano e criticano! Sarei ipocrita a dire: mi sposo in segreto su una spiaggia con due testimoni e poi mangiamo banane e lampone… questo è il mio pensiero, un saluto 😉
Brava Rossella! Ogni matrimonio dev’essere a immagine di sogno! Ti auguro solo il meglio, ma… aspetto le foto! 😉 Un abbraccio