L’altro giorno eravamo al parco, un normalissimo pomeriggio, di una normalissima domenica, in una normalissima città. C’era tanta gente normale, che faceva cose normali, come leggere un libro, prendere il sole o giocare a pallone con gli amici.
L’altro giorno lo guardavo. Lo fissavo come si fissa un miracolo. Come un bambino che sta muovendo il primo passo, da solo. Giocava a calcio con i nostri amici, una cosa normale che fanno le persone normali. Era una vita che non lo vedevo con un pallone tra i piedi. Le cure e il fiato corto non glielo permettevano. Ma l’altro giorno stava bene, l’altro giorno sorrideva. Era felice come un bambino, con il pallone tra i piedi. È bravo ancora, com’era bravo quando la malattia non era un fottutissimo niente.
Lo fissavo ammirata. E felice. Era un ragazzo normale, tra ragazzi normali. Mi è scesa una lacrima, come a una madre che vede suo figlio al saggio della scuola. Orgogliosa ed emozionata.
Che bella la normalità, ci pensate mai? Non sprecatela mai, rinnegandola o denigrandola. È bella la normalità, è proprio bella. Come un soleggiato pomeriggio di metà maggio, con un pallone tra i piedi a giocarsi la vita.
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