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gennaio 4, 2014

Una serie di coincidenze

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Una serie di coincidenze che trovano ordine nel puzzle cosmico. Ecco cosa sono stati per me gli ultimi giorni. Canzoni, avvenimenti, frasi, cui ora e solo ora, dopo aver elaborato la cosa, riesco a dare un senso.

Dal nulla, quasi tre settimane fa, compare nella mia testa una canzone di almeno una quindicina di anni fa, poco conosciuta, che avevo masterizzato su un cd pieno di altre canzoni più famose. Eppure. Proprio quella si è fissata nella mia mente ed è diventata un’ossessione, tanto che sono dovuta ricorrere all’ausilio di Internet e laddove anche l’onnipotente Google ha fallito, ho dovuto cercarla tra centinaia di cd impolverati. “My sacrifice” dei Creed: credo, sacrificio. Due cose interconnesse, legate a doppio filo. Perché se credi in qualcosa o in qualcuno, sei disposto anche a rinunciare a qualcosa, a tutto. Anche a farti da parte, a farti piccola, ad allontanarti. A modificare le tue abitudini, a fare un passo indietro. Se il prezzo da pagare perché l’altro ritrovi se stesso è farsi silenziosa presenza, amorevole assenza, allora lo fai. E non vuol dire che sia facile, che sia automatico, che sia naturale come bere un bicchiere d’acqua, ma lo fai, impari a farlo, perché c’è un bene che viene prima di tutto, che viene prima di noi stessi, ed è l’amore. E se l’hai ri-conosciuto, non puoi ignorarlo.

Ma quando l’assenza viene imposta, quando non è per scelta? Il primo dell’anno una mia amica ha perso la sua mamma e proprio ieri il pasticcere del mio piccolo paese si è accasciato e se n’è andato. In silenzio. Un inizio beffardo? Forse solo una lezione da imparare in tempo. Si passa tutta la vita a fare e disfare, a cercare di capire il nostro destino, a fare casino per non sentire il rumore assordante dei nostri pensieri, quando basta un attimo per andarsene in punta di piedi. In silenzio. Si inizia il nuovo anno belli carichi, con una vagonata di buoni propositi che non manterremo o che il giorno dopo avremo già dimenticato, quando invece si dovrebbe fare il punto sul qui e ora, perchè forse nel nostro destino, nel nostro futuro ci siamo già. E allora tutto questo dolore lo prendo come una benedizione, come un monito, un insegnamento: vivere il momento, imparando dal passato e senza assillarsi per il futuro. Il miglior proposito per tutta la vita.

“L’hai mai detto? Ti amo. Non posso più vivere senza di te. Hai cambiato la mia vita. L’hai mai detto? Fai dei progetti. Scegli un obiettivo. Lavora per raggiungerlo, ma di tanto in tanto, guardati attorno… Goditi ogni cosa. È tutto qui. E domani potrebbe non esserci più”. E ancora: “Il dolore può essere una cosa che abbiamo tutti in comune. Ma ha una faccia diversa per ognuno di noi. Non è solo la morte che ci fa soffrire, è la vita. Una perdita, un cambiamento. E quando ci chiediamo perché debba fare così schifo a volte, perché debba fare così male, dobbiamo ricordare che in un attimo può cambiare tutto. È così che rimani vivo. Quando soffri tanto da non riuscire a respirare, è così che sopravvivi. Ricordando che un giorno, chissà come, inspiegabilmente, non ti sentirai più così. Non soffrirai più così tanto. Il dolore arriva a tempo debito per tutti, a ciascuno il suo. Quindi il meglio che possiamo fare, il meglio che possono fare tutti, è cercare di essere onesti. La cosa più insopportabile, la cosa peggiore del cordoglio, è che non lo puoi controllare. Il meglio che possiamo fare è di accoglierlo e provarlo quando arriva. E lasciarlo andare quando ci riusciamo. La cosa peggiore è che quando pensi di averlo superato, ricomincia tutto da capo. E sempre ogni volta ti lascia senza fiato”. Tutte frasi sentite in questi giorni da una delle mie serie preferite, “Grey’s anatomy”, e che ora trovano un senso.

Una serie di coincidenze che trovano ordine nel puzzle cosmico: ecco cos’è la vita.

assenza buon anno dolore morte sacrificio
by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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