Nella vita ci vergogniamo di tante cose. Chi di ciò che pensa, chi di ciò che ha fatto, chi delle proprie idee, chi del proprio corpo. C’è stato un momento della mia vita in cui sono appartenuta a quest’ultima categoria. Sono arrivata a pesare quasi 90 kg: mi rifugiavo nel cibo perché vedevo Teo deperire, così mangiavo per due perché inconsciamente pensavo di nutrire anche lui. Ero pesante, affaticata, rallentata. Poi qualcosa è scattato: Teo non migliorava, io intanto morivo. E allora ho deciso di fare qualcosa per me. Ho preso coscienza di essere troppo e ho capito che amarmi significava avere cura di me e del mio tempio. Oggi non sono una silfide, ma riesco a guardarmi allo specchio senza vergognarmi. E riesco anche a mostrarmi senza pensare che possa apparire ributtante. Il nero lo indosso solo quando voglio sentirmi seducente e non più per mascherare. I tubini non mi sembrano più così sbagliati addosso a me. La scollatura…
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Ciao, Maria
Stamattina ho pianto dopo tanto tempo. Alla notizia della tua partenza, mi sono abbandonata al dolore. Era tanto che non piangevo. Che non piangevo per il dolore dell’anima, intendo. E non so nemmeno perché ho pianto per te. Non eravamo amiche, eravamo colleghe, ma non di scrivania. Eppure quel giorno di tre anni fa, mi scrivesti per propormi un lavoro. “Perché sei brava e perché ti stimo. Ma come sta Matteo?”. Come stavi tu, che avevi quello che aveva Matteo. No, non il cancro, anche. Ma un’anima bella, manifestata a noi comuni mortali dal vostro sorriso infrangibile, insopprimibile, indomabile. Ci siamo sentite qualche volta poi, come stai? Bene, era la tua risposta. Andava sempre bene a voi eroi. Troppo poche, mi son detta stamattina. Dovevo scriverti di più, per farti sapere che non eri sola. Ma poi mi son trovata sola io, e il dolore era troppo e così, eccomi a non poterti più scrivere davvero. Ho chiesto come sei…
Vado avanti
Amore mio grande, sto cercando di andare avanti, sai? È sbagliato? Non so. Non son mai riuscita a vivere nel passato. Oggi in tanti han condiviso la nostra partenza di due anni fa per il Giappone, ma io no, perché tutto quello che abbiamo costruito in questi 18 anni insieme ce l’ho scolpito nel cuore e nella mente. Però non riesco a pensare al futuro: se nomino settembre ho una crisi di panico. Eppure fino a qualche settimana fa ero così carica e piena di progetti. Poi è subentrato l’epilogo cui nessuno pensava e ora ci sono responsabilità cui non ci si può sottrarre. Però questo mi fa star male perché la burocrazia mi sottrae l’entusiasmo e distoglie la mente dai pensieri belli su di te e questo mi dispiace. Cerco di andare avanti, ma tutto mi parla di te: alzo lo sguardo e vedo le tue magliette appese nell’armadio, in bagno ci sono le tue creme, in giardino la…
La dodicesima stanza
Ieri ho cominciato a piangere alle 7 e ho smesso alle 22, quando mi sono rintanata sotto le coperte, dicendo addio al mondo. Ieri, tra un dolore e un altro, ho appreso della morte di Ezio Bosso. Non lo conoscevo, non di persona e non bene quantomeno, ma ho pianto. La mia amica dice che la vecchiaia unita all’isolamento mi stanno aprendo le cateratte. Ma no, invecchiando, invece, sto imparando a piangere per ciò che lo merita davvero. Ed Ezio è tra queste. Ieri era una di quelle giornate in cui pensare che al mondo ci fosse anche una persona come lui, mi aiutava ad andare avanti. Invece no. Lui questo mondo lo ha lasciato. Lo conoscevo per quello che si può leggere e vedere di lui su Internet. Ma no, lo conoscevo in realtà anche per questo: 3 anni fa, un’amica di Teo e mia, insieme alle due sorelle, raggiunse Bosso, ai tempi direttore del Verdi di Trieste, e…
Una storia coraggiosa
“Franci, ciao. Senti, il direttore vuole fare un numero tutto incentrato sul coraggio. Ti va se racconto di te e Matteo?”. Non capita mai che si parli di me, infatti inizialmente avevo capito fosse un’intervista per Teo. E invece stavolta no, sono io. Volevano parlare di me. E ho acconsentito per due motivi principalmente: il primo è che a chiedermelo è stata una collega della quale ho una stima e ammirazione immensa. Quindici anni fa, quando sognavo di fare questo mestiere, sfogliavo Elle – una delle mie riviste preferite – e quando incappavo in uno dei suoi articoli, mi soffermavo per leggerli tutti, dall’inizio alla fine, auspicando di diventare brava almeno la metà di quanto lo era (ed è) lei. Il secondo è che si parla tanto dei malati, ma poco di chi sta loro accanto. E così, eccoci qui, a doppia pagina sul numero di F in edicola questa settimana: c’è la nostra storia, che è una storia di…
Ciao Marco
Martedì mattina. Piove. È primavera, ma pare autunno. “Sì, pronto dottore. Volevo avvisarla che è pronto il materiale da farle avere. Glielo possiamo portare?”. “Sì, vi aspetto per le 12”. “Oggi?”. “Sì, non vi è arrivata la mail?”. Le 12 son tra poche ore, vado a svegliare Matteo. “Dobbiamo andare in ospedale, ora”. Prepara tutte le autocertificazioni, la mascherina, i guanti… Non usciamo di casa da due mesi, ne avremmo fatto a meno. Per strada c’è un quarto del traffico, si attraversa Milano in mezz’ora, unico risvolto positivo di questa situazione surreale. Arriviamo al primo ospedale, scendo solo io a recuperare il materiale. Senza ombrello, senza borsa, meno cose ho, meglio è. Ci sono pochissime persone, non ci si guarda negli occhi, tutti concentrati a evitare il nemico, come se potessimo vederlo. Poi anche volendo, non riuscirei: gli occhiali mi si appannano, respiro a fatica. Recupero il materiale, raggiungo Teo in auto, getto il primo paio di guanti. Tolgo la…
Noi, sotto al ring
L’altra sera io e Teo abbiamo visto Creed II, l’ennesimo episodio della saga di Rocky. Praticamente la replica di Rocky IV, solo con Adonis Creed e Viktor Drago al posto di Rocky e Ivan. Pur essendo un’americanata, Rocky è una delle saghe che amo di più: perché non è solo sport e onore, ma anche amore che ti fa volare alto e ti salva. Quando Rocky saliva sul ring, lì sotto c’era Adriana. Quando ci saliva Apollo, con lui c’era Mary Anne. In questo episodio, al fianco di Adonis c’è Bianca. Quando Rocky ha trionfato contro Drago, hanno inquadrato per lungo tempo Balboa. Così come quando Apollo è morto o quando Adonis ha sconfitto Viktor. Ma in tutti questi casi la mia attenzione veniva catturata sempre da quei pochi istanti in cui inquadravano Adriana, Mary Anne o Bianca. Cosa si deve provare quando chi ami sale sul ring a dare e ricevere colpi mortali e tu sei lì sotto e…
Accendete il Natale
Quest’anno sto faticando e non poco a sentire lo spirito del Natale, nonostante tutt’intorno sia già festa. E non perché voglia fare la bastian contrario. Ma ultimamente la vita mia e di chi amo è una strada inerpicata e faticosa, piena di rovi e pericoli. Il fatto di non sapere come arriveremo a Natale, e come lo festeggeremo, mi inquieta. Perché per me Natale son le piccole tradizioni che in questa vita abbiamo creato insieme e che la malattia sta provando a portarci via. Anche stamattina pareva cominciata nel peggiore dei modi – Nara è scappata, causando un crepacuore a me e una caduta a mio suocero -, ma poi la giornata ha preso una piega diversa, con un complimento da parte di una collega e con una mail di una persona che ha rispettato la parola data, facendomi un regalo enorme. E poi c’era il sole, dopo giorni di pioggia. E una giornata di sole non può essere una…
Il mio Deadpool
Voi sapreste riconoscere un supereroe? Lasciate che vi racconti una storia. Da circa 150 ore la vita di Teo è stata stravolta per l’ennesima volta, sconquassata dell’ennesimo tornado che dovrebbe salvargli la vita, ma che per il momento gli procura solo un enorme ammasso di dolore. L’altro giorno si siede per cenare. “Come va?”, gli chiedo. “Be’, vedila così: ora riesco a camminare”. Ecco, credo che un supereroe sia colui che riesce a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. E a trarne il buono. E a insegnare agli altri che la vita vale sempre la pena di essere vissuta, soprattutto con l’esempio.…
Nessun dolore
Stasera durante la mia prima ricostruzione gel, l’estetista ripulendomi le unghie dalle cuticole, mi dice: “Sentirai un po’ di dolore”. Passa l’attrezzo, ma non sento nulla. “Senti male?”. “Nulla”. Cambia la punta, la ripassa: “Ora?”. “Nulla”. “Caspita, che soglia del dolore alta”. Sì, ho sempre saputo sopportare il dolore molto bene, che fosse un mal di testa o una pessima notizia: ciò che per gli altri sono lacrime e disperazione, per me non è quasi nulla. Quasi come se avessi fatto il callo al dolore, così come la pelle intorno alle mie unghie si è ispessita per non soffrire. Ho avuto più fendenti nell’anima che nel corpo: ma poi che differenza fa? Perché alla fine si dice che sia la gioia ad annientare il dolore. Cazzate. È il dolore ad anestetizzare il dolore. La gioia invece ti restituisce il sorriso, quindi la vita.…