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giugno 21, 2013

Elogio del litigio

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Litigare: ci si scontra, ci si fa male ci si violenta, ci si ferisce. Ci si uccide, a volte. Con le parole o anche fisicamente. Litigare significa che qualcosa non va, aver raggiunto il punto di rottura, a volte di non ritorno. Per poi tornare insieme. Si accumulano tensioni, risentimenti, mai detti, mal detti e si scaricano come un tornado sull’altro, magari senza pensarli davvero. O senza pensare e basta. Alle conseguenze, alle ferite e alle cicatrici che inevitabilmente lasceranno. Starà poi a noi voler o imparare a ricucire lo strappo, prendere ogni coccio e rimetterlo insieme. Lavoro intenso e faticoso, quello di stare insieme, già. Ma nessuno, neppure coloro che arrivano a vivere una vita insieme, ci ha mai detto che sarà facile.

Ci illudiamo dopo i primi mesi di sorrisi, farfalle fuori e dentro lo stomaco e occhi a cuoricino che tutto sarà una favola. Ma poi si scopre che non è così. Al primo no, al primo parere fuori posto, al primo pensiero dissonante. E si capisce che un bacio non è un bacio se non lo si ricorda appena dopo aver litigato. Che se ti vengono in mente le cose belle tra le lacrime, mentre lo odi per quanto ti ha ferito, allora vuol dire che lui conta, che voi insieme venite prima di tutto, anche del dolore.

Che litigare è brutto, è devastante, ma è necessario. Troppo nuoce, ma abbastanza è fondamentale. Ti obbliga a incontrarti, laddove si ergono muri di incomprensioni, ti spinge a venire fuori, quando tutto ciò che vuoi è stare dentro, mostra la tua vera natura e i tuoi limiti, che non si conoscono mai abbastanza. E a volte ti costringe a essere sincero, che non è sempre un male. Dire all’altro quello che si vuole, quello che si pensa davvero: quanto poco siamo abituate a farlo? Preferiamo nasconderci dietro gemiti di falso piacere invece che far capire dove vorremmo essere toccate, preferiamo dissimulare un sorriso invece che chiedere l’orario ridotto al lavoro, preferiamo chiuderci in bagno e piangere invece che rispondere a tono alla collega maleducata. Preferiamo tornare a casa e vomitare rancore su chi amiamo invece che parlare prima di ciò che non va ed evitare la catastrofe. Ma una volta innescata la bomba, non è vero che non si può più tornare indietro: farlo si può, è semplice. Basta capire se si tiene di più alla parola carica di rabbia detta in un accesso d’ira o a colui che l’ha scagliata, basta sforzarsi di capire se ce l’ha detta perché la pensa o solo per ferirci in quel momento. Che violenza genera violenza, che rancore genera rancore, che una parola la dici tu e una la dico io, ma alla fine non siamo pari. Se nessuno la smette, prende la mano dell’altro, la stringe e gli dice: “Calmati, io ti amo lo stesso, nonostante”, nessuno vince.

Litigare è necessario, far la pace è obbligatorio. Che alla fine come diceva Antigone: “Troppe notti in bianco per colpa di un paio di parole sbagliate uscite dalla bocca della persona giusta. Le persone che amiamo vanno rassicurate, fare pace prima di andare a dormire dovrebbe essere un obbligo”. E parole non mi sembrarono mai più adatte per due cuori che si respingono a volte, ma si amano sempre.

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by Francesca Favotto | 8 comments
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8 Comments

  1. Rossella says:

    No al litigio nella coppia: per carita’! Ma neanche quando non ci sono i figli, per evitare di fargli respirare quella tensione latente! Non vorrei trasferire loro il senso dalle apparenze. E poi anche se non avessi il compito di educare la prole non litigherei per un fatto di principio. Non mancherebbero le occasioni ogni giorno. Ci sara’ sempre quella telefonata anonima o qualche voce su tuo marito. Io non glie lo direi mai perche’ credo nella coesione di una coppia e sono pronta a ridimensionare il mio ego. Ci sono sospetti di cui e’ meglio non parlare perche’ ti rendi conto che magari avresti potuto essere tu l’oggetto di quelle voci e il sospetto di tuo marito ti avrebbe indotto alla separazione o comunque a guardarti intorno. Per questa ragione non potrei litigare su niente: madre, padre, fratello, lavoro, amico, religione, separazione dei beni o ideologia politica. Io ad esempio non tollero la frequentazione degli amici dell’uomo che mi corteggia. E’ un territorio che non mi riguarda ma sta a me non calpestarlo: perche’ litigare? Liquido chi ha questa esigenza. Due persone sono una coppia: una! Tanto vale lasciarsi anche quando i punti di vista li conosci bene da prima: perche’ discutere? Magari e’ la volta buona che non lo sopporti piu’ – sacrosanto!- pero’ perche’ vuoi litigare? Se litighi hai un interesse: lo ami! Altrimenti subentra l’indifferenza e quindi figuriamoci se litighi! Il litigio e’ una pessima forma di comunicazione.

    12 anni ago · Rispondi
    1. Francesca Favotto says:

      Vedi Rossella, ma io non sono per il litigio a priori, ma per il confronto che ne nasce quando due parti vivono di incomprensioni o covano rancore. A volte, è necessario per uscire dall’impasse in cui una coppia vive per molto tempo. Poi, dipende dagli argomenti e dalle persone, non tutto e tutti meritano il nostro tempo e la nostra energia: con alcuni è meglio soprassedere, con altri proprio ignorare! 😉 Un abbraccio

      12 anni ago · Rispondi
      1. Rossella says:

        Hai ragione! In riferimento al commento sotto posso dire che non condivido. Poi chi si somiglia si piglia! Sono una persona di larghe vedute e mi attrae l’uomo guascone che ha piacere di tornare a casa e di sapere che ha sposato proprio me! Non mi piace l’uomo che si fossilizza sulle inerzie e da donna non mi metto a cercare il pelo nell’uovo per farmi dire che sono la piu’ bella del reame. Vivo bene con me stessa e se un giorno mio marito mi tradisce non ho da aggiungere altro.
        E poi chi sarebbero gli altri. Si parlava della coppia. E’ chiaro che in altri ambiti le cose cambiano. Ma sono abbastanza generosa con chi desidera l’ultima parola. Io so di cosa parlo e rispetto il pensiero altrui.
        Non volevo entrare in polemica. Era un piccolo inciso e mi sembrava doveroso in un mondo in cui non si ha neanche piu’ il diritto di essere una giovane coppia di belle speranze!
        Un saluto

        12 anni ago · Rispondi
        1. Francesca says:

          Allora praticamente abbiamo detto le stesse cose, usando parole diverse! 🙂 Un abbraccio

          12 anni ago · Rispondi
          1. Rossella says:

            Con la differenza che io: grammatica zero! Quando digito su internet sono un disastro!
            Penso davvero che le affinita’ caratteriali, la buona educazione e l’amore per la persona che hai accanto possano fare miracoli. Sentirsi complici e’ tutto. L’amore e’ fondamentale. Ma e’ raro trovare l’anima gemella. Ne troverai almeno due o tre. Sono abbastanza disillusa sull’amore! Pero’ non e’ sbagliato investire nella coppia! Magari e’ il grande amore altrimenti ci si tiene compagnia se uno ne ha voglia. Pero’ devi stare veramente bene. Ma bene, bene, bene!
            Un saluto e scusa ancora per le chiacchiere!

            12 anni ago
          2. Francesca Favotto says:

            Macchè scusa, anzi! Sei sempre la benvenuta per uno scambio di opinioni e di idee! Grazie Rossella, un abbraccio

            12 anni ago
          3. Rossella says:

            🙂

            12 anni ago
  2. Filippo says:

    sono per la discussione, non per scappare bannando gli altri. sono fatto così…

    12 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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