Non amo mai parlare “per sentito dire”, né per esempi negativi. Amo portare alla luce la luce, perché c’è. C’è sempre. Oggi si parla di donne, di violenza sulle donne. Di donne violente con le altre donne, di uomini. Di uomini violenti in un milione di modi. E non tutti hanno a che fare con gli schiaffi. Spesso basta una parola: un vaffanculo, un grazie mancato, uno “scusa” mai arrivato. E il buco nel cuore è fatto. E si allarga, come quando l’acqua plasma la roccia. Poco a poco. Ecco, io avevo al mio fianco un uomo che amava le donne. Tanto, profondamente, intensamente. Ha amato me più di tutte. Mai una parola fuori posto, mai un insulto, nemmeno quando era incazzato con me. Una carezza, un abbraccio, quello sempre. E con le parole, come ci sapeva fare. Mi ha scavato dentro, ma erodendo la muffa che mi si era attaccata all’anima. Credevo di essere meno di ciò che sono,…
Tag Of grazie
Io, testimonial Airc
Matteo era testimonial Airc, il primo non guarito della storia della fondazione. Il primo che doveva portare il messaggio che una vita bella fosse possibile nonostante il cancro. L’ha fatto bene al punto che Matteo continua a essere testimonial Airc anche se non c’è più. E la cosa incredibile è che io raccolgo il suo testimone, pur non essendo malata. “Vogliamo continuare a portare la sua storia come esempio fulgido di speranza e resilienza – mi hanno detto gli amici di Airc – E allo stesso tempo, raccontare la battaglia di chi sta affianco ai malati: ti va di dar loro voce?”. È una gran bella responsabilità, perché di noi caregiver non si parla mai. Di chi sta sommessamente accanto e non può mai esternare paure e lacrime non si racconta mai. Ho detto subito di sì perché è ora di dire che i malati vivono meglio anche grazie a noi. E alla ricerca. Oggi hanno trasmesso questo nuovo video…
Se la vita ti tira dietro zucche…
Niente di questa giornata è andato come doveva: abbiamo fatto 180 km per andare a mangiare in un posto che ci ha rimbalzato per un quarto d’ora di ritardo e il campo di zucche che dovevamo visitare ha chiuso due giorni fa causa Covid-19. Dopo l’incazzatura iniziale, abbiamo ripiegato su una trattoria alla buona, su qualche foto in mezzo alla natura e su un campo di zucche vicino casa, che è stata una meravigliosa scoperta. Volevo assaporare un po’ d’autunno e me lo sono andato a prendere. È stata una giornata diritta, anche se tutto è andato storto. L’importante non è dove, è con chi. E soprattutto, se la vita ti tira dietro zucche, tu intagliale. O facci un risotto.…
Credo nell’Amore
Una delle domande che mi fanno più spesso e che facevano anche a Teo era: “Credi in Dio?”. Perché con tutta la merda che ci è cascata addosso, è facile essere tentati di non credere in niente. Eppure. La risposta – sua, di allora, e mia, ieri e oggi – è sempre stata: “Sì”. Credo in Dio perché non si è mai nascosto ai miei occhi. Lo trovo in chiesa, ma è il posto in cui ci piace meno ritrovarci. Lì lo sento forte quando siamo soli, io e Lui. Ma l’ho trovato ancor di più in cima al monte del Fushimi Inari-Taisha Temple a Kyoto; nell’abbraccio di Supre e Gughi fuori dal Pronto Soccorso la mattina che Teo se n’è andato; sotto la quercia a Denore; nell’affetto della mia famiglia; quando Marianna ha benedetto il mio tatuaggio; quando Eleonora me l’ha inciso sul cuore; quando Serena mi ha abbracciata finita la presentazione a Milano; quando sono alla tomba di…
Un compleanno diverso
Sono grata alla vita. Mi addormento con un canto di lode sulle labbra. Perché mi è stato tolto tanto, ma ho ricevuto anche tanto. Oggi c’era il sole dopo tanto freddo, che pareva tornata l’estate. E sono stata subissata d’amore, con tanti messaggi di affetto sincero. Ho iniziato la giornata con le coccole delle mie cucciole sul lettone e l’ho conclusa ballando Pem Pem con gli amici che amo. È stato un compleanno diverso, ma diverso non significa meno bello. Non fatevi ingannare: la vedete quella luce in ogni foto, e i sorrisi? Teo c’era. E mi ha fatto capire che la felicità non sta nelle cose, ma nelle persone.…
Benvenuta al mondo
Sto piangendo. Senza strilli. Credo che si venga al mondo così nella seconda vita. I neonati urlano la loro presenza per farsi notare, ma ancor più per dilatare al massimo la capacità dei loro polmoncini. Un adulto ha già fatto milioni di respiri, ha i polmoni stanchi e non deve farsi notare da nessuno quando rinasce a nuova vita. 35 anni, di cui 18 trascorsi a imparare l’amore per gli altri. Gli ultimi 9 mesi per me stessa. Mi sono concepita, la mia anima ha fatto l’amore col mio corpo e la consapevolezza ha cominciato a farsi spazio dentro di me. Nove mesi duri, dilanianti, in cui sono stata costretta a letto più volte ad ascoltare il mio dolore, ma tutto sommato quella che si potrebbe dire una gravidanza bella. Ho rischiato di venire al mondo prematura, quando il 6 agosto un dolore più grande di me ha rischiato di strapparmi il cuore. Ma l’ho portata a termine. E ora…
Un ramo pieno di frutti
Certi incontri sembrano casuali. Poi la vita ti insegna che non sono affatto un caso. A questa ragazza ho voluto bene sin da subito, senza un perché. Questa ragazza mi ha fatto un dono grande, per il quale le sarò grata a vita, comunque andranno le cose. Con questa ragazza stamattina ho parlato di Dio, e di anima, e di bellezza, e di spirito, e di aura. E abbiamo pianto assieme, e ci siamo strette le mani, in uno scambio di energia bella. Se c’è una cosa che le batoste della mia vita mi hanno insegnato è quella di riconoscere e recidere i rami secchi, quelli che soffocano la pianta, sottraendole linfa vitale, e invece accudire e coltivare quelli pieni di frutti. Questa ragazza d’ora in poi sarà uno dei miei “capi”, un ramo pieno di frutti. Certi incontri sembrano un caso, poi capisci che sono un regalo che la vita ti fa per ricompensarti della fiducia che hai posto…
Un Amore che non imprigiona
Arrivo agli studi di Tv2000 stamattina, per partecipare alla puntata di “Bel tempo si spera”. Mi microfonano. Non sono emozionata, sono abituata a parlare in pubblico. Mentre mi fanno attendere di andare in diretta però, fanno partire come prova l’intro della puntata: è uno spezzone di quando ci andasti tu, in diretta. Sento la tua voce. Vacillo, ho un tuffo al cuore. Le lacrime fuoriescono naturali. Il rimmel, mannaggia. Mi ricompongo, vado davanti alle telecamere. Sono tranquilla. Sei tu a parlare per me. Ti sento nei miei pensieri, nella mia voce che non trema. Ma poi sento le parole di Don Mauro. E vacillo di nuovo. Perché diventa tangibile l’amore che hai lasciato agli altri. E a me. Mi ricompongo, ricomincio a parlare. Ma stavolta la voce trema. Perché si fa viva la consapevolezza che tu fisicamente non sei lì con me. Ma ti sento, avverto un brivido, la tua mano sulla mia schiena, come a dire: stai andando forte,…
Un domino di bene
Lei è la mia Amica, ha appena finito di festeggiare i suoi 32 anni. Per capirci, è la prima persona che ho chiamato quella fatidica mattina in pronto soccorso, dopo mia madre e mia sorella. Lei è venuta ed è stata lì tutto il giorno, nonostante abbia il terrore degli ospedali perché le ricordano brutti momenti della sua vita. Si è presa cura di me, prendendosi cura di ciò che io giocoforza non avevo la testa di seguire. Accanto a me ho avuto anche altre donne, un esercito di donne, che mi hanno accudito anche da lontano: con una foto, un cuore, un messaggio, una frase, una canzone, una chiamata, una preghiera. Mi hanno teso una mano e mi hanno scaldato il cuore. Tante, ma tante, che non riesco a contarle. Una specie di matriarcato, una sorta di società maternale, in cui le mie donne si sono curvate su di me e mi hanno medicato le ferite dell’anima. Ho sentito…
Da Matteo a Francesca
“Per June, che amava questo giardino. Da Joseph, che le sedeva sempre accanto”. Certe persone passano la loro vita insieme…”. Amore mio eterno, questa è una delle mie frasi cinematografiche preferite tratte da uno dei miei film preferiti, tanto che ogni volta che trovavo una panchina che somigliasse a quella di Anna e Will ti ci trascinavo a fare una foto romantica. Tu lo sapevi. E così mi hai fatto un regalo grande. “Piccole fiabe per grandi guerrieri” non era stato dedicato a nessuno. Dicevi che ti eri scordato. In realtà, credo tu volessi dedicare il tuo vero e unico sogno: il tuo primo romanzo. Perché tu non sprecavi mai un gesto, ma davi un significato a tutto. Così quando ho aperto “Un altro giorno insieme” per la prima volta, il cuore mi si è fermato di colpo alla dedica: “Da Matteo che sognava intensamente, a Francesca, che ancora oggi è tutti i suoi sogni”. Hai voluto dedicare a me…