Da 35 anni a questa parte ogni volta che era il momento di tornare a casa dai miei zii di Ferrara, mi prendeva un groppo alla gola difficile da spiegare e calde lacrime rigavano il mio volto. Non era solo la compagnia, l’atmosfera, il buon cibo, la confortante routine delle vacanze. Era qualcosa di più, ma non capivo mai cosa. Ora che sono di ritorno, sto piangendo, come ogni volta. Ma son lacrime diverse. Questa volta non son venuta per passare semplicemente qualche giorno dagli zii. Sono arrivata distrutta, disintegrata, con l’anima a brandelli, nascosta sotto il mio proverbiale immancabile sorriso. Avevo bisogno di venire qui. Perché sapevo di trovare la pace che mi serviva. Ma non immaginavo così. Non ho trovato solo la solita amorevole accoglienza, ma orecchie desiderose di ascoltare le mie paure, parole cariche di significato, abbracci in grado di ricomporre i pezzi del mio cuore stanco, luoghi immacolati e immersi nella natura che mi hanno curato…
Tag Of grazie
23 agosto 2002, ore 23.40
Amore mio straordinario, oggi sarebbero stati 18 anni insieme. Quest’anno mi sarebbe bastato festeggiarli a casa nostra, con le nostre cucciole e uno dei tuoi hamburger buonissimi. Ma tu non ci sei. O meglio, non sei più fisicamente accanto a me. Ma con la tua forza incredibile, ci hai trascinato tutti qui, in questo luogo così pieno di senso per noi. Qui ci siamo incontrati per la prima volta 19 anni fa: io giocavo nella Mista, tu volevi provare la pallavolo. Ti ho visto al bar e ho detto a mia mamma: “Lo vedi? Lui sarà mio”. Come dicevi sempre tu, “Bimba vuole Bimba ha”, e così è stato. Dopo un anno di corteggiamento (una volta si usava così), dopo svariate bollette intercontinentali del cellulare che mio padre sogna ancora di notte, la sera del 23 agosto del 2002 ho deciso di baciarti, sancendo l’inizio della nostra storia (una volta si usava così). Che speravo fosse da sogno, ma mai…
C’è così tanta bellezza nel mondo
Amore mio dolcissimo, son giorni strani. Io sono strana, credo. È da domenica sera che non riesco più a piangere. Sento che sale il magone, avverto la tua mancanza, ma non riesco a liberarmi. Avrò esaurito le lacrime: quante ce ne possono stare in due occhi? In tanti si stanno preoccupando per me: mangi? Dormi? Sei stanca? Sei incazzata? Vuoi sfogarti? Vuoi maledire Dio? Quando dico che sto bene, mi guardano come fossi matta. So che la reazione che si aspettano da me è quella di una donna affranta, inconsolabile, incazzata, frustrata, ma non lo so, non lo sono. Sono immensamente triste perché tu mi manchi terribilmente, ma sono serena. Sai quella frase che tutti si tatuano: “Amore è saper lasciare andare”? Ecco, è la cosa più difficile al mondo, perché tendiamo al possesso. Ti avrei voluto tenere qui con me, ma non sarebbe stato giusto. Io ora sono felice perché tu te ne sei andato appagato, pieno di gioia,…
Ciao, Amore mio
Amore mio grande e santo, è notte fonda, e dovrei dormire, ma se non faccio prima questa cosa non mi riesce di prender sonno. Sono qui rintanata nel tuo studio, seduta sul tappeto su cui dorme Nara. Qui dove plasmavi tutti i tuoi sogni, li immaginavi, li cesellavi, poi con l’argilla della forza di volontà e di un’indomita determinazione davi loro una forma e li rendevi reali. C’è una tale energia qui dentro, tutto parla di te… Appena seduta, il cuore ha iniziato a battermi all’impazzata, poi ha mancato più di un battito. Nel linguaggio morse tre puntini seguiti da sei trattini alti significano “ti amo”. Il tuo modo per parlarmi ancora. Losino, anche stavolta l’hai fatta grossa: mannaggia, guarda quanta gente c’è qui per te, un immenso mare giallo, una distesa di girasoli che guardano a te perché tu eri, anzi sei, il sole. Ma tu facevi sempre le cose in grande, non eri affatto mediocre, ma nemmeno ti…
Vivi il momento
Spesso non occorre capire qual è il momento giusto per fare le cose, perché il momento giusto si rivela da sé. Solo siamo troppo concentrati sul far succedere le cose invece che semplicemente ascoltare il nostro cuore. È da qualche mese che sto lasciando accadere senza preoccuparmi delle conseguenze e assillarmi per il futuro. Semplicemente vivo il momento. Questo stato di grazia ha portato la mia mente a intuizioni che mai avrei pensato di poter avere. Un’intuizione è un pensiero del cuore che se accettato dalla mente diventa un obiettivo. Ecco, ora ho un’agenda zeppa di obiettivi che non ho più paura di raggiungere, perché è il momento. Guardo con tenerezza alla vecchia me stessa e al tempo stesso con immensa benevolenza, perché non ha mai mollato il colpo nonostante tutto e perché ha preparato il terreno a questa nuova me. Sto cambiando pelle, e su quella nuova ho inciso per sempre le cose per me essenziali. Zaino in spalla…
Un anno di Noi
Un anno fa vi abbiamo portato a casa FavoLosa. Di questi 366 giorni, c’è stato più di un momento in cui ho maledetto la decisione di prendervi con noi, ma sono stati molti di più i giorni in cui ho ringraziato il Cielo di svegliarmi al mattino e come prima cosa, vedere i vostri musetti pelosi. Siamo una famiglia sgangherata e malandata, di sicuro atipica, ma grazie che con il vostro entusiasmo e i vostri baci ci fate capire di essere la migliore che potevate sognare. Un anno di voi due: non mi ricordo nemmeno più com’era la vita di prima, come in tutte le vere storie d’amore.…
La cura nelle parole
Questo è il mio albero. È un albero sghembo, il piede destro dovrebbe aderire bene alla coscia sinistra e stare più su, il ginocchio dovrebbe aprirsi di più, le braccia dovrebbero stare più dritte. Ma quando ho iniziato yoga, il piede destro non arrivava nemmeno al ginocchio e le braccia non riuscivo a tenerle nemmeno davanti al petto nella posizione di preghiera. Sto ancora migliorando, ma ora sto nella posizione, e ci sto comoda. C’è voluta tanta pratica, e non mi sono mai data per vinta. Soprattutto non mi sono mai detta: “Non ce la faccio”. Nello yoga come nella vita. Piuttosto: “Con questo metodo non mi riesce, cambio modalità”. Perché le parole sono importanti, le parole sono già azioni. Dire la parola giusta o sbagliata cambia tutto nel modo di affrontare la vita. Ieri Teo è stato male. Tornando a casa, mia suocera mi fa: “Non sta bene”. Nel pomeriggio, però, passata la burrasca, gli era tornato un filo…
Voglio essere leggera
Nell’armadio ho un paio di shorts e una salopette di jeans, messi una volta e poi accantonati perché non mi salivano più. Li conservavo nella speranza che mi sarebbero riandati a pennello un giorno. Li tenevo lì come monito a prendermi cura di me, senza in realtà trovare mai la spinta per farlo. Il solo fatto che fossero tra i miei pezzi preferiti non bastava come sprone. Fino a che una cinta che non si allacciava più e l’inasprirsi della malattia di Teo non mi hanno fatto scattare qualcosa. Gli ultimi mesi sono stati l’inferno: sapete, il cancro è un’enorme montagna di merda che ti piove addosso, e più cerchi di spalarla via da te, più cresce e ti sommerge. E la combo cancro più pandemia è stata un incubo. Così mentre il mio cuore e la mia testa si facevano sempre più pesanti, io ho capito che per contrasto dovevo diventare più leggera. Perché aggiungere zavorre a un’anima pesante…
Risplendo
Non vivrò fino alla vecchiaia. Spesso mi trovo a dirlo come battuta, ma non troppo. A 10 anni avevo responsabilità di una ventenne, a 20 i pensieri di una cinquantenne, a 35 le preoccupazioni che non augurerei a nessuna età. Sono sempre stata misurata, dentro le righe, responsabile. I miei coetanei mi definivano seria, in realtà volevano dire vecchia. Anche sfigata a tratti: tra le amiche non ero mai quella che spiccava, nascosta sotto maglioni lunghi, occhiali spessi e pile di libri. Ho sempre saputo contrastare però la mia serietà con la battuta pronta e una voglia innata di ridere, nonostante tutto. Infatti, ero anche quella simpatica. Simpatica, seria e un po’ sfigata: Teo mi ha sempre detto che ero bella, ma ho finito per credere alle voci dentro di me. Mi bastava essere bella per lui, ma per me? Continuava a dirmi che ero bella anche quando sono arrivata a sfiorare l’obesità. Mangiavo per lenire il dolore: prendendo i…
Nuovo nato in casa FavoLosa
Circa un anno fa abbiamo concluso il tour di “Piccole fiabe per grandi guerrieri”. Poi è stata salita, 30% di pendenza a 4000 mt d’altitudine. È mancato l’ossigeno per tutto il tragitto, letteralmente. Il tumore ha cercato di costringere Teo alla resa a più riprese, poi il Covid ha cercato di metterlo ko. Nel mentre, qualcuno ha tentato più volte di nuocere alla nostra felicità, facendo del male alle nostre cucciole. Ma Teo è ancora qui. Le nostre bimbe anche. Io mi reggo in piedi a stento per tutte le botte, ma ci sono. Oggi alle 14.30 ha suonato il campanello. Il corriere. “Il corriere a quest’ora?”. Un piego libri per Matteo Losa: “Urgente”. Lo tocco. So cos’è. Lo apriamo insieme. Eccolo. È lui. La copia staffetta del suo nuovo libro. Esiste. Esisterà. Teo ha scritto questo libro in un anno, l’anno più brutto della sua vita. Un anno è poco per scrivere un romanzo di quasi 400 pagine, tra…