Guardo i miei e li vedo ridere. Li vedo felici come due bimbi davanti al loro pacchetto natalizio, emozionati e agitati come se chissà dove dovessero andare. Li ho appena salutati, in partenza per il weekend di benessere che io e mia sorella abbiamo regalato loro in occasione del loro trentesimo anniversario di matrimonio. Glielo abbiamo regalato, anche se come battuta, amiamo spesso ripetere loro: “Anche se trent’anni fa non ci avete invitato!”. Però, mi sarebbe piaciuto esserci stata. Per vedere se e come mia mamma, giovanissima, era emozionata. Per osservare mio padre e vedere se il volto tradiva la tensione. Per conoscere mio nonno, un grande uomo, a detta della mamma. Per vedere due giovani scambiarsi grandi promesse e prendere un impegno che avrebbero dovuto portare avanti insieme tutta la vita, senza sapere cosa il futuro avrebbe riservato loro.
Due figlie, molti sacrifici, qualche difficoltà lungo il percorso… Ma come potevano saperlo, trent’anni fa? Perché alla fine il matrimonio è un salto nel buio, che si fa mano nella mano insieme all’altro, forti di quello che si è già costruito e carichi di aspettative per quello che verrà. Ma nessuno ti dice che magari sarà difficile, che ci saranno momenti in cui si vorrà farla finita, in cui non ci si sopporterà ma si terrà duro per tutti quelli belli che devono ancora arrivare. Si salta e basta. In tutti questi anni ho visto papà fare del suo meglio per non farci mai mancare nulla, mamma farsi in quattro per conciliare famiglia e lavoro, papà arrivare a casa stanco la sera e mamma accoglierlo sempre con un sorriso. Ho visto mamma rompersi la schiena per accudire i miei nonni e papà ringraziarla per quanto stava facendo. Ho visto papà cantare a mamma la sua canzone preferita, quando la vedeva un po’ giù. Ho visto due persone starsi accanto, quando la salute era cagionevole. Ma ho visto anche tanti litigi e nonostante tutto, scegliere di condividere ancora lo stesso letto e la stessa vita. Tutto questo per trent’anni, giorno dopo giorno, senza sapere cosa sarebbe successo il giorno successivo.
Perché la vita a due è come il bungee jumping, dove l’altro è l’elastico e bisogna fare molta attenzione che non si spezzi, perché se no si finisce a terra e si rischia di farsi male in due. È un gioco sottile e continuo di preservazione della dolce metà, per far sì di poter continuare ad esistere in due. È non aver paura di quello che verrà, perché consapevoli che in battaglia non si sarà mai soli.
Guardo i miei e li vedo ridere. Perché sanno che tutto va come deve andare. L’hanno imparato insieme, l’amore gliel’ha insegnato. E io rido con loro, piena di gratitudine per avermi trasmesso la lezione più importante con il loro prezioso esempio.
Sai, anche i miei si sono sposati nell’82! A dicembre ricorrere la data del loro anniversario di matrimonio: sono felicissima! Oggi siamo state telepatiche perché anch’io ho elaborato lo stesso pensiero quando li ho visti tornare con i pacchi della spesa… li ho seguiti con lo sguardo dal mio balcone e poi quando sono arrivati in casa li ho presi in giro perché parlavano fitto fitto, mi sono chiesta che cosa avessero da dirsi di tanto divertente? Perché tanta complicità? Complimenti, hai due genitori speciali: siamo state fortunate ad avere un faro tanto luminoso davanti a noi: non saremo mai stucchevoli e non rincorreremo chimere… un caro saluto!
Hai proprio ragione. Siamo strafortunate. Auguri anche ai tuoi, allora! un abbraccio