Settembre. È già qui. E stavolta è arrivato in grande stile, con prepotenza, cominciando con un lunedì, che più lunedì di così non si poteva: lunedì primo settembre. Ancora con le valigie da disfare, gli occhi pieni di mare, la voglia di rilassarsi e di non fare niente, di rimanere isolati dal mondo, talmente isolati da non sapere nemmeno che il buon Pitt ha impalmato la sua amata Angelina, che il mondo ti risbatte in faccia la dura verità: è lunedì e si deve ricominciare. Ma non un lunedì qualunque: lunedì primo settembre. Quello che porta incognite, impone organizzazione, richiede impegno e grande speranza in un futuro radioso, o perlomeno si spera. Quello che ti mette alla prova, che risucchia gran parte delle energie immagazzinate durante la pausa vacanziera e ti fa rimpiangere di essere tornata dal mare. Che è vero che il tempo non era molto differente da oggi o da quello che ha caratterizzato tutta la stagione, che il mood autunnale poteva aiutare a superare il trauma del rientro, però già affrontare ogni settimana con un lunedì è difficoltoso, figuriamoci con un lunedì primo settembre.
Eppure. Mi sono seduta alla scrivania, ho acceso titubante il pc e ho affrontato le miriadi di mail arrivate, alcune foriere di buone notizie, altre al sapore di sòla, mi son rimessa subito al lavoro, cercando di riorganizzare le idee, di essere subito operativa, ma con la testa ancora persa tra le onde del mare, le focacce smezzate sotto l’ombrellone e i tramonti sulla spiaggia. Una ripresa più faticosa del solito, stimolante e impegnativa come solo i lunedì e i nuovi inizi sanno essere. Che il Capodanno fa di tutto per farsi notare, con i suoi botti, i trenini, i cenoni e le feste, ma non può competere con il vero Capodanno, che per la maggior parte delle persone cade proprio a settembre, abituati come siamo al calendario scolastico, che continua a scandire il nostro rimetterci in moto, il nostro operare, anche se a scuola non ci andiamo più da un pezzo. Un momento di bilanci e di buoni propositi, di nuovi progetti e di grandi dubbi, di decisioni da prendere e di capitoli da chiudere, di buone abitudini da mantenere e di cattive abitudini da abbandonare: un Capodanno più sommesso, più riservato, meno chiassoso, forse, ma più sentito, più partecipato, da gustare lentamente, come una tazza di tè fumante sorseggiata davanti a una finestra d’autunno, con le gambe coperte da un soffice gattino ronfante e lo sguardo rivolto ai prossimi viaggi da fare, ai prossimi impegni da affrontare, ai prossimi incontri da vivere e ai prossimi sogni da realizzare.
Questo inizio d’anno è stato un po’ in salita, ma fa nulla, meglio così: pregusto già il vento tra i capelli, quando comincerà la discesa.

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