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febbraio 23, 2013

Una carezza in un pugno

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Ogni due giorni muore una donna. Questo soltanto in Italia, figuriamoci nel mondo. E non per cause naturali o incidenti, ma per mano di coloro che avrebbero dovuto proteggerla da tutto e da tutti, sia esso colui che le ha dato la vita, un amico o la persona che davanti a Dio promise di amarla e rispettarla per il resto della vita. Ma c’è poco da promettere se si scambia la possessività per amore, la violenza per passione.

I fatti sono sotto gli occhi di tutti: donne sfigurate con l’acido dal marito solo perché avevano alzato la voce, uccise a forbiciate perché sospettate di tradimento, malmenate durante un litigio solo perché lui ha perso un po’ il controllo, uccise da quattro colpi di pistola nella notte di San Valentino solo perché lui è geloso. Nella migliore delle ipotesi, sopravviviamo a questa scarica d’odio, magari lui ci chiede scusa e noi lo perdoniamo. Ma sappiamo che non basta perché i segni visibili di tutto questo con un po’ di cure e di pomata passeranno prima o poi, ma sono le ferite dentro di noi che resteranno indelebili, traumi invisibili che rimarranno per sempre e che scavano poco a poco un abisso incolmabile di vuoto e solitudine.

Gli uomini così non sono capaci di amore. Lo si capisce dal modo in cui ci trattano: sono quelli che in pubblico ci esibiscono come un trofeo, ma tenendoci sempre un passo dietro; quelli che al supermercato per farci capire di muoverci che è tardi, ci prendono per un braccio e ci strattonano; quelli che del loro passato non sappiamo nulla, perché li ferisce parlarcene; quelli che non ci fanno sorprese, perché non ce le meritiamo; quelli che ci delegano l’educazione dei figli, perché compito della donna, ma non si risparmiano nell’insultarci davanti a loro, dimenticando che prima di tutto viene l’esempio; quelli che non cercano un dialogo, ma urlano e basta; quelli che durante il sesso sono egoisti e pensano solo ed esclusivamente al loro piacere; quelli che non mancano di alzare la voce con noi in pubblico, zittendoci alla prima occasione; quelli che quando ci guardano, ci incutono timore perché nei loro occhi c’è sempre una punta di follia; quelli che in pubblico sorridono sempre, ma appena varcano la porta di casa ci riversano addosso la loro rabbia. E spesso la loro violenza.

Ecco, da persone così bisogna fuggire. E subito. Non regge più la storia della crocerossina o la scusa del “Magari un giorno cambierà”. Non c’è amore né dedizione né figli che tengano. E non spetta a noi salvarli. Perché questi uomini hanno un conto in sospeso con loro stessi, problemi irrisolti con il loro passato e hanno bisogno di un aiuto, di un supporto che non può venire solo da noi. Basta scambiare le sue botte per affetto, basta dire “Sto insieme per amore dei figli, per la famiglia”, basta credere che quello schiaffo sia segno di passione. Come ha detto la Lucianina nazionale dal palco di Sanremo “Un uomo che ci mena non ci ama. Un uomo che ci picchia è uno stronzo”. Non ci credo a quelle scuse “Se mi dimostri che mi ami, la smetto”. Non c’è da dimostrare un bel niente: o ti fai bastare l’amore che ti do, o altrimenti se non è abbastanza, vuol dire che non te lo meriti.

“Se davvero mi vuoi bene, pensami mezz’ora almeno, e dal pugno chiuso una carezza nascerà” è una bugia grossa come una casa. Da un pugno chiuso può nascere una carezza solo se lo si vuole, se si è pronti a farsi aiutare, a cambiare davvero. Altrimenti, resta una sola cosa da fare: cambiare uomo e cambiare vita. Perché in certi casi, l’amore da solo non basta, soprattutto quando è a senso unico.

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by Francesca Favotto | 2 comments
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2 Comments

  1. Rossella says:

    Ciao Francy!
    Il tuo pezzo è molto bello però sul finale lascia un senso di sconfinata solitudine della persona.
    Nelle ultime battute ci sono due sofferenze diverse ma non vedo speranza.
    Per me questo tipo di violenza ha più il sapore di una sconfitta culturale. Si parla di “femminicidio”: che vuol dire? Enumerando queste vicende di cronaca nera si rischia solo di metterle in un insieme isolato dal resto del resto della società; in questo senso i media sono molto superficiali e spesso lo spettatore e il lettore hanno tutta la sensazione che questi argomenti vengano utilizzati per riempire uno spazio; non si vede continuità o il tentativo di fare prevenzione attraverso i modelli! Raccontano una tragedia o un qualunque abuso e non scavano in profondità nei costumi del nostro tempo! Sembra sempre che tutto sia frutto di un incontro sbagliato o malato. A me la società sembra malata. Infatti noi donne per tutelarci dovremmo ancorarci alla nostra educazione e non ragionare in maniera adolescenziale. Dobbiamo conservare un contatto con la nostra famiglia e non isolarci nei rapporti esponendoci all’eventualità di essere plagiati. Oggi la privacy è solo una parola e molto spesso gli uomini e le donne, fin dall’inizio di una conoscenza, sono esposti ad una violenza psicologica perché devono piacere a tutti – dai colleghi di lavoro all’ultimo degli amici passando per la famiglia- e tutto questo ha un peso sull’ equilibrio di ciascuno. Il galateo è un optional perché devi piacere perfino a tua suocera: non ti basta rispettarla in quanto madre di tuo marito ed essere rispettata in quanto moglie di suo figlio. Vi dovete proprio amare o dopo aver cercato di cambiarvi reciprocamente finisce il tuo matrimonio. Dopo e durante il parto, ad esempio, non ti devi preoccupare solo di vivere serenamente quel momento ma devi tenerti in forma ( essere sexy!); tutto questo tu come lo definisci? A me sembra comunque violenza anche se non esplicita; contribuisce a far aumentare stress, senso d’inadeguatezza e tensioni nelle relazioni! Infatti per quel che mi riguarda non sarò mai schiava di un uomo al punto da permettere a lui o ad altri di tenermi sotto la lente d’ingrandimento. Ho un valore come tutti! Ingrasserò? E chi se ne frega: ben venga una taglia 48-50 se a me fa piacere! Non sono nata per stare al servizio di nessuno e se basta così poco a inclinare una storia d’amore allora che dire? Non è mai troppo tardi per aprire gli occhi!
    Ti auguro buona domenica!

    13 anni ago · Rispondi
  2. Francesca Favotto says:

    Sono d’accordo con te su tutta la linea, Rossella, ma invece che scrivere un post, avrei dovuto fare un trattato sulla nostra società malata e sarebbe stato decisamente troppo lungo. Ecco perchè la scelta di questo taglio, considerando anche l’argomento. Grazie comunque per la tua partecipazione sempre attiva e propositiva. Sei tanto cara, grazie! Un abbraccio.

    13 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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