“E mi ha detto che è giusto che io abbia una guida perché a fare scelte così difficili per il mio futuro, la mia vita…”. Intanto che Teo parla, l’occhio mi cade su questa piantina, che mi ha regalato proprio lui per la Festa della Donna: la mia idiosincrasia per fiori e piante è risaputa, così qualche mese fa mia suocera l’ha piazzata in salotto, già mezza morta: “Però dai, arreda anche così, no?”. Da allora non riceve nè acqua nè sguardi, completamente abbandonata a se stessa, dimenticata.
Stasera proprio mentre Teo mi stava raccontando della telefonata della sua prima oncologa e dell’incontro con il medico del protocollo che potrebbe cominciare a seguire, mi è caduto l’occhio su queste corolle: ma come fanno a essere lì? Da dove sono sbucate? Dove ha trovato la forza questa pianta di sbocciare ancora? Senza acqua, senza amore?
Poi guardo Teo: è radioso, è fiero, è pieno di speranza. Emana luce. Sono stati giorni senza acqua, in cui si è sentito abbandonato, non voluto, davanti a un destino beffardo. Ma senza amore mai. Da lì trae forza e linfa. Per risbocciare, ancora e ancora, lì dove la terra sembra essere solo deserto.
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