Il lunedì è il mio giorno spreferito, come dico io. Ricominciare a lavorare, a pensare alle fatture, alle bollette, dopo un weekend passato a zonzo o in panciolle, non mi è mai andato a genio.
Ma questo lunedì è stato diverso: non mi sembrava nemmeno lunedì. Ero troppo felice, l’adrenalina stava a mille: il giorno prima abbiamo realizzato un sogno di Teo e dopo settimane pesanti, finalmente l’ho rivisto sorridere a 36 denti. Nel suo parchetto, quello dove è diventato grande e ha tirato grandi i sogni suoi, si sono radunati ad ascoltarlo in centinaia: chi l’ha visto crescere, chi l’ha conosciuto già adulto e chi non lo conosceva per niente.
Eravamo tutti lì, tutti insieme, in un posto che per noi è casa. E alla fine siamo diventati famiglia. Non contava più chi conosceva chi, era tutto un sorriso, un abbraccio, un bacio, una stretta di mano. Abbassando le difese, abbiamo abbattuto i muri. E abbattendo i muri, si abbandona anche la vergogna: di fare una domanda, di dire grazie, di sorridere a uno sconosciuto, di lasciar volare un palloncino nel cielo.
Basta il sorriso, l’abbraccio, il bacio di uno per dare il via a un domino d’amore. Basta l’entusiasmo di uno per scatenare quello di molti. Avere tutto sotto controllo è necessario, ma è perdere l’equilibrio che rende la vita degna di essere vissuta: sbilanciamoci verso l’amore. E tutto avrà un sapore nuovo. Come un lunedì dal sapore di un venerdì.
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